Jack Walrath Quintet

Foto: Fabio Ciminiera





Jack Walrath Quintet

Foggia, Moody Jazz Café. 16.3.2009

Jack Walrath: tromba

Abraham Burton: sax tenore

Orrin Evans: pianoforte

Boris Kozlov: contrabbasso

Donald Edwards: batteria


Nello spirito di Mingus è il sottotitolo del concerto del quintetto di Jack Walrath. Paradossalmente quella che potrebbe essere una gabbia o una trovata di comunicazione, si rivela una chiave di lettura per l’esibizione del trombettista.


Walrath ha suonato con il grande contrabbassista e, nel concerto, propone un suo brano “inedito”. Ma non è tanto in questo senso che il concerto è mingusiano: l’approccio del quintetto guarda alla tradizione del bop, ma si apre a combinazioni e soluzioni personali, la ricerca del trombettista mira a trovare elementi nuovi all’interno del quadro espressivo del jazz acustico.


Infatti è questa la direzione seguita da Walrath, sin dalla creazione della formazione. La scelta di quattro musicisti giovani e creativi, capaci di innestare nel suono acustico ritmi e frasi provenienti da stagioni più moderne e da altri generi. Musicisti come Abraham Burton, Orrin Evans, Boris Kozlov e Donald Edwards hanno modo di seguire le idee e le indicazioni del leader, di inserire spunti personali e di innescare nuove possibilità.


In questo senso lo spirito è davvero mingusiano. Si potrebbe entrare nel paragone dello “sfruttamento” – positivo, ovviamente – di giovani musicisti creativi. Non è un paragone, né una imitazione: si tratta più che altro di un modus operandi che si riflette durante tutto il concerto e si fonda sulle spalle larghe di musicisti dal grande talento e dalla chiara forza espressiva. Il concerto si svolge, quindi, sulla disposizione dei suoi musicisti e, dall’altra parte, sulla dimensione articolata dei brani. Cambi di ritmo, strutture nidificate e intrecciate le une con le altre, complicate nella stesura ma leggere e ben equilibrate nel risultato finale. In questo senso, l’eredità di Mingus viene ad essere rispettata e sottolineata, diventa così un marchio di fabbrica del quintetto. La disposizione alle necessità della scrittura, la buona proprietà di linguaggio di ciascuno dei musicisti, la militanza dei cinque nella Mingus Big Band, fanno il resto.


Una musica profondamente radicata nella tradizione, per quanto riguarda il linguaggio e la line-up più canonica del quintetto acustico, ma aperta alla nuove formulazioni di quel linguaggio e dei suoni: è in questo il riflesso dello spirito di Mingus, la cifra stilistica della formazione guidata da Walrath. Nei brani del concerto, c’è modo di vedere all’opera tutti i componenti del quintetto, scelti – per riportare le parole di Walrath, nell’intervista che abbiamo realizzato prima del concerto – tra i migliori musicisti emergenti della scena newyorchese. Ed è l’accento metropolitano a dare, forse, il risalto maggiore alle scelte e al percorso intrapreso da Walrath: la possibilità di legare le diverse intenzioni del gruppo permette una lettura in qualche modo diversa, se non nuova, alla visione mainstream del quintetto. La capacità di Walrath in questo senso è quella di riuscire a collegare queste anime, ad utilizzarle e inserirle nel discorso della formazione, a scegliere e dirigere musicisti di grande spessore e a mettere a loro disposizione un terreno fertile per le improvvisazioni, musicisti a loro volta in grado di dare tutto il loro contributo alle composizioni del leader.