Giovanni Tommaso: contrabbasso, basso elettrico
Bruno Biriaco: batteria
Claudio Fasoli: sax tenore, sax soprano
Tony Sidney: chitarra
Claudio Filippini: pianoforte, tastiere
Alex “Pacho” Rossi: percussioni
Abeat Records – 2022
Il Perigeo è indubbiamente il più famoso gruppo italiano fusion degli anni settanta. La formazione ha inciso il primo disco nel 1972 e si è sciolta nel 1977 dopo il quinto album, pubblicato nel 1976. Periodicamente il leader, il contrabbassista Giovanni Tommaso, ha promosso delle riunificazioni del quintetto – nel 1993 e nel 2008, ad esempio – ma questa, a detta dei musicisti coinvolti, risulta essere l’ultima occasione per poter riascoltare dal vivo i protagonisti di una esperienza unica e irripetibile. L’evento si svolge a Firenze nell’estate del 2019 e, opportunamente, a distanza di tre anni, la Abeat pubblica la registrazione, anche in dvd, di quell’ultimo concerto, a testimoniare l’importanza di una formazione che ha fatto epoca nel jazz-rock del nostro Paese. In verità, il “Perigeo” si presenta sul palcoscenico fiorentino privo di uno dei membri fondatori, Franco D’Andrea, ufficialmente assente per motivi personali, oppure, verosimilmente, per l’idiosincrasia del pianista meranese a confrontarsi nuovamente con le tastiere elettriche ed elettroniche, dopo aver completamente abbandonato, dagli anni settanta, questo tipo di strumentazione per dedicarsi al solo pianoforte acustico. Al posto di D’Andrea, viene schierato il giovane Claudio Filippini, già sodale di Tommaso in “Apogeo” e, per aumentare la potenza di fuoco della base ritmica, accanto a Bruno Biriaco, si posiziona Alex “Pacho” Rossy, percussionista noto per le sue collaborazioni con interpreti di grido della musica leggera italiana, oltre che con jazzisti di razza, quali Daniele Cavallanti e Tiziano Tononi, fra gli altri. I due “nuovi” si inseriscono agevolmente nelle trame accidentate del sound tipico del gruppo. “Pacho” Rossy rafforza il lavoro di Biriaco, energico e propositivo, aggiungendo colori e sostanza. Filippini si dimostra padrone del linguaggio delle tastiere sfoggiando una feconda armonizzazione e una disinvolta stesura degli assoli, gonfi di note e di feedback con il discorso espresso dai partners. Così il pubblico di Firenze può ascoltare una serie di cavalli di battaglia eseguiti, con gli arrangiamenti originali, da Giovanni Tommaso e soci. In effetti la serata si svolge con l’andamento di un rito da adempiere, attraverso la complicità, la condivisione, fra palcoscenico e platea. Il bassista annuncia i titoli dei brani, illustra da quale disco sono tratti, e si sofferma con trasporto sul contributo alla causa comune dei musicisti al suo fianco, “amici da una vita”. Il clima è festoso e si avverte una forte empatia all’interno di questa esibizione di addio definitivo (salvo clamorosi ripensamenti) dalle scene del mitico “Perigeo”. Si passa da La valle dei templi ad Azimut, da Abbiamo tutti un blues da piangere a Genealogia, per citare solo i pezzi più conosciuti di un repertorio carico di fama e di memorie. Il sestetto, per l’occasione, va sul velluto, interpretando in scioltezza i dieci brani in scaletta, dimostrando come quelle melodie, quegli arrangiamenti, quelle timbriche, possano comunicare ancora qualcosa a distanza di tanto tempo.
Fasoli e Sidney, che non suonavano insieme da oltre dieci anni, duettano beatamente e si lanciano in interventi grintosi e piani, rinverdendo i dialoghi e le sortite solistiche della stagione d’oro dell’ensemble.
Il bandleader, da parte sua, si riserva alcuni assoli di un certo peso specifico, pieni di intenzioni poetiche, sviluppate adeguatamente.
“One shot reunion”, in conclusione, è la registrazione di una reunion a suo modo storica, poiché documenta l’ultimo atto (ad oggi almeno) di una formazione capace di competere, nei momenti di maggior fulgore della fusion, con i migliori gruppi europei di questo genere musicale.Segui Jazz Convention su Twitter: @jazzconvention