Finnish Jazz. Recensione. Live in Stockholm

Niklas Winter Quartet - Live in Stockholm

Abovoice – abovoice 1013 – 2006




Niklas Winter: chitarra

Fredrik Nordström: sax tenore

Filip Augustson: basso

Markku Ounaskari: batteria


Intervista a Niklas Winter





In Live in Stockholm, Niklas Winter procede in un continuo equilibrio tra tradizione, invenzioni personali, libertà, rigore melodico. Nei sei brani del lavoro, registrati dal vivo a Stoccolma nel novembre del 2004 al Miller’s Club, il quartetto inserisce continuamente richiami e suggestioni da epoche e situazioni musicali differenti per sondare aspetti vari del ritmo e della melodia, delle combinazioni tra i suoni e tra le linee degli strumenti.


Il disco attraversa con decisione tutte le opzioni offerte dall’improvvisazione e dalla composizione jazzistica. Il quartetto si misura con il post-bop di New Rag, brano scelto dal repertorio di Keith Jarrett, e con la rarefatta costruzione di From Greenhills, brano di Tomasz Stanko, per trovare i mezzi espressivi utili a dare corpo a composizioni originali dalle intenzioni differenti: l’apertura aggressiva e stridente di Black, l’ipnotica e avvolgente Jungle Boogie, condotta da un ostinato lavoro del basso, la ballad delicata, The Troubador, e le possibilità offerte nel forzare la tradizione verso una situazione meno rigorosa in Downhill.


Live in Stockholm evidenzia in modo puntuale la necessità di Niklas Winter e del suo quartetto di mettere in relazione le tradizioni del jazz con la possibilità di scardinare i canoni di quelle stesse tradizioni e risolvere in espressione e linguaggio personali il dissidio creato. La sistematica volontà di inserire angolature libere, inattese o semplicemente personali, in una dimensione tradizionale e, al contrario, l’idea di levigare i momenti più estremi con il ricorso a strutture più confortevoli e consuete, porta il lavoro del quartetto in una dimensione ibrida che mostra di tenere conto di tutte le pulsioni dei quattro musicisti.


Il quartetto, di volta in volta, propone protagonisti diversi e i quattro musicisti diventano, a seconda dei casi, paladini della tradizione e portatori di istanze nuove, l’ancoraggio forte per il lavoro degli altri oppure protagonisti in prima persona. Una formazione plurale e ben equilibrata, in ogni direzione, sia nel dare libertà agli impulsi espressivi che nel seguire una strutture più canoniche.


Il tutto viene condotto con un suono tradizionale e rispettoso degli strumenti. Il suono é l’unico aspetto sul quale il Niklas Winter Quartet interviene in modo rispettoso della tradizione. Il suono é quello del quartetto chitarra-sax tenore nella sua classicità: pochi gli effetti applicati alla chitarra, la concezione acustica degli altri tre strumenti rispettata in pieno.


La classicità del suono e l’atteggiamento sonoro mantengono il Niklas Winter Quartet all’interno di un alveo jazzistico: la formazione sfrutta in modo ampio e significativo le possibilità di apertura e di deflagrazione del materiale facendo, però, riferimento in modo costante, grazie al suono, alle esperienze delle tradizione… una strada personale che accoglie accostamenti personali e particolari attraverso i canoni del suono.


Se vogliamo, possiamo definirla visione europea del jazz. Una visione europea ormai matura e capace di offrire sempre nuove possibilità di espressione e rinnovamento, spazi per l’inventiva e per l’inserimento di nuove istanze, di permettere in modo naturale, in una, un apporto personale ad ogni musicista.