Finnish Jazz. Recensione. Soloduotrio

Jarmo Savolainen - Soloduotrio

KS Jazz – 11759-3303-2 – 2004




Jarmo Savolainen: pianoforte

Sonny Heinilä: legni

Maria Ylipää: voce


Intervista a Jarmo Savolainen





La dimensione di un disco che muove in un territorio molto prossimo al piano solo, per intenzioni, suoni, impianto, viene arricchita, in alcuni brani, dalla presenza di una voce e di strumenti a fiato leggeri e discreti.


Jarmo Savolainen costruisce in Soloduotrio una esperienza musicale che tocca più fonti di ispirazione, da Jobim a Tchaikovsky, dalle atmosfere classiche ai temi del jazz, americano ed europeo, il libero inserimento di temi e spazi espressivi, l’utilizzo, non forzato, di voce e fiati che partecipano ed ampliano lo spettro sonoro di una musica che nasce come espressione, in linea di principio, solistica.


L’interpretazione di un classico del repertorio di Tom Jobim, Sabià, mette in luce il processo e lo sviluppo delle idee e delle tematiche di Savolainen. Una versione asciutta, condotta su un terreno che indulge meno nella languidezza, il testo cantato in inglese da Maria Ylipää, una voce differente dalle impostazioni solitamente utilizzate nell’eseguire la musica brasiliana, l’emozione del brano, della natura del brano, che viene fuori, emerge in tutta la sua potenza nella forma minimale utilizzata dal pianista, con le sottolineature leggere operate da Sonny Heinilä.


Soloduotrio offre una visione abbastanza chiara del linguaggio pianistico di Jarmo Savolainen: influenze classiche nella scrittura e nell’esecuzione, attitudine aperta nell’accogliere nel proprio repertorio voci diverse, abilità nel costruire possibilità espressive particolari e, soprattutto, nel passare con disinvoltura da un terreno all’altro senza strappi. Allo stesso modo l’inserimento della voce e dei fiati: naturalezza, intenzione precisa nell’esplorare le possibilità del brano, nell’ampliare una linea melodica, nell’aggiungere un’angolazione nuova.


La domanda del primo brano, Do I care?, diventa una sorta di chiave di lettura del lavoro. L’interesse per l’aspetto classico e jazzistico del piano solo, dell’espressione musicale in genere, delle differenze di tocco, e, allo stesso tempo, il disinteresse per la provenienza di un passaggio e di una frase, l’interesse focalizzato nell’esprimere le emozioni, gli stati d’animo.


La cifra stilistica, perciò, del disco diventa il mescolarsi di strutture e frasi, di suoni e interpretazioni: Against the odds aggiunge al furore romantico stilemi e accenti moderni, tonalità classiche e riflessi cameristici si ritrovano nelle interpretazioni di Sabià e Evening song, ad esempio. Ma in tutto il corso del disco questo passaggio avviene continuamente, muovendo con avveduta libertà attraverso il vocabolario dei diversi linguaggi musicali. Anche in questo senso all’interno di Soloduotrio viene utilizzata la presenza di Maria Ylipää e Sonny Heinilä: protagonista del lavoro è il pianoforte, è iùl’interpretazione di Savolainen, gli interventi dei due muisicisti sono abilmnente disposti a dare una dimensione ampia e diversificata, per creare un lavoro dalle possibilità mai scontate, per garantire a Soloduotrio una gamma di suoni e soluzioni che possa debordare, con discrzione e gusto, dalle dinamiche del piano solo.