Guido Michelone, Il jazz e l’Italia. Cento musicisti si raccontano

Arcana Edizioni – 2023

Foto: la copertina del libro

 

Per la sempre attenta Arcana editrice è da poco uscito il volume del saggista, giornalista e docente universitario Guido Michelone. Dopo il testo che indagava il jazz in Europa, di taglio prettamente analitico, la nuova uscita pone l’accento sul jazz e l’Italia proponendo centro interviste ai più interessanti jazzisti del bel paese.

Come ricorda lo studioso: «[…] vista l’esistenza di ottimi saggi sull’argomento… Accantono dunque il percorso storico generale, pensando che, sulla base dell’esperienza personale, risolta in decine e decine di interviste da me effettuate durante l’ultimo quarto di secolo sia possibile raccontare il jazz dell’Italia e il jazz nell’Italia […]»

L’idea è di creare una sorta di brevi monografie che sappiano esaltare sia il jazzista protagonista che cogliere lo stato del jazz in quel dato momento storico, quasi una fotografia precisa di come il jazz e mutato nel corso del tempo e come la sua ricezione si sia modificata.

Michelone rileva scoperte interessanti all’interno delle conversazioni: «[…] un fronte unitario contro la scarsa attenzione del mondo politico verso la cultura in genere e il jazz in particolare: una sensazione che poi è una realtà che mi trova sostanzialmente concorde […]»

L’elenco degli intervistati è quanto mai stimolante, non scontato con nomi importanti, magari meno famosi al grande pubblico, ma che hanno segnato, e continuano a ridefinire la storia del jazz italiano, solo per citarne alcuni: Carlo Actis Dato, Tiziano Tononi, Sergio, Patrizio Fariselli, Maria Pia de Vito, Furio di Castri, Franco D’Andrea, Giorgio Gaslini, Ada Montellanico, Enrico Rava ecc.

Le idee, le definizioni di jazz che ne scaturiscono sono decisive per cogliere che cosa oggi sia il jazz e quali direzioni stia assumendo. La contrabbassista Silvia Bolognesi ricorda come per lei il jazz sia:” una lingua probabilmente, che nel suo percorso storico ha descritto una società, quella afroamericana che lentamente e a fatica ha cercato la propria identità. Oggi non è più necessariamente legata a quell’unica identità sociale, è diventato un linguaggio che poi ha assorbito anche elementi da altri generi musicali, l’elemento ritmico, il legame con lo swing o il blues però almeno per me sono caratteristiche ancora importanti per chiamarlo jazz.”

Il compianto Giorgio Gaslini ci regala perle di saggezza e in lui troviamo quel “musicista totale” per cui: «[…] Il jazz non è un genere di musica ma piuttosto una lingua in continua evoluzione. Alla sua essenza appartiene l’improvvisazione. E anche il concetto di improvvisazione oggi si è ampliato sino a rendere possibile un nuovo orizzonte creativo, ricco sempre più di “materiali di lavoro” d’estrazione “totale” […]»

Il testo è agevole e intrigante e, come ricorda sempre il giornalista: «… penso infine che questo nuovo libro possa essere tante cose per chi sta leggendo: una storia sui generis, un viaggio nella memoria, una riflessione generazionale su un credo artistico, un costante dialogo fra me e gli altri […]»

La bellezza si trova proprio in questa conoscenza per “frequentazione” che è immediata e vitale e che ci offre una storia del jazz emozionante che si svela dalle parole dei protagonisti.

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