Foto: Roberto Cifarelli
Bobby McFerrin @ Parco della Musica.
Roma, Auditorium Parco della Musica – 20.5.2010
Bobby McFerrin: voce
Può un artista senza alcuno strumento, base o effetti vari reggere un intero concerto senza alla lunga stancare o risultare monocorde ma anzi divertire sempre più il pubblico? Se il personaggio in questione fa di nome Bobby McFerrin, tutto questo può davvero succedere. E così, armato di solo microfono, si è presentato in perfetta solitudine il 20 maggio al cospetto di una affollata e sempre impegnativa sala Santa Cecilia di Roma. In realtà, fin dagli esordi, al talento e alla tecnica fuori dal comune che l’hanno reso celebre, con un’estensione di ben quattro ottave, ha da sempre abbinato un grande versatilità che l’ha portato negli anni a duettare con musicisti del calibro di Herbie Hancock, Chick Corea e Yo-Yo Ma, ma anche dirigere importanti orchestre di musica classica così come affrontare platee importanti senza nessun accompagnamento. E dunque, quello presentato all’Auditorium romano è uno show ormai collaudato e impreziosito negli anni con un McFerrin abile come mai a tenere con classe la scena.
La prima parte del concerto è tutta per una ricca rivisitazione del tutto personale di brani che spaziano dalla musica black al pop, dal funk al jazz fino all’Ave Maria di Bach. McFerrin ha sviluppato una particolare tecnica con la quale, partendo dalla linea di basso e servendosi del battito della mano sul petto come ritmica, gioca sui temi così come sulle improvvisazioni in un intreccio di più livelli davvero coinvolgenti: non si tratta in realtà né di semplici improvvisazioni a cappella né tantomeno di una banale imitazione di strumenti musicali, ma bensì una esplorazione vocale che gli consente di poter combinare qualsiasi influenze musicali. L’atteggiamento iniziale è serioso, quasi mistico nelle movenze, rispettoso ma con un sorriso fisso in volto in una sequenza di brani tipici del suo repertorio. Altra caratteristica che non poteva certo mancare è l’interazione con il pubblico: dapprima si serve della platea trasformandola in un immenso coro a più voci, poi chiamando sul palco alcuni volontari li invita a ballare su diverse basi lì per lì improvvisate e poi scendendo lui stesso tra la gente per duettare con alcuni degli spettatori, regalando anche momenti esilaranti. In effetti lo si potrebbe forse confondere con spezzoni di alto cabaret per la simpatia contagiosa con la quale McFerrin affronta ogni situazione, ma in realtà si tratta di un modo diverso di intendere un concerto facendo diventare protagonista anche il pubblico presente, con la musica che rimane comunque sempre al centro della scena. Anche il bis è un fuori programma rispetto ad un abituale concerto, con il cantante impegnato questa volta a rispondere alle domande curiose rivolte da un pubblico divertito e completamente affascinato dalla generosità e dalla classe di un artista a tutto tondo.