Fabrizio Rat: pianoforte
Stefano Risso: contrabbasso
Mattia Barbieri: batteria
Auand Records – AU3023 – 2022
Reinterpretare in maniera “eretica” la musica di Thelonious Monk è l’obiettivo dichiarato sin dal titolo da Barber Mouse, trio formato da Fabrizio Rat, Stefano Risso e Mattia Barbieri. La strada scelta dai tre musicisti prevede la scomposizione e la ricostruzione articolata dei brani composti dal grande pianista statunitense.
Le linee melodiche originali mantengono la centralità nel ragionamento del trio e restano sempre riconoscibili e ben individuate. Intorno a queste, Risso, Rat e Barbieri immaginano un utilizzo particolare delle soluzioni ritmiche ed armoniche presenti nei brani originali: nel presentare il disco, Stefano Risso spiega infatti come le note che costituiscono i singoli accordi presenti nei brani siano diventate il punto di partenza per ricostruire, da una parte, le armonizzazioni che ascoltiamo nel disco e, dall’altra, per disegnare le scale e le griglie da utilizzare durante le improvvisazioni. Ultima, ma non per importanza, la combinazione di suoni e rumori ottenuta attraverso la preparazione degli strumenti diventa un mezzo efficace per richiamare certe spigolosità dello stile di Monk. Un innesto sfaccettato di idee personali e soluzioni già contenute in qualche maniera nell’idea originale dei brani di Monk e che, per conseguenza, combina in maniera efficace rispetto per l’originale e sviluppo complessivo dell'”eresia” messa in atto.
I limiti autoimposti dai tre musicisti per la ricostruzione dei brani rappresentano inoltre un ulteriore stimolo creativo per dare concretezza e significato alle versioni dei diversi brani portati nel disco: la necessità di dover agire con un numero risicato di opzioni si rivela determinante per procedere in una visione allo stesso tempo aderente e non riverente del materiale di Monk, una visione che possa tenere conto del suo stile e sfruttarne le caratteristiche peculiari e, insieme, offrire una prospettiva personale di una musica così fondamentale per la storia del jazz.
Il rischio di un’operazione simile è quella di diventare più “realisti del re” e di innamorarsi, per così dire, dell’idea teorica fino a sterilizzarla in un mero esercizio di stile. Risso, Rat e Barbieri evitano nella maggior parte delle occasioni queste insidie andando a giocare ogni volta con elementi diversi, pensati e utilizzati con attenzione, calibrando gli equilibri con pazienza e misura.
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