“La Storia del Jazz” di Luigi Onori, Riccardo Brazzale e Maurizio Franco

Foto: la copertina del libro










“La Storia del Jazz” di Luigi Onori, Riccardo Brazzale e Maurizio Franco

Editore Ulrico Hoepli Milano – 2020

La vicenda del jazz è diventata plurisecolare e si compone di una serie di radici e filiazioni estremamente connesse e stratificate. Nel corso di questi decenni, il jazz ha raggiunto ogni angolo del pianeta e si è misurato con altri linguaggi musicali, inglobando e restituendo sotto nuove forme i codici incontrati di volta in volta.


L’idea alla base della “Storia del Jazz” costruita da Luigi Onori, Riccardo Brazzale e Maurizio Franco vuole intercettare proprio il senso, le ragioni e le conseguenze di questa dimensione plurale. Un risultato cercato, principalmente, secondo due linee guida: da una parte, i tre autori realizzano un’opera metatestuale, con una cospicua quantità di inserti, citazioni, discografie, cronologie, schede e rimandi interni che si intrecciano con il testo principale danno al libro un approccio multimediale; dall’altra, ed è questa forse la traccia più significativa, aggiungono altre prospettive al racconto – affiancando allo sviluppo del jazz statunitense le evoluzioni delle altre scene, in particolare quella europea – e offrono così un nuovo equilibrio al flusso delle informazioni, in special modo a quelle legate agli ultimi decenni.


Il racconto delle vicende si intreccia con spinti critici e con le correlazioni necessarie a rendere la storia un fatto vivo e non una semplice successione di eventi. La soluzione diventa utile anche per mettere l’accento sull’idea policentrica voluta dagli autori e sul taglio trasversale che punta ad andare oltre le suddivisioni più schematiche e consuete. Un’idea plurale, a dirla tutta, che deriva anche dalla condivisione della titolarità del volume e dai differenti profili dei tre autori: un confronto tra prospettive ed obiettivi professionali diversi oltre che, come è naturale, tra i punti di vista di tre figure tra le più valenti del jazz italiano.


Le grandi figure, i momenti cruciali e i luoghi “epici”, naturalmente, restano ben presenti. L’attitudine dei tre autori è però quella di completare, aggiungere prospettive e spunti – anche attraverso una semplice citazione o, al contrario, con focus più dettagliati – e offrire così al lettore una sorta di profondità di campo. Come ricordavamo anche sopra, il proliferare delle correnti e delle scene nazionali, soprattutto nei decenni più recenti, hanno reso ulteriormente più particolareggiato il panorama del jazz e, in generale, della musica. Onori, Brazzale e Franco hanno cercato di dare spessore alle linee che uniscono i vari centri focali: a seconda dei casi, i vari interventi intorno al testo vanno così a stabilire le motivazioni e le influenze, individuano le conseguenze e le ricadute, stabiliscono connessioni tra personalità e luoghi. Una visione articolata che Onori, Brazzale e Franco utilizzano anche per esprimere il carattere sincretico del jazz, la sua natura interculturale e la sua capacità, in generale, di mettere in relazione patrimoni culturali e umani. Un carattere evidenziato dai tanti riferimenti alle migrazioni e agli spostamenti che hanno segnato la storia del jazz. Un carattere portato all’attenzione del lettore anche da ragionamenti corollari al fatto più squisitamente musicale come, ad esempio, gli excursus sugli aspetti politici legati alla musica o sui mezzi di riproduzione e sull’influenza che i vari formati – 78 giri, LP, CD e musica liquida – hanno avuto sulla creatività e sulle opzioni offerte ai musicisti. Una storia che arriva fino alla strettissima attualità e suggerisce l’ascolto di musicisti che sarebbe ancora possibile annoverare tra gli emergenti, una storia che si prende quindi la responsabilità di provare a tracciare le possibili strade del jazz verso il futuro.


Una visione, a tutti gli effetti, plurale e che permette così di parlare di storie, tradizioni e letterature del jazz. Una visione che, come scrivono gli stessi autori nell’introduzione al testo, si «affianca e completa altre “storie del jazz”». Negli ultimi decenni, la crescita numerica e qualitativa della letteratura sul jazz è stata esponenziale, aspetto che gli autori riconoscono come elemento fondativo di una operazione articolata come quella proposta in questo volume: non c’è più la necessità di dover ribadire in maniera didascalica ogni punto, si possono percorrere strade meno vincolate nella presentazione degli argomenti.


Allo stesso modo, la gestione dei capitoli riflette le potenzialità dell’approccio proposto da Onori, Brazzale e Franco. Oltre alle naturali concatenazioni storiche, geografiche e stilistiche e alla consequenzialità della trama nel suo complesso, i singoli capitoli si possono considerare come dei racconti conclusi in sé – storie all’interno della storia, si potrebbe chiosare – e offrono al lettore una dimensione più agile nell’affrontare i vari argomenti e i relativi musicisti di riferimento. L’artificio corrisponde poi anche una delle particolarità della storia del jazz, costruita in maniera collettiva da solisti, e consente di giocare ulteriormente con le prospettive e con i punti di vista del racconto: trovare, ad esempio, lo stesso musicista, una prima volta, come protagonista centrale di un racconto e, poi una seconda volta qualche pagina più avanti, come comprimario di una scena o esponente di una particolare evoluzione stilistica, rende con tratti essenziali la vitalità sfaccettata di una vicenda ricca, come poche altre, di incroci creativi e influenze esercitate in modo reciproco. Anche la scelta di intitolare i vari capitoli riprendendo i titoli di alcuni brani seminali della storia del jazz va a costituire una linea ulteriore nel racconto, un divertissement utile per dare dritte e spunti per nuovi ascolti.


La vicenda del jazz rispecchia in pieno le caratteristiche del Novecento. Il senso della velocità delle ripercussioni e degli effetti – velocità che è diventata addirittura contemporaneità nei tempi più recenti – la ritroviamo in pieno nel volume di Luigi Onori, Riccardo Brazzale e Maurizio Franco: una storia che si anima delle tante storie che hanno attraversato il jazz, una storia che vuole essere partecipe delle vicende che racconta e lascia arrivare fino ai nostri giorni, con esempi e suggerimenti discografici, i fili tracciati dai grandi maestri.



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