Finnish Jazz. Recensione. Oceanophonic

Kari Ikonen & Karikko - Oceanophonic

Kari Ikonen: pianoforte, Fender Rhodes, moog

Gunnar Halle: tromba

Sonny Heinilä: flauto, flauto alto, sax tenore

Vincent Courtois: violoncello

Tony Elgland: contrabbasso

Mika Kallio: batteria

Intervista a Kari Ikonen




Oceanophonic, il nuovo lavoro di Kari Ikonen pubblicato a nome della formazione Karikko, pone una questione semplice, ma dalle tante possibili soluzioni: come si deve comportare il musicista di oggi nei confronti delle influenze, varie e disparate, che riceve ad ogni ascolto e da ogni direzione. Una questione che si può peraltro rivolgere anche agli ascoltatori e agli operatori del settore.


La risposta del pianista e tastierista finlandese è in un puzzle di composizioni. La sua ricerca non è tanto in direzione di una sintesi o di un linguaggio unitario e compatto che caratterizzi in modo univoco tutto il lavoro. Ikonen approda, nelle otto tracce di Oceanophonic, a una coerenza di fondo che si riflette sui suoni e sugli arrangiamenti del disco, sugli incontri tra i musicisti e i rispettivi strumenti.


Sia nella concezione della formazione che nella composizione dei brani, infatti, si sedimentano elementi di varia origine. Da una parte si pongono i diversi strumenti, dal moog al violoncello, dai flauti alla tromba; dall’altra lo sguardo a momenti e rappresentazioni musicali diverse, dal jazz – tradizionale e di matrice europea, a seconda dei casi – al free, dalle orchestrazioni di Aina Kekriä Kestää agli spunti più vicini al rock, alla musica classica e alla musica pop. A completare il quadro, la composizione europea del sestetto: questo fatto oltre ad arricchire con gli accenti portati nei brani da Vincent Courtois e da Gunnar Halle, diventa una chiave per parlare della dimensione democratica e di confronto continuo che aleggia nelle tracce del disco.


Il filo logico che unisce tracce e atmosfere è, infatti, la grande disposizione al dialogo e alla partecipazione presente nei brani composti da Ikonen. Si tratta di strutture variamente organizzate che permettono però di dare sfogo alle necessità e alle intuizioni degli interpreti, alle tante provenienze dei temi e degli stili affrontati dal sestetto. In altri termini, si può parlare di una apertura di approccio con la quale Ikonen guida la formazione attraverso sospensioni liriche e ritmi incalzanti, attraverso il lieve richiamo al tango di Tangolla Päähän e la struttura stratificata delle linee melodiche di Neptunus.


Le sonorità fluide e particolari del moog, del violoncello suonato con l’archetto da Courtois e del flauto rendono giustizia al titolo del lavoro e di molti brani presenti nel disco: angoli sempre smussati, suoni rotondi, la dimensione liquida del disco diventa la caratteristica che avvolge la maggior parte degli ambienti creati da Ikonen in Oceanophonic.


L’impasto dei suoni e la possibilità di gestire una formazione ampia – in modo da calibrarsi sempre nel modo più efficace alle intenzioni del brano – danno infine equilibrio alle tante anime del lavoro: i sei musicisti coinvolti si applicano con partecipe presenza alle richieste varie e differenziate della composizione e del tono generale del disco. La scelta di modulare la formazione a seconda dei brani diventa pertanto una ulteriore possibilità importante di scrittura: si passa dal sestetto completo al duo violoncello e tromba, dal trio pianoforte, contrabbasso e batteria, al quintetto senza batteria. Inoltre, Ikonen sviluppa un lavoro sul posizionamento dei vari strumenti, in modo da portare in primo piano, in alcune circostanze, una voce rispetto alle altre, presenti ed essenziali in un ruolo di sostegno.


Oceanophonic è un disco moderno e vario, suonato da sei musicisti di alto livello, in grado di realizzare ciascuno un proprio equilibrio tra le tante influenze musicali alle quali sono sottoposti e in grado di muoversi con estrema confidenza su tanti terreni differenti.