Gender Balance e numeri del jazz in Italia: JazzMine lancia “Contiamoci”

Foto: Logo JazzMine Network









Gender Balance e numeri del jazz in Italia: JazzMine lancia “Contiamoci”

Nella scorsa primavera, JazzMine ha lanciato “Contiamoci” un’iniziativa rivolta ai musicisti e agli operatori dello spettacolo: una raccolta dati svolta attraverso un questionario pensato per fotografare la presenza in Italia di artisti attivi nelle musica di improvvisazione e per fare, quindi, luce sulle opportunità professionali e le difficoltà legate al Gender Balance.


È possibile rispondere alle domande del questionario “Contiamoci” – fino al 31 ottobre – andando sul sito di Jazzmine al seguente link: www.jazzmine.eu/contiamoci.html. uno strumento pensato per affrontare la questione, partendo dalla conoscenza dei dati e dei numeri di una scena – spesso, ancor oggi – frammentata e difficile da incasellare.


JazzMine Network è un’associazione culturale, una rete e un laboratorio di persone, associazioni, artisti, operatori dello spettacolo e appassionati che si pone come obiettivo la promozione della parità di genere nel jazz e nelle arti di improvvisazione, lavorando sui disequilibri ancora esistenti attraverso attività artistiche, promozionali ed educative. Il Comitato Artistico che ha promosso le iniziative di JazzMine Network è costituito da Cecilia Sanchietti (presidente), Ada Montellanico, Susanna Stivali, Angelo Olivieri, Pier Luigi Zanzi, Michela
Lombardi, Loredana Franza, Marilia Vesco, Valentina Capone e Francesca Marzo.


Abbiamo chiesto direttamente ai membri del Comitato Artistico di JazzMine Network di presentarci l’iniziativa “Contiamoci”.



Jazz Convention: “Contiamoci”… si parte dal Gender Balance per andare, in realtà, a monitorare la scena del jazz italiano nella sua complessità. Quali sono le ragioni che hanno portato allo sviluppo di questo progetto?


Cecilia Sanchietti: Le ragioni nascono da una presa di coscienza dell’esistenza, ancora molto attuale, di problematiche legate al Gender Balance in ambito jazz. Le minori opportunità per le donne, non solo in ambito concertistico, ma anche nella formazione e crescita professionale, i pregiudizi, le insicurezze, gli ostacoli, sono un dato di realtà spesso però indagato scarsamente e frutto solo di condivisione di testimonianze ed esperienze tra colleghe. La scarsità e la frammentazione dei dati sulla questione (tra l’altro, fenomeno simile ad altri settori del lavoro), la poca conoscenza basata sui fatti e sui numeri e addirittura, a volte, la negazione di tale situazione, sia da parte dei musicisti che delle musiciste hanno fatto nascere l’esigenza di lanciare un questionario rivolto a tutti per capire quale sia la situazione di ognuno. L’idea del Comitato Artistico è stata quella di raccogliere dei dati in modo chiaro e trasversale per poi compararli tra i due sessi, rispetto ad esempio, al percorso professionale, alle opportunità concertistiche, alle formazioni in cui si è suonato, alla presenza di donne nelle band e ai ruoli di leadership e via dicendo. Partire da qualcosa di reale per poi attuare in seguito azioni soprattutto in ambito educativo, formativo e di policy. Il punto centrale della questione è che, ancora oggi, si fatica a trovare un palinsesto veramente bilanciato e band miste (cosa molto frequente invece nei Paesi ad esempio Scandinavi). Quest’assenza di bilanciamento, di copresenza, oltre a creare un problema lavorativo per le donne, non aiuta a pensare ad un immaginario collettivo veramente equilibrato, non abitua l’audience ad osservare una situazione egualitaria come normale. In pratica, bisogna lavorare per rendere “normale” quello che dovrebbe esserlo come processo naturale, una presenza basata solamente sulla meritocrazia. Altro elemento importante che ha portato il comitato a lanciare il questionario sono i dati che arrivano da ricerche europee, verificabili anche in Italia, secondo cui la presenza di donne, soprattutto strumentististe, diminuisce con l’aumento dell’età. Le cause sono da ricercare nella mancanza di simboli esterni “affermati” al femminile, motivanti e testimoni di un successo possibile, nel cambiamento di vita, nelle difficoltà che si incontrano sul cammino che demotivano a continuare. Anche questa è una delle ragioni della minor presenza di donne nel jazz e un ulteriore motivo per partire con l’azione di “Contiamoci”.



JC: Il Gender Balance è sicuramente una questione aperta. Anche nella ripartenza dopo la pandemia, la percentuale dei concerti affidati a gruppi guidati da musiciste donne è sicuramente più bassa rispetto alla presenza di formazioni condotte da uomini. C’è poi all’altro capo del problema, il pericolo insito quando si garantiscono delle quote di presenza a favore di una qualunque categoria, vale a dire una distorsione della realtà, una distanza dalle scelte compiute secondo i meriti effettivi dei singoli artisti… Qual è il punto di vista di Jazzmine al riguardo? E come si inserisce in questa direzione un’iniziativa come “Contiamoci”?


Susanna Stivali: Proprio perché sappiamo che il Gender Balance è una questione aperta – e direi, purtroppo, “ancora” aperta – in molte attività lavorative in Italia, non solo nel campo artistico, sarebbe importante non semplificare il discorso fermandosi a soluzioni superficiali. Noi stiamo infatti cercando di muoverci in questa complessità ragionando su formazione, informazione e sensibilizzazione. Il problema che ci poniamo non è quello delle “quote di presenza” che potrebbero, chissà, distorcere la realtà della proposta sul mercato, la realtà è già distorta, dal momento in cui sappiamo che esistono molte musiciste, arrangiatrici, direttrici d’orchestra, critiche musicali, band leader, professioniste che curano direzioni artistiche, che sono già in attività ma che non hanno spazi sufficienti per farsi conoscere. Perché dare la possibilità di maggiore visibilità e di spazi che, riconosciamo tutti, essere molto pochi o quasi inesistenti, deve produrre il timore di una mera scelta sul genere a discapito dei merito effettivi degli artisti? Sarebbe come dire che la presenza di donne nei festival è minore perché il loro livello è più basso. Certo, sicuramente, soprattutto parlando di alcuni strumenti, sono un numero minore e, culturalmente fino ad oggi, alcuni strumenti ed alcune figure sono stati, per così dire, più riconosciuti come appannaggio degli uomini ma i tempi cambiano velocemente, ci sono professioniste molto preparate giovanissime e non solo e gli addetti del settore dovrebbero essere i primi ad accorgersene, prima di noi. Ci chiediamo se lo siano e pensiamo che si possa stimolarli ad esserlo. Non ci occupiamo di “quote rosa” ma ci vorremmo occupare di stimolare il mondo del jazz italiano a trovare spazi congrui di ricerca, curiosità, fiducia e scambio e se questo significa cercare strade anche attraverso spazi voluti, ben venga, sarà solo una delle iniziative che urgono in questo momento.



JC: “Contiamoci” è una prima azione che si andrà ad integrare con iniziative politiche e sociali nei prossimi mesi. Come si svilupperà il percorso di Jazzmine in questo senso?


Michela Lombardi: Fin da subito ci è stato chiaro che “Contiamoci” sarebbe stato solo l’inizio di un percorso, da proseguire sempre verso una maggiore sensibilizzazione sull’argomento: anche soltanto parlare della questione è qualcosa di cui si sente molto il bisogno in Italia. Oltre ad analizzare i risultati del sondaggio, una volta che saranno pronti, e a presentarli all’interno di un seminario previsto tra novembre e dicembre, sarà infatti importante continuare a discutere di Gender Balance e di come l’argomento viene affrontato in tutto il mondo, soprattutto nei contesti in cui si studia e ci si forma. Si prevedono quindi nuove attività formative soprattutto nei Conservatori e laboratori educativi verso le giovani generazioni. Ci si sta muovendo anche sul fronte della policy e del lavoro con i Festival e i palinsesti, con il ribadire le richieste verso una maggiore rappresentatività dei due sessi nelle programmazioni. E, poi, continua il lavoro anche con gli altri Network Internazionali.



JC: Negli ultimi anni, penso a MIDJ oppure alle iniziative proposte nei territori colpiti dai recenti terremoti, il jazz italiano si sta misurando – o sta provando a misurarsi – con una nuova stagione di presa di coscienza. Con tutte le specifiche del caso, come è ovvio, con gradi diversi di penetrazione nel tessuto dei vari protagonisti della scena e con efficacia variabile a seconda dei contesti e dei ruoli. “Contiamoci” – e, in generale, l’attività di Jazzmine – come si pone in rapporto a questo percorso?


Ada Montellanico: MIDJ dal suo inizio ha fatto e sta facendo molto per valorizzare la nostra musica e risolvere le varie problematiche che affliggono da tempo la nostra categoria di musicisti e tutto il nostro ambiente. La sua nascita ha portato alla crescita di tutto il comparto che ha visto fiorire negli anni una volontà associazionistica molto importante che ha dato vita alla federazione Il Jazz Italiano, nata quasi tre anni fa. Se penso alle varie attività di MIDJ ricordo una rassegna chiamata MIDJane realizzata alla Casa del Jazz di Roma, come anche un CD sempre curato da MIDJ e inciso da un gruppo di musiciste per la serie Il Jazz italiano in allegato all’Espresso. L’edizione del 2019 della Manifestazione dell’Aquila fu completamente dedicata a progetti in cui le band leader erano donne, un invito ad esplorare e conoscere le varie eccellenze femminili spesso dimenticate nelle normali programmazioni dei festival. Lo stesso cartellone di questo anno vedeva la presenza di molte artiste. Su questo argomento MIDJ si è sempre battuta attraverso iniziative che portassero a una forte sensibilizzazione al problema, e non è un caso che la fondatrice e presidente per i primi quattro anni era una artista donna. “Contiamoci”, che ha all’interno del comitato promotore alcune musiciste di MIDJ, vuole avere la stessa valenza ma con uno sguardo maggiormente analitico in quanto la prima azione che si è deciso di intraprendere è innanzitutto quella di fotografare lo stato attuale del problema. Dai dati che emergeranno sarà interessante fare una analisi reale della situazione per provare ad affrontare realmente la questione, che ormai ha urgenza di essere risolta. Tutti questi movimenti sono in connessione perchè partono da un bisogno reale di cambiamento culturale e da un “fare” oggi più che mai necessario.



JC: Nel corso degli anni, ciascun componente del Comitato Artistico di JazzMine Network si è misurato con i diversi ruoli della “filiera del jazz”, dall’organizzazione alla promozione, oltre che naturalmente a suonare musica. Prospettive diverse che consentono in qualche modo di avere una visione sfaccettata dei vari problemi della scena jazz italiana e, più in generale, europea.


Cecilia Sanchietti: Quello che vedo io in Italia, rispetto ad esempio all’Europa, è una maggiore chiusura stilistica. Le opportunità per far convivere più sfaccettature e volti del jazz sono rare, si procede molto per gusti stilistici, a seconda del momento e di cosa sia più in “voga”. Avere proposte molto differenti ed ugualmente apprezzate è molto difficile, questo anche come seguito del pubblico e dei critici e di conseguenza i musicisti si specializzano in una particolare impronta, da cui è difficile uscire. L’audience development è il secondo problema, ampliare e avvicinare il pubblico ad uno stile ancora, purtroppo considerate settario, è un’impresa molto ardua in Italia. Anche questo, rispetto ad altri contesti che ho potuto osservare fuori dai nostri confini, ad esempio in Belgio o in Nord Europa, è molto diverso. Il pubblico all’estero è spesso pieno di famiglie, bambini, anziani, giovani. E ovviamente questo conduce ad un terzo problema centrale, i fondi, le risorse, che in un contesto settario e con poco pubblico, sono non sufficienti e tendono a diminuire. Tante realtà spariscono, Roma ad esempio culturalmente sta regredendo e le opportunità si riducono. La figura dell’artista non viene considerata un valore di cui pregiarsi e molti se ne vanno. Di contro, posso dire che la musicalità del jazz italiano è molto apprezzata all’estero, l’aspetto melodico, la passione che si esprime attraverso il nostro modo di comporre e suonare e anche la bravura dei nostri musicisti, sono incomparabili e questo ci viene riconosciuto.




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