Alfa Music – AFMCD232 – 2020
Antonio Apuzzo: sax alto, sax tenore, sax basso, clarinetto, clarinetto basso
Marta Colombo: voce, gongoma, percussioni
Valerio Apuzzo: tromba, cornetta, flicorno
Luca Bloise: marimba, percussioni
Sandro Lalla: contrabbasso
Michele Villetti: batteria, duduk
A quattro anni di distanza da “Songs of yesterday, today and tomorrow” ritorna Antonio Apuzzo con il suo gruppo “New Strikers”, una versione rinnovata del precedente “Strike!”, con Marta Colombo, alla voce, al posto di Costanza Alegiani, con il figlio Valerio alla tromba e al flicorno, oltre ai confermati Luca Bloise, a marimba e percussioni, Sandro Lalla al contrabbasso e Michele Villetti alla batteria. Va subito sottolineato che il disco può vantare un bellissimo disegno di copertina, opera di Paul Whitehead, specialista delle cover del “progressive” (Genesis, Van der Graaf Generator…) Come nel cd antecedente, poi, il polistrumentista napoletano, autore delle musiche di quasi tutti i brani, per i testi è andato a pescare fra nomi di peso, quali Dylan Thomas, Cesare Pavese, James Joyce o Jolanda Insana. In tre pezzi le parole sono, però, del bandleader stesso. Meghiddo Blues, infine, è stata scritta da Marta Colombo.
La vocalist fa da traino al gruppo sui recitativi, declinati con tono mobile e adeguata enfasi, quando occorre, liberando, successivamente, un canto deciso, senza incertezze, capace di piegarsi camaleonticamente al portato dei versi e di involarsi perentoriamente sulle cadenze cangianti all’interno dei vari brani. Sì, perché i pezzi si aprono a fisarmonica su sipari diversi. Cominciano in una certa maniera per proseguire su altre direzioni, deviando dal cammino principale, per ritornare circolarmente al punto di partenza. Nelle nove tracce si ascolta un jazz poetry, come approccio iniziale, solcato da venature post-bop, inframmezzato da sequenze rock-blues piuttosto dure, intarsiato da echi circensi, in alcuni momenti. I due fiati, poi, dialogano sul filo del rasoio, realizzando un vociferare polifonico di impronta free, tanto libero quanto costruttivo. D’altra parte siamo nel mondo di un musicista votato, per opzione estetica e di vita, alla ricerca di soluzioni ardite e in certa misura controcorrente.
Fra i nove titoli si segnala in particolare S’infossa il passo e traballa l’orizzonte, perché racchiude un po’ tutte le suggestioni stilistiche di cui è composto l’album, dal rock allo swing, dalle sterzate nei tempi dispari alle felici uscite in “scat” della Colombo. In sovrappiù, il brano contiene un solo torrenziale, molto bello, del sassofonista, in questo caso al tenore, e, ciliegina sulla torta, il finale è dedicato al basso di Sandro Lalla, uno che non fa una nota più del dovuto, in ogni caso.
In conclusione, Antonio Apuzzo continua a produrre “Musiche Insane”, impure, contaminate, che non ambiscono a distinguersi per l’accuratezza del confezionamento, per la perfezione formale, cioè, ma che puntano, per contro, al lato sostanziale e sono frutto di tanta passione e di altrettanto lavoro al servizio di una concezione dell’ avanguardia, come scelta di fondo, indirizzata verso l’elaborazione di un jazz spinto in avanti con la forza soverchiante delle idee.
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