Finnish Jazz. Intervista. Iro Haarla

Foto: Maarit Kytoharju










Intervista a Iro Haarla


Recensione a Northbound

Jazz Convention: Northbound. Partiamo dal titolo e dal fatto che sia stato pubblicato dalla ECM.



Iro Haarla L’intero corso di Northbound, (Confine Settentrionale – n.d.t.) può essere considerato come una serie di immagini di viaggio. Ci sono brani intitolati Barcarole, Waterworn Rocks (Rocce levigate dall’acqua – n.d.t.), On a Crest of a Wave (Sulla cresta di un’onda – n.d.t.), A singing Waternymph (Il canto di una Ninfa d’acqua – n.d.t.) e così via. Il titolo dell’ultimo brano, Northbound appunto, ci dice che stiamo per tornare a casa, al Nord, dove viviamo. Per quanto riguarda la pubblicazione con la ECM: Manfred Eicher mi ha dato la possibilità di far si che questo album potesse essere realizzato. Manfred ha profondamente compreso il mio modo di comporre e di suonare e questo mi rende estremamente felice. Quando lui produce la mia musica, so di potermi fidare e so che il risultato é esattamente quello che volevo. Con Manfred e la ECM mi sento davvero al sicuro.



JC: Per Northbound hai scelto di registrare con un quintetto canonico, con l’aggiunta dell’arpa…


IH: Il quintetto è stato fondato nel seguente modo: Manfred voleva che io suonassi la mia musica insieme a Trygve Seim, che aveva già inciso per la ECM: io stessa avevo già lavorato con Trygve in precedenti occasioni come, ad esempio, in un quartetto con Edward Vesala e Anders Jormin, che si era esibito al Kongsberg Jazz Festival nel 1999. Insieme a Manfred e Trygve, abbiamo scelto, per il disco, Jon Christensen come batterista e Mathias Eick alla tromba. La scelta di Ulf Krokfors al contrabbasso era, per me, quasi obbligata. D’altra parte, Ulf è uno splendido contrabbassista ed è una persona molto vicina a me. L’aiuto di Trygve nel portare avanti il progetto é stato fantastico. Sono molto soddisfatta di questo ensemble, credo che non fosse possibile avere musicisti migliori per questo incontro: i musicisti norvegesi hanno il nostro stesso spirito!



JC: Ascoltando i brani presenti in Northbound, si ha l’impressione che il tuo obiettivo sia un lavoro di sottrazione in modo da portare in evidenza ogni voce e ogni strumento. per dare importanza ad ogni singola nota. E, in particolare, sei riuscita a mescolare libertà espressiva e melodia nel corso del disco.


IH: Nella mia musica le forti variazioni emozionali sono importanti. La mia missione é quella di creare una musica bella, ma che raggiunga l’animo delle persone donando uno stato di pace. Per fare questo ho bisogno di contrasti forti tra armonia e dissonanza, tra melodia e libertà. Senza dissonanza, senza la furia, gli autori non possono riconoscere la bellezza. In un certo senso, é un sentimento che proviene dal clima che abbiamo qui in Finlandia: l’inverno è severo, freddo e scuro, mentre l’estate ci porta calore, luce, anche di notte, e panorami verdi.



JC: Hai portato in Northbound anche del materiale che avevi suonato in altri dischi, come Yarra Yarra. Come mai hai scelto di far questo?


IH: Non vedo nessuna ragione per cui non avrei dovuto usare i miei brani o registrare di nuovo, con una formazione diversa, alcuni brani che hanno già avuto l’approvazione del pubblico. Consideriamo, per esempio, Yarra, Yarra. L’idea originale del brano si abbina molto bene con quella di Northbound: Yarra Yarra é una frase degli aborigeni australiani che significa scorre, scorre. C’é un grande fiume che scorre attraverso l’Australia, che non smette mai di scorrere, simboleggia la continuità della vita. Trygve ha voluto fortemente inserire il brano anche nel disco e, devo dire, “scorre”, funziona anche quando viene suonato da un ensemble più grande.



JC: Recentemente, hai lavorato spesso in duo: hai pubblicato Yarra Yarra con Pepa Päivinen e Heart of a Bird con Ulf Krokfors.


IH: Ho suonato per molti anni con Edward Vesala, nell’ensemble Sound&Fury, all’incirca dal 1985 fino al 1999. Non ho avuto moltissimo spazio per suonare in questo gruppo. Dopo la morte di Edward Vesala nel 1999, quando tutto è cambiato nella mia vita, ho avuto il desiderio ardente di suonare molto di più il pianoforte e l’arpa, di suonare la mia musica. I progetti in duo sono stati un buon modo per portare avanti questo desiderio. E poi, suonare con musicisti del talento e dello spessore di Pepa Päivinen, al sassofono, e Ulf Krokfors, al contrabbasso, è una soddisfazione e un divertimento, al tempo stesso. Il duo con Pepa Päivinen è stato fondato dallo stesso Edward Vesala. In un primo momento suonavamo soltanto le composizioni di Vesala, in seguito abbiamo cominciato a suonare brani scritti da me e da Pepa e abbiamo registrato Yarra, Yarra nel 2000. La registrazione di Heart of a Bird consiste di composizioni mie e di Ulf: é un’esperienza nuova, sbalorditiva, suonare in duo con un bassista come Ulf.



JC: Con Ulf Krokfors avete dato vita, in Penguin Beguine, alla storia del Loco Motife Large Ensemble.


IH: Ho sempre amato scrivere ed arrangiare la musica per ensemble diversi, come ho fatto per vent’anni con le composizioni di Vesala. Dal momento che la collaborazione con Ulf è così naturale, è stato spontaneo creare insieme a lui un gruppo più ampio, chiamato Loco Motife. Abbiamo messo insieme le nostre risorse: componiamo entrambi la musica per Loco Motife: é il nostro progetto collettivo. Noi vogliamo mantenere Loco Motife separato dal quintetto Northbound. Sono due gruppi che devono avere una atmosfera diversa. In Loco Motife, preferisco suonare la tastiere elettriche, strumenti come l’organo Hammond, i vecchi sintetizzatori analogici, mentre il suono del quintetto è completamente acustico.



JC: Hai lavorato a lungo con Edward Vesala. In che modo la relazione musicale ha influito, reciprocamente, sui mondi musicali di entrambi?


IH: L’influenza di Edward Vesala sulla mia musica è stata naturalmente importantissima. Soprattutto per gli aspetti ritmici, come, per altro, per moltissimi altri musicisti. Mi ha aperto le porte del mondo del free jazz. Attraverso di lui il mio modo di percepire il ritmo é diventato differente, mi ha insegnato a suonare “rubato”. La sua attitudine integerrima, senza compromessi, é stata altrettanto educativa. Mentre le mie idee melodiche, armoniche e le mie fonti di ispirazione, erano già formate negli anni ’70 quando ero molto più profondamente concentrata nella musica classica come pianista e compositrice.



JC: Parliamo dell’arpa. Ci sono pochissimi arpisti nel mondo del jazz. Come lavori sullo strumento, come lo inserisci nelle tue composizioni e nelle tue improvvisazioni e come lo mescoli al suono degli altri strumenti?


IH: L’arpa é una parte essenziale della mia visione del suono. A mio avviso, l’arpa é uno strumento davvero potente, anche se il suono é morbido, dolce: crea colori e tensioni, intensità dinamiche. L’arpa è uno strumento limitato per quello che riguarda le armonie: questo é il motivo per cui é difficile suonare il jazz con l’arpa. I cambi di accordi alterati su un tempo veloce sono praticamente impossibili. Nel corso degli anni, ho sviluppato un mio modo personale di usare l’arpa.



JC: Il tuo punto di vista sulla scena jazz finlandese.


IH: In Finlandia ci sono moltissimi ottimi musicisti professionisti. Abbiamo un sistema scolastico di ottima qualità che, sfortunatamente, non supporta le espressioni più libere, meno canoniche. Questo comporta che musicisti con uno stile individuale e unico si trovino in una posizione un po’ più debole e lo spazio per operare secondo le loro inclinazioni é, per loro, un po’ più ristretto. Abbiamo grandi artisti che hanno seminato e raccolto i frutti del proprio lavoro come i sassofonisti Juhani Aaltonen, con il suo trio, e Mikko Innanen, oppure il chitarrista Raoul Björkenheim. In Finlandia abbiamo anche degli eccellenti festival come l’Umo Jazz Fest, il Tampere Jazz Happening e il Tum Jazz Fest.