Dario Cecchini – Echoes

Dario Cecchini - Echoes

Dario Cecchini: sax baritono

Caligola Records – 2022

 

 

 

 

Dario Cecchini è noto soprattutto come un asso dell’estroversione, per la sua leadership di “Funk off”, la marchin’ band italiana più famosa, impegnata a vivacizzare, a portare scompiglio nelle vie di Perugia durante Umbria jazz da una ventina d’anni. Stupisce, quindi, trovarlo in un sito raccolto, a confrontarsi con il suo strumento, in particolare nella pieve di Vicchio, sua città natale. È vero che nella sua carriera artistica Cecchini ha collaborato e collabora con musicisti quali Fabio Morgera o Stefano Tamborrino in gruppi pure da studio, non necessariamente proiettati verso la dimensione live. La popolarità, però, gli viene da “Funk off”, anzi il suo nome è indissolubilmente legato a quello della “caciarona” band toscana. Malgrado, o in virtù di queste premesse, di un artista a cui piace imbarcarsi in situazioni diversificate, c’è da sottolineare come il sassofonista sappia utilizzare accortamente lo spazio scelto per questa performance solitaria, sfruttando i rimandi delle volte del luogo di culto, realizzando, così, una specie dialogo a tre, fra sé stesso, il suo strumento e la pieve.

Il musicista fiorentino lavora primariamente sul suono, lasciando scorrere le note dal sax baritono, esplorando le potenzialità dei riverberi acustici per creare un habitat ideale, come base fondante su cui operare, poi, sul piano solistico.

I temi composti e improvvisati da Cecchini, inoltre, hanno una struttura semplice. Vengono esposti, ribaditi, modificati e arricchiti di variazioni imbottite di note, in certi casi, a cui seguono momenti di pausa, contrassegnati da note lunghe, estese, munite di una eco ambientale.

I tre brani d’autore, su undici tracce, sono Goodbye pork pie hat, uno dei pezzi più conosciuti di Mingus, You’ve Changed, dal repertorio di Billy Holiday, e Wishing on a Star dei “Rose Royce”, formazione statunitense di funk, soul e r&b. È la black music nella sua dimensione più classica e meno accomodante, infatti, a costituire la passione principale del protagonista dell’incisione. In tutto l’album, in sovrappiù, si rileva un’impronta blues, più o meno accentuata, che fa parte del credo estetico del baritonista e viene fuori, a saperla individuare, in ogni circostanza.

La registrazione proviene da una esibizione registrata in diretta, senza manipolazioni successive, e restituisce l’autenticità di una parentesi intimista, rispetto al target abituale, che getta nuova luce sulla parabola artistica di Dario Cecchini, mettendone in mostra aspetti meno consueti, e non per questo meno pregevoli.

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