Finnish Jazz. Recensione. Northbound

Iro Haarla - Northbound

ECM – ECM 1918987 0377 – 2005




Iro Haarla: pianoforte, arpa

Trygve Seim: sassofoni

Mathias Eick: tromba

Ulf Krokfors: contrabbasso

Jon Christensen: batteria


Intervista a Iro Haarla





Northbound, confine settentrionale. Il nuovo disco della pianista, arpista e compositrice Iro Haarla è un incontro a nord. Incontro tra musicisti finlandesi e norvegesi; incontro di suoni e luci e immagini del nord; incontro di sentimenti e attitudini musicali che scorrono nel corso dell’intero disco.


Northbound si dirige senza riserve verso le premesse di partenza. Un gioco sottile di suoni rarefatti, di sovrapposizioni sempre ben dosate: la concezione musicale del quintetto di Iro Haarla fa leva sulle necessità di una costruzione emozionale dove si mescolano sottrazioni e contrasti, dove la libertà, nelle varie accezioni musicali del termine, gli incroci sonori, le melodie, tutti gli elementi, sono rivolti a creare una tensione forte e sempre presente di sentimenti e di emozioni.


Northbound é un disco dalla personalità morbida e stridente: i suoni, i musicisti, le intenzioni si caratterizzano per questa anima duplice. Una dualità che attraversa e da corpo alla costruzione musicale: un mondo rarefatto e denso. La visione duale della pianista prosegue nell’unione di libertà e rigore melodico, nello sfruttare le possibilità espressive offerte dai contrasti e dall’accostarsi di momenti differenti, per dare vita alle sensazioni, per riportarle in musica.


La missione musicale di Iro Haarla, come dice nell’intervista la stessa pianista, è quella di “creare una musica bella che dia sensazioni di pace.” Si crea, negli undici brani di Northbound, un’emozione avvolgente, calda: il tepore, creato da sapori, odori diversi, che si avverte al rientro a casa in una giornata fredda. Una sensazione di pace, di serenità che si avvale del suo opposto, della sua negazione. La pianista sfrutta in questo modo gli incroci tra strumenti, le possibilità espressive della libertà e il forte appiglio melodico, l’ancora presente e ben salda dei temi composti e delle improvvisazioni disposte dai solisti.


Il gioco di sottrazioni condotto negli arrangiamenti dei brani, porta in evidenza ogni singola nota, ogni voce espressa dai musicisti, ogni silenzio e pulsione degli strumenti. I musicisti si trovano, spesso, a condurre il brano in solitudine o con un supporto, allo stesso tempo, sottile e libero; supporto che genera tensioni per ottenere un sentimento accogliente attraverso le melodie, le soluzioni dei passaggi, il finale dei brani.


Caratteristica particolare di Iro Haarla è quella di affiancare l’arpa al pianoforte. L’arpa é uno strumento che difficilmente si trova in un disco jazz. In Northbound, l’utilizzo di questa voce conferisce un tono di ulteriore sospensione alle atmosfere che si delineano nel disco. Una voce morbida che si combina alle linee degli altri strumenti con una intensità emotiva sghemba, dotata di un approccio sonoro, di appigli e accenti musicali differenti dai soliti. Nel corso del lavoro, l’arpa diventa una suggestione in più per creare il mondo emozionale del disco e viene utilizzata con attenzione, senza ostentare, per legare con delicatezza alcuni passaggi importanti di Northbound.


Northbound, sin dal titolo, sin dall’immagine della copertina, gioca con i colori e l’immaginario legato al Nord Europa e continua, nei suoni, nei temi, la descrizione di atmosfere nordiche. La qualità del lavoro di Iro Haarla, la validità dell’appoccio dei muiscisti riesce a creare una narrazione affascinante e mai scontata.