Improvvisatore Involontario/Kutmusic – 2020
Francesco Cusa: batteria
Gianni Lenoci: pianoforte
Giovanni Benvenuti: sassofono tenore
Valeria Sturba: voce: theremin, violino, elettronica
Ferdinando Romano: contrabbasso
Un doppio progetto scaturisce dalla mente del magmatico batterista catanese Francesco Cusa, registrato circa un anno dopo la prematura scomparsa del pianista e amico di lunga data Gianni Lenoci. L’album Giano Bifronte acquista un doppio di nome The Uncle, Lo Zio, soprannome del pianista.
Un doppio album che vede da un parte Cusa con i suoi The Assasins (Benvenuti, Sturba e Romano) e nel secondo album il trio composto da Cusa, Lenoci e Romano con Benvenuti come ospite. Tutte le composizioni del batterista vengono riviste con i due combi secondo una prospettiva che ricorda le parole filosofo Gilles Deleuze: «[…] la ripetizione non è una condotta necessaria e fondata se non in rapporto a ciò che non può essere sostituito. La ripetizione come comportamento e come punto di vista concerne una singolarità impermutabile, insostituibile. Ripetere è comportarsi, ma in rapporto a qualche cosa di unico o di singolare, che non ha uguale o equivalente.»
Con gli Assassins la trattazione delle tracce si muove da un spunto iniziale che guarda allo swing e al be-bop: Anthropophagy vede l’esposizione dell’ottimo tema e il successivo sviluppo in cui Romano ci offre un ottimo walking bass al basso elettrico. Come la divinità del titolo il batterista osserva il passato ma anche il futuro e subito l’atmosfera muta: ritmi rock forsennati, un avant-garde metal, la voce di Sturba che inquieta non poco, un tappeto armonico del basso che viene prodigiosamente sventrato con improvvisazioni, interruzioni, rallentamenti, cambi di tempo, continui coup de théâtre. Le incursioni di Sturba al violino alla voce e con inserti di elettronica esprimono la sanguigna e tribale incursione nei sogni del batterista, saggista e romanziere catanese. Più che un disco una azione performativa da gustare live. Benvenuti si diverte esaltando il suo fraseggio duttile e sofferente.
Il secondo cd vede un approccio più tradizionale anche se l’apporto di Lenoci permette di spostarsi su coordinate free jazz. Cusa tiene le mani salde sul progetto offrendo generosi spazi improvvisativi a tutti. Lenoci costruisce in Cospirology un assolo sghembo e itinerante che esaurisce il brano, da ricordare anche in Dr. Akagi, Benvenuti che cita L’Uccello di Fuoco di Stravinskij.
L’apertura musicale creata dal progetto di Cusa sembra smarcarsi da ogni tipo di pregiudizio musicale, cosi come ricorda il filosofo François Jullien: «Smarcarsi non significa soltanto prendere le distanze, separarsi, aprirsi un ritiro, abbandonare gli usi e i temi della conversazione comune, e nemmeno essere in disaccordo. Significa anche dirigersi altrove, arrischiarsi, là dove la strada non è più segnata, dove il terreno diventa incerto e la luce diffusa e uniforme, la luce familiare a tutti, non penetra più.»
La luce è fioca nei territori visitati da Cusa e dai suoi compagni ma la vista è notevole.
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