Roccella Jonica – 30.8/3.9.2023
Foto: Vincenzo Fugaldi
Roccella Jazz Festival. Rumori Mediterranei 2023
“Ai confini del jazz. La musica di mezzo”. Direzione artistica di Vincenzo Staiano
Chi scrive ha seguito parte dello storico festival calabrese, a far data dal 30 agosto fino al termine. Suddiviso in sezioni, principalmente dedicate alla Turchia e agli italo-americani, il festival ha dovuto fronteggiare difficoltà contingenti come nella serata del 30 agosto, quando la cancellazione all’ultimo momento di un volo ha impedito l’arrivo del gruppo di Dila Vardar. Sostituita prontamente dalla cantante iraniana Farzaneh Joorbabchi, anche al saz, accompagnata da un trio calabrese, con il multistrumentista Gabriele Albanese, Alessandro Santacaterina alla chitarra battente e Pierluigi Ciaccio alla batteria. La voce potente ed espressiva e il caratteristico saz della cantante hanno trovato ottimo contraltare nei tre musicisti locali, tutti impegnati in un compito non semplice, data la mancanza di tempo materiale per provare. Un etno-jazz di qualità, che ha dato ampio spazio oltre che alla voce anche alla ecletticità di Albanese, a suo agio con i diversi strumenti che ha portato con sé tra cui sax soprano, marranzano, lira calabrese, guembri, alle forti sonorità della chitarra battente, e alla batteria. Piccolo omaggio anche a Modugno, con l’interpretazione di Amara terra mia.
“Tropical Anatolia. Ypek Yolu” è la denominazione del quartetto del musicista e cantante turco di base a Copenhagen Orhan Özgur, anche al saz semiacustico, con Olaf Brinch al basso, Frederik Bülow alla batteria e Jon Døssing Bendixen, tastiera e synth. Una fresca e comunicativa mescolanza di folkore turco, jazz-rock e ritmi africani, con in primo piano il saz e il synth, e spazio per la bella voce del leader, per un concerto gradevole e apprezzato.
La serata del 31 tornava sull’importante tema, già accostato in anni precedenti, dell’apporto degli emigrati italiani al jazz. “A night with Henry Mancini” il titolo del programma di Riccardo Fassi, con un sestetto che ospitava Luis Bonilla, notissimo trombonista statunitense di origini costaricane. Fassi ha arrangiato con gusto le notissime composizioni di Mancini, autore che ha composto colonne sonore tra le più famose, eseguendone temi come Mr. Lucky, Two for the Road, Moon River, Pink Panther Theme, Peter Gunn, Slow Hot Wind, Baby Elephant. Oltre al leader al pianoforte, tastiere e synth e all’ospite Bonilla, sul palco Filippo Bianchini, sax soprano e tenore, Mimma Pisto, voce, Steve Cantarano, basso e Pietro Iodice, batteria. Tra swing e ritmi festosi, con il giusto spazio per Bonilla (uno dei migliori trombonisti mainstream di livello internazionale), e momenti solistici apprezzati anche per il leader e il sassofonista, un omaggio sentito e di palpabile piacevolezza.
Altro italo-americano omaggiato è stato Joe Venuti: Mauro Carpi, violino, Orazio Maugeri, sax alto, Alessandro Binetti, pianoforte, Fabio Crescente, contrabbasso, Giampaolo Biagi, batteria e Antonella Parnasso, voce, hanno affiancato il veterano Lino Patruno (banjo, chitarra, voce), nelle interpretazioni di alcuni classici del jazz delle origini, con il consueto approccio filologico, in verità alquanto anacronistico, tuttavia eseguito con onesto impegno e apprezzato dal pubblico presente.
Il quartetto di Jessica Pavone (oltre alla leader alla viola – nella foto -, Mary Halvorson alla chitarra, Nick Dunston al contrabbasso e Tomas Fujiwara alla batteria), in un tributo – a onor del vero solamente ideale – a Joe Venuti e Eddie Lang. Attiva a New York da oltre un ventennio, Pavone vanta una lunga collaborazione con Halvorson, chitarrista dell’anno nella DownBeat’s Critics Poll. Il quartetto ha proposto una musica austera, avanzata, con ampi spazi improvvisativi. Ciascun brano era avviato da una introduzione in solo dei diversi componenti, – il primo dei quali affidato alla leader -, e si sviluppava grazie a improvvisazioni di altissimo livello, condotte da musicisti ferratissimi nella prassi improvvisativa. In tutti i brani era essenziale l’apporto di Halvorson, strumentista sempre più personale e peculiare, pronta a interagire creativamente con la viola, mentre la ritmica garantiva solidità al discorso musicale grazie alla incisività di Dunston (uno strumentista interessante e innovativo che vanta già album da leader e prestigiose collaborazioni, da tener d’occhio) e al ben noto prezioso lavoro percussivo di Fujiwara, protagonista da parte sua di una introduzione in solo con le bacchette in feltro da antologia. Halvorson, anche da comprimaria, come avviene nel quartetto della violoncellista Tomeka Reid, imprime il suo ormai inconfondibile marchio musicale alla formazione, orientandone in qualche modo gli esiti, anche nell’evidente rispetto degli indirizzi della titolare.
Originario di Cardinale in provincia di Catanzaro, Sal Nistico è un nome storico del sax tenore, che fu componente dell’orchestra di Woody Herman e suonò innumerevoli volte e incise in Italia negli anni ’70 e ’80 del secolo scorso. Nel 1984 la moglie Rachel Gould registrò con lui e altri statunitensi, in quintetto, dei brani che sono stati recentemente pubblicati dalla Caligola Records di Claudio Donà. A Roccella la Gould, che vive in Inghilterra, era accompagnata da un gruppo italiano con i fratelli Pietro e Marcello Tonolo (sax tenore e pianoforte), Mattia Megatelli al contrabbasso e Mauro Beggio alla batteria, e ha riproposto le musiche del disco, all’insegna di un mainstream di gradevole fattura, dando ampio spazio agli assolo dei Tonolo, entrambi ben focalizzati sul progetto.
La figura di Frank Sinatra è oggetto di doverosi omaggi e rivisitazioni. A Roccella Luca Cerchiari, docente del’Università IULM di Milano, fra i massimi esperti di jazz in Italia, ha presentato, insieme al quartetto di Greta Panettieri (Andrea Sammartino-pianoforte, Giuseppe Bassi-contrabbasso e Mimmo Campanale-batteria), uno spettacolo multimediale con filmati e fotografie dal titolo “Semplicemente il migliore. Il mito di Frank Sinatra tra jazz, pop e cinema”. Alternando avvincente narrazione e musica, lo spettacolo si è dipanato con apprezzabile leggerezza fra cenni alla vita artistica dell’immortale Ol’ Blue Eyes e le interpretazioni del quartetto, sempre intense e centrate, con al centro la validissima voce della Panettieri, da tempo apprezzata nel panorama italiano, che ha lavorato sul notissimo repertorio sinatriano con impegno e passione, ben coadiuvata dai suoi fedeli accompagnatori.
Fine serata con la presenza di un folto pubblico accolto ad ascoltare il beniamino locale Sergio Cammariere, di ritorno al festival dopo molti anni, accompagnato da Luca Bulgarelli al contrabbasso, Amedeo Ariano alla batteria e Daniele Tittarelli al sax soprano. Una applaudita carrellata dei suoi successi, seguita da numerose richieste di bis.
L’ultima serata di questa quarantatreesima edizione si è chiusa con due momenti totalmente dissimili. Il primo era un tributo a Chick Corea con un trio italiano (Daniele Gorgone al pianoforte, Marco Piccirillo al contrabbasso e Pasquale Fiore alla batteria) che ospitava il sax tenore Michael Rosen e la tromba e il flicorno di Jim Rotondi. Specie quest’ultimo ha fornito un contributo fondamentale per il buon esito del concerto, che ha visto l’esecuzione – ricca di drive e di buon swing – di alcune note composizioni di Corea come Sicily e Bud Powell, e del suo personalissimo arrangiamento della ballad gershwiniana Someone to Watch Over Me.
Chiusura danzante con un giovane nonetto berlinese, denominato “Footprint Project”, alla loro prima esibizione in Italia. Una cantante, una human beat-box, tastiere, chitarra, basso e batteria sormontati da tre fiati per una divertente e liberatoria miscela esplosiva di musica hip hop e afrobeat con in prima linea la sorprendente prestazione di Nils Brzoska, una travolgente batteria umana protagonista di uno spettacolare solo, e il chitarrista Max Feig.
Come da tradizione, il festival ha affiancato alle attività concertistiche masterclass e presentazioni di libri, tra cui Il Jazz e l’Europa di Guido Michelone (Arcana 2023), Loft Music di Salvatore Audino e Giorgio Nurisso (Compagnia Nuove Indie 2022) e Free Jazz. Dischi, anarchia e libertà di Francesco Cataldo Verrina (Kriterius 2023).
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