Sade Farida Mangiaracina: pianoforte, synth
Marco Bardoscia: contrabbasso, basso elettrico
Gianluca Brugnano: batteria
Luca Aquino: tromba
Salvatore Maltana: contrabbasso
Quartetto Alborada:
Anton Berovski: violino
Sonia Peana: violino
Nico Ciricugno: viola
Piero Salvatore: violoncello
Tuk Music – 2023
Si apre con un ostinato di pianoforte Prayers, il nuovo progetto, doppio, della pianista siciliana Sade Mangiaracina. Le preghiere di Mangiaracina sono racchiuse in due cd suonati in trio, differenti, e con l’apporto del Quartetto Alborada.
La prima parte del progetto ha un aspetto globale, in cui la religiosità della pianista, le preghiere, hanno un afflato allargato, universale. Una sorta di comunicazione pubblicamente privata, dove il suono detta le cadenze e le movenze religiose. Un pianismo colto, armonicamente vasto, melodicamente mediterraneo, dove si spazia dal jazz contemporaneo a echi di classica e retroterra, geneticamente, folk. Dunque una prima parte itinerante tra luoghi sacri dell’animo, immaginari collettivi (La marcia del sale, Jerusalem), impressioni di fisicità architettoniche (Journey to Aya Sophia) e oralità spirituale (My prayer). Questo suo cammino è accompagnato dalla complessa semplicità di Marco Bardoscia al contrabbasso, dalle poliritmiche movenze di Gianluca Brugnano alla batteria e dalle eteree aperture del Quartetto Alborada. Un trio jazz classico per narrazioni personali e animistiche.
La seconda parte si riduce armonicamente per lasciare il posto a un qualcosa di molto più rarefatto, minimale, intimamente personale. La pianista suona sempre in trio ma le sono affianco il lirico e profondo Luca Aquino alla tromba e Salvatore Maltana al contrabbasso che regge l’intera e scarnificata struttura ritmica del gruppo. Il Quartetto Alborada fa una breve ma intensa comparsa nel palingenetico e gioioso Il Dio delle Piccole Cose. Questo secondo disco più che un concept musicale è un poema, con Aquino che fa cantare la sua tromba (A piedi nudi, Kariye) raggiungendo vette dove spiritualità e poesia si fondono attraverso un suono che accorpa nord e sud, jazz, musica etnica e contemporanea. Mangiaracina ha tessuto sapientemente la struttura delle composizioni, anche quelle che non sono sue, dimostrando ancora una volta di essere brava, non solo come pianista ma anche come compositrice e arrangiatrice. Una menzione speciale va al brano Carnera, un film in bianco nero sublime e struggente. Un capolavoro assoluto.
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