Groove City: intervista a Gegé Telesforo

Foto: Andrea Buccella





Groove City: intervista a Gegé Telesforo




Groove City è arrivato quest’anno alla quarta edizione e, come da tradizione, si è svolto nel week end di Pasqua: ne abbiamo parlato con Gegé Telesforo, direttore artistico della rassegna. “Il festival è nato da una richiesta del comune di Bellaria Igea Marina: quattro anni fa, appunto, ci hanno chiamato per chiederci cosa si poteva realizzare in alternativa alla proposta delle discoteche di Rimini e Riccione, in un periodo strategicamente importante per il turismo, dato che anticipa la stagione estiva. A Pasqua riaprono molti alberghi e molte attività che, sulla Riviera, sono ferme durante l’inverno. Quindi insieme al mio socio Roberto Ramberti e alla nostra Groove Master Edition, e approfittando del fatto che all’epoca conducevo una trasmissione su Radio Capital, chiamata appunto, Groove Master, abbiamo pensato di realizzare una tre giorni dedicata al groove, che poi come al solito è diventata l’occasione per portare della musica diversa, dal vivo e di qualità. Ed è quello che abbiamo fatto anche quest’anno, in un’edizione molto fortunata: il festival è cresciuto e ha portato tanta gente a Bellaria Igea Marina, si è ormai accreditato e ha dimostrato il suo impatto sul turismo, tanto che altre città ci hanno chiesto di realizzare delle repliche estive della rassegna, che metteremo in atto già da quest’estate. Prossimamente a Bellaria Igea Marina ci saranno le elezioni: speriamo che, in ogni caso, il festival possa rimanere uno dei punti cardine del turismo e dell’intrattenimento della città romagnola.



Jazz Convention: Qual’è stato il programma di questa quarta edizione?


Gegé Telesforo: Il festival quest’anno ha proposto l’Aca Seca Trio, gli Incognito e, il lunedì di Pasquetta, la rassegna si è chiusa con la prima edizione del Groove Master Award. Gli Aca Seca sono una grande novità che arriva dall’Argentina. Sono dei musicisti straordinari che uniscono una forte preparazione accademica e un’apertura trasversale nei confronti della musica: rivisitano la tradizione popolare argentina, che non è il tango, con un piglio accademico, una naturalezza jazzistica e un cuore straordinario. Il concerto degli Incognito è stato il clou del festival: è stato l’unico concerto a pagamento della rassegna e si è tenuto, come d’altronde gli altri, nel teatro Astra, un ambiente non troppo grande, dalla buonissima acustica. È inutile che ti dica che dopo un quarto d’ora erano già tutti in piedi a ballare. L’ultima sera è stata dedicata al Groove Master Award: abbiamo pensato di dare un premio a realtà italiane di grande valore ma non conosciute come dovrebbero, come il chitarrista siciliano Francesco Buzzurro – che ha fatto un set di sola chitarra che ha fatto impazzire la gente – il DEA Trio – formato da Andrea Rea, al pianoforte, Daniele sorrentino, al basso elettrico, e Elio Coppola, alla batteria, per il loro repertorio legato alla tradizione del jazz, ma con una forte anima groove – e a Davide Pannozzo – un chitarrista blues dal suono eccellente, dalla tecnica ottima e con un trio dagli arrangiamenti molto ricercati, tanto che in alcuni momenti richiama lo Scofield più bluesy.



JC: Le persone come hanno reagito alla serata del Groove Master Award? Soprattutto intendo di fronte a delle proposte meno conosciute o pubblicizzate…


GT: Hanno risposto molto bene: la serata si è sviluppata attraverso suoni completamente diversi tra loro, passando da un gruppo all’altro, ma proponendo sempre grande musica. A fianco del programma del Teatro Astra, da sempre Groove City coinvolge le strade e le piazze di Bellaria Igea Marina: abbiamo realizzato tante situazioni all’esterno dove si sono esibiti musicisti che proponevano generi diversi, marching band di varia natura, da quelle in stile New Orleans a quelle più funkeggianti. Poi abbiamo avuto le canzoni di Antonio Ramberti – con i suoi testi ricchi di ironia, lui si autodefinisce cantautore in ritardo, e le sue atmosfere raffinate – e questo campione del rock’n’roll nostrano che è Matthew Lee. Devo dire, infine, che abbiamo avuto un gruppo di ragazzi che hanno lavorato per il festival in maniera splendida, dalla mattina alla notte, e hanno assistito tutti i musicisti con una serietà e una disponibilità unica.



JC: Il festival ha sposato anche una linea ecologica, utilizzando per i concerti all’aperto un palco dal bassissimo impatto ambientale…


GT: Questa è una cosa che prima o poi bisognerà attuare: non si può più andare in giro nelle piazze e alimentare un palco con dei gruppi elettrogeni rumorosi, inquinanti e pericolosi. Questa soluzione, che ci è stata messa a disposizione da una società che si chiamata Ecoluce, è all’avanguardia e assolutamente affidabile per la qualità e per la sicurezza, dal momento che viene alimentata dal fotovoltaico e fornisce corrente continua. Una corrente pulita e non pericolosa che però ha bisogno di strumenti adeguati per funzionare: anche il service deve essere compatibile con questo tipo di soluzione. Il progetto è piaciuto talmente tanto che il Ministero dell’Ambiente ci ha concesso l’esposizione del marchio e ci ha dato una certa visibilità. Mi auguro che anche per le prossime iniziative si riuscirà a portare questo tipo di sistema, visto che mi sembra totalmente adeguato per tutte le situazioni estive e all’aperto: ed è fantastico vedere il display che ti mostra in tempo reale l’energia che si accumula, quella che si consuma, quella residua e la quantità minima di inquinamento che prodotta e che, rispetto ai palchi normali, è pari a zero.