Gabriele Coen Quintet – Leonard Bernstein Tribute

Gabriele Coen Quintet - Leonard Bernstein Tribute

Parco della Musica Records – MPR108CD – 2019




Gabriele Coen: sax soprano, clarinetto

Alessandro Gwiss: pianoforte

Bernardino Penazzi: violoncello

Danilo Gallo: contrabbasso, basso

Zeno De Rossi: batteria






Gabriele Coen, dopo aver omaggiato Kurt Weill, in un programma che non è stato documentato da un’uscita discografica, si rivolge all’opera di Leonard Bernstein, uno dei maggiori direttori d’orchestra del novecento, oltre che rinomato autore di musical, balletti e di altre composizioni per il teatro. Per realizzare questo progetto il clarinettista romano, in quest’occasione anche al sax soprano, si circonda di quattro valenti partners, assolutamente in linea con le sue idee e le sue intenzioni. Al pianoforte figura Alessandro Gwiss, musicista dal linguaggio fluente e dal tocco classico, ma con sulla punta delle dita le blue notes. A basso e batteria si posizionano Danilo Gallo e Zeno De Rossi, una delle coppie più richieste del jazz italiano, capaci di seguire alla lettera le indicazioni del bandleader, imprimendo una sagace pressione ritmica indirizzata verso l’attualizzazione del materiale scelto. Al violoncello Benny Pennazzi rappresenta il testimone chiave dell’impresa, in un certo senso, poichè ha avuto occasione di essere diretto da Bernstein parecchi anni fa a Roma nell’orchestra di Santa Cecilia. Andrea Avena, infine, collabora agli arrangiamenti del repertorio individuato, aggiungendo la sua sapienza di compositore e di strumentista.


Coen seleziona un certo numero di brani da “West Side Story”, un successo clamoroso del maestro americano, oltre ad altri pezzi tratti da opere meno famose legati, comunque, in qualche modo, al folklore ebraico. Bernstein era di genitori ebreo-polacchi, infatti.


Fra le canzoni di “West Side Story”, Tonight assume un ritmo di samba ed è illuminata da un solo sfavillante di Gwiss, teso a conciliare l’anima latina con il mondo espressivo pluridirezionato di Bernstein.


Somewhere è lirica, solenne nell’incipit. Poi si distende e aumenta i giri, in un crescendo progressivo, mai, però, debordante.


I feel Pretty è piuttosto simile all’originale nella struttura, e conserva accelerando e rallentando nel suo svolgimento, a vivacizzare il percorso di un pezzo che fa dell’altalena ritmica la sua forza e peculiarità. Dance at the Gym nasconde al suo interno il tema d’amore celeberrimo, Maria, e lo rivela passo passo, svelandone poco a poco la bellissima melodia.


Il Prologo va a zig zag, con le dovute frenate e riprese di gran carriera. Il quintetto, in questo caso, è preciso e sincronizzato anche nelle parti più scabrose da eseguire. Una vera macchina da guerra, insomma!


È prezioso, ancora, il solo di Danilo Gallo al basso, sostituito, più avanti, da un intervento profondo e affilato del sax soprano, in una One hand, one Hart sofficemente cadenzata. Something’s coming è presa, invece, alla garibaldina, come dovuto, e conserva un andamento pirotecnico con il quintetto impegnato in una rincorsa continua su tempo mosso, quasi agitato, Fra gli altri motivi, tratti da lavori diversi, si distingue in particolare Some other Time, da “On the Town”, resa con uno carattere dolcemente blues, molto accattivante.


Il tributo a Leonard Bernstein, in sintesi, costituisce, sicuramente, uno dei migliori album di Gabriele Coen inciso fino ad oggi, poiché affronta un materiale in cui musica classica, jazz e reminiscenze della musica popolare ebraica si incontrano ad un livello elevato, non tradendone la natura, ma contrassegnando la proposta di una griffe personale e di un abito che non manca di originalità.




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