Finnish Jazz. Recensione. The Sky Is Ruby

Raoul Björkenheim - The Sky Is Ruby

TUM Records – TUM CD 017 – 2007




Raoul Björkenheim: chitarra, gong, bass drums

Juhani Aaltonen: sax tenore e flauto alto

Iro Haarla: pianoforte, arpa

UMO Jazz Orchestra

Mikko Hassinen: direttore


Intervista a Raoul Björkenheim





Libertà e ordine. Sei composizioni coinvolgenti e ricche di spunti di interesse; la presenza importante e lo spessore interpretativo di tre solisti, Iro Haarla, Juhani Aaltonen e Raoul Björkenheim; la solida preparazione della UMO Jazz Orchestra, unita alle capacità di ciascuno dei musicisti delle diverse sezioni;


La scrittura di Raoul Björkenheim provvede a rendere i sei brani di The Sky is Ruby il veicolo ideale per rendere possibile la coesistenza di ordine e libertà. Un equilibrio ben architettato tra griglie sonore e sovrapposizioni, tra esplosioni libere e spazi espressivi. E gli strumenti che emergono principalmente sono il ricorso alle intenzioni drammaturgiche e scenografiche offerte dalla varietà dei suoni a disposizione e l’abile percezione nel tenere e nello sciogliere le redini dell’orchestra. Le due direzioni convergono spesso per alternare ed accostare parti scritte e parti libere, per sovrapporre più linee e per lasciare compiti precisi, per quanto non opprimenti, alle diverse sezioni.


L’attitudine al racconto drammatico di Björkenheim si sviluppa nell’intero disco. Senza dubbio, viene espressa in modo evidente e preciso in The bloody fields: affresco struggente della sofferenze della guerra, con trombe e tamburi marziali, sui quali si alternano il lamento affranto del sassofono e i tagli feroci della chitarra. Il compositore spinge al limite questa disposizione tanto da materializzarsi, in alcuni passaggi, in maniera coreografica e simbolica: con applicazione costante, disegna scenari e movimenti in modo efficace per tutto il disco. Ne è la prova Lost love, affidata all’incrocio delle linee dell’arpa di Iro Haarla e del flauto di Juhani Aaltonen: reminiscenze della musica di Debussy si appoggiano alle improvvisazioni e al bagaglio sonoro dei solisti per dipingere un’atmosfera dalle luci soffuse e oblique, un’atmosfera sospesa, impalpabile e affascinante.


Come afferma lo stesso Björkenheim nelle note al disco, nello scrivere per big band alle volte si corre il rischio di sovraccaricare. La pratica che corre lungo tutto il disco è quella di una combinazione di determinismo e caos: c’è la regola – lo stacco eseguito da una sezione, una linea ritmica ostinata, il riff affidato a un solista – e c’è, per contrasto, la possibilità di sovvertire la necessità della regola, lasciando a ciascun solista la chiave per scardinare, con giudizio, il sistema, di improvvisare seguendo gusto e sentimento. È, se si vuole, un istinto: Björkenheim sente quando può lasciare libertà oppure deve essere più autoritario. Dall’altra parte, la UMO Jazz Orchestra è formata da musicisti di elevato spessore e l’orchestra è, da sempre, impegnata in un’attività costante e di altissimo profilo, con solisti di livello internazionale.


Altro elemento portante nell’economia del disco è la gestione del ritmo. Dal jazz canonico della ritmica che sostiene gli assolo di Haarla e Aaltonen in The Sky is Ruby, si arriva alla libertà totale della conclusiva Fiery Flight, passando per le movenze jungle di In the green light e la sinfonica Questions. Come è ovvio, le divisioni non sono così nette ed è proprio nelle zone intermedie che Raoul Björkenheim riesce a trarre i migliori risultati: i crescendo, totali e furiosi, delle sezioni fiati; le risposte e le interazioni tra i solisti; la libertà lasciata ai musicisti dell’orchestra. Ed è nel momento in cui si chiudono le improvvisazioni, quando si torna al tema o al punto di partenza affidato a ciascun solista, che emerge, con evidenza, la capacità di sintesi del compositore: tirare le fila per dare spazio a tutti gli elementi, lasciare spazio alla creatività dei musicisti, dopo aver dato loro input specifici e molto precisi.


Björkenheim, oltre a comporre e a condurre i brani, assume il ruolo di terzo solista ed introduce l’elemento di una chitarra elettrica distorta, selvaggia e insinuante: un elemento che segue e contrasta i suoni acustici dell’orchestra; un suono ipnotico, carico di energia, che conduce, con costante discrezione, dall’interno lo sviluppo della musica.


The Sky is Ruby … il cielo è rosso… come rosso è il colore dominante della copertina del disco, un particolare tratto da un opera di Marika Mäkelä. Una copertina sanguigna, calda, vivida, allegra, ma anche, a seconda dei brani, minacciosa, angosciosa, disarmante, esplosiva: una visione assolutamente calzante con la fisica drammaticità della musica di Raoul Björkenheim.