Open Papyrus Jazz Festival 2023

Open Papyrus Jazz Festival 2023



Open Papyrus Jazz Festival 2023

Tutti i colori del mondo, omaggio a Rosa Parks




Tutti i colori del mondo: una riflessione sull’integrazione? Su quanto siamo tutti unici ma diversi, eppure uguali?



Anche, ed è semplice vedere le analogie con qualsiasi forma d’arte, e ancora di più con il jazz, che da sempre è la metafora, se vogliamo, più “carnale” di quella integrazione tra linguaggi diversi che si fondono in uno nuovo, diverso e irripetibile.



Questo avviene in arte e nella vita in maniera naturale, forzarlo significa produrre una violenza e in questi anni lo vediamo ovunque: dai talent alla ricerca del consenso in ogni campo. La necessità di produrre denaro ha degenerato e generato mostri ovunque, al punto da non saperli nemmeno più riconoscere.



Questa è stata per noi la vera, unica difficoltà di questi anni, prima ancora della pandemia, delle risorse economiche e dei contrasti “politici”. Il sentire forte la necessità di quella responsabilità morale che da sempre consideriamo il faro di chi sta provando a fare cultura.



Il non sentire condivisa questa necessità di integrazione significa non comprenderla nemmeno.



Non importa su cosa si stia lavorando, ma un progetto culturale deve avere come primo obiettivo la costruzione di un “pensiero”; come detto altre volte, ormai sembra che l’intrattenimento si sia lentamente e subdolamente sostituito alla cultura e, fermo restando che anche intrattenere può essere fatto in maniera seria, cercare di far pensare facendo convivere il convivio, lo stare insieme, non solo è possibile ma fondamentale ed è da sempre la strada per crescere.



C’è la tendenza a credere che la cultura sia ormai una cosa snob, stanca e noiosa… che pensare non sia necessario se si esce per passare una serata a un concerto, a una mostra o a teatro. Si confonde la cultura con il distrarsi…



Ecco, noi crediamo che Rosa Parks, la cui dedica non è certo una novità ma significa che quel “I will not apologize” (Non chiederò scusa) è ancora presente, non solo per i neri d’America. Lo sfruttamento, il razzismo, le guerre sono intorno a noi e fingere di non vederlo, considerarlo ormai “normale”, non risolve il problema.



Che fare allora? Basta un concerto, una mostra, un libro o una coreografia a salvare il mondo? Forse no, ma la cultura ha il compito di raccontare la realtà, di descriverla nella maniera più dura. La cultura parla sempre a chi vuole sentire e, soprattutto, a chi non ha paura di sentire. L’importanza della cultura: quella risorsa immateriale per eccellenza, qualcosa di complesso, che passa per il sentimento di cittadinanza e di appartenenza, piuttosto che d’immobile identità.



Questo è l’impegno che da sempre dà un senso al nostro lavoro.



Il programma è consultabile su www.music-studio.it



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