Talos Festival 2020

Foto: Fabio Ciminiera










Talos Festival 2020

Ruvo di Puglia – 9/11.10.2020

La ricerca di una strada per proporre musica dal vivo nei tempi della pandemia. Anche il Talos Festival ha cambiato le sue abitudini per rispondere alla situazione generale – nello specifico, con le regole in vigore ad ottobre – e per proseguire il percorso artistico condotto da Pino e Livio Minafra nel corso di questi ultimi anni.


Come si notava nel diario del festival, i cambiamenti sono stati diversi e hanno avuto conseguenze dirette nella costruzione e nella gestione dei concerti. Lo spostamento ad ottobre, la riduzione del numero dei concerti e del numero dei musicisti coinvolti ogni volta sul palco: elementi che, in qualche modo, hanno segnato una differenza forte con la storia degli ultimi anni della rassegna e con l’attenzione dedicata agli organici ampi e, in particolare, alla banda. La sintesi tra linguaggi diversi, le esplorazioni musicali e il senso dell’improvvisazione sono stati sviluppati da tre progetti che presentano già nel loro DNA l’idea di far convergere linguaggi e soluzioni espressive, tre progetti animati da musicisti dall’attitudine trasversale.


Il viaggio musicale solitario proposto da Paolo Angeli. Le scorribande sonore, allo stesso tempo, libere e melodiche e la rilettura della musica per il cinema di Simone Zanchini e Antonello Salis. La traversata continua dell’Atlantico tra i porti di Napoli e Buenos Aires del trio formato da Peppe Servillo, Javier Girotto e Natalio Mangalavite. Tre progetti che rendono facile ed evidente la metafora della musica come veicolo per incontrare, conoscere, evadere, confrontarsi con altri contesti. Una connessione continua di suoni ed intenzioni, un ragionamento unitario, condotto in pratica attraverso tre prospettive differenti e le storie musicali di sei interpreti.


Un’altra conseguenza della pandemia sul Talos è il concetto di un festival suddiviso in tre capitoli, in programma a ottobre 2020 e poi, nel 2021, a febbraio ed aprile. A prescindere dalle previsioni sul futuro possibile, una strada ulteriore per mantenere, nonostante tutto, il filo del ragionamento svolto nel corso degli anni.


La danza rappresenta una sezione sempre più solida e matura all’interno del Talos. La forza del senso di comunità, la capacità di invadere gli spazi urbani e le proposte sempre intriganti di Giulio De Leo sono ormai una costola fondamentale per la rassegna. Un fil rouge capace di far dialogare i luoghi della città, un catalizzatore per il coinvolgimento delle persone e delle associazioni del territorio, una suggestione utile per trovare nuove interazioni musicali. Per quanto riguarda il primo aspetto, lo sviluppo dei laboratori e la presenza in scena di persone con cui si condivide la quotidianità ha reso ancor più radicato e identitario il rapporto tra il Talos e gli abitanti di Ruvo. Il percorso della danza offre, poi, la possibilità di sviluppare in maniera ulteriore e funzionale alcuni concetti musicali proposti negli anni dal Talos: la costruzione di paesaggi sonori utili alle performance dei danzatori stabilisce una connessione tra architetture timbriche e improvvisazione, tra scrittura e interazione con il gesto e con l’azione scenica.


Infine, la presenza del pubblico. Sia pure in una dimensione diversa, il “popolo del Talos” ha fatto sentire la sua vicinanza alla rassegna. Le regole connesse allo svolgimento dei concerti – dagli orari alla necessità di prenotare, dalla temperatura autunnale agli obblighi legati alla pandemia – non hanno scoraggiato la voglia di partecipare degli spettatori e la loro necessità di musica. Elementi utili – in generale, ovviamente, non solo per quanto riguarda il Talos – per tornare a ragionare sulla gestione e sulla costruzione degli eventi dal vivo al termine di questa situazione che sta avendo un impatto così drammatico e significativo per la scena musicale.




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