Young Jazz 2010. Le attività  collaterali.

Foto: Fabio Ciminiera









Young Jazz 2010. Le attività collaterali.

Foligno, 30.5/2.6.2010


Concerti nei musei, incontri con i musicisti e i loro strumenti, aperitivi a suon di jazz, un vero e proprio ristorante, scaturito dal festival. Le attività collaterali di Young Jazz 2010 hanno offerto moltissimi spunti e tante occasioni per avvicinarsi alla musica. L’esempio più eclatante è stato dato dalia sezione Young Jazz Museum dove musica, arte, parole si sono unite per offrire una fruizione davvero totale dei luoghi e delle note. Mario Gammarota è il presidente dell’Associazione Young Jazz: con lui abbiamo affrontato parlato delle direzioni extra-musicali del festival. “Lo dico e lo ripeterò sempre, Young Jazz è in continua ricerca di contaminazione, ossia di ricerca di contatto e confronto con l’esterno come fonte di crescita di sé, perchè in un quotidiano estremamente diversificato e confusionario, si debbono affrontare le sfide pensando sempre di «non bastare»”.


Cosa deve fare un festival per crescere, allargare i suoi orizzonti o anche semplicemente mantenere quanto costruito nella sua storia senza perdere di slancio? Cosa bisogna architettare per fronteggiare una crisi tanto disastrosa nei confronti delle attività culturali? Young Jazz 2010 ha proposto una vasta scelta di attività collaterali al festival e, in special modo, ha dialogato in maniera costruttiva con associazioni, enti, territorio e aziende per creare una relazione forte, dove scambi e vantaggi fossero reciproci. “In un periodo di crisi, dove la cultura viene considerata come una delle prime voci di bilancio da tagliare, rimane fondamentale, a nostro avviso, costruire rapporti e sinergie con altri soggetti locali, pubblici e privati, al fine di promuovere, con progetti integrati, le bellezze e le ricchezze dell’intero territorio. Tale modalità permette alla cultura di essere fattore di crescita, sia umana che economica, della comunità e per tale ragione andrebbe, invece, fortemente sostenuta.”


Il discorso, com’è ovvio, parte da lontano. Già nelle passate edizioni erano state diverse le iniziative prese in collaborazione con altri soggetti: dalla sensibilizzazione sull’uso del preservativo – promossa dall’Afam, l’azienda delle farmacie municipali di Foligno – alla presenza delle cantine con degustazioni di vino durante i concerti per arrivare alla presenza nel cartellone 2009 della rassegna dei Matmos, un concerto co-prodotto con Dancity. Legami ancora attivi e affiancati da una nuova serie di attività. “Nel novembre del 2008 a Foligno nasce GRass, Grande Associazione, un network di ben sette tra le più interessanti associazioni culturali della città; in un anno e mezzo di vita, ci siamo già aggiudicati un bando regionale per le promozione delle politiche culturali e giovanili. Young Jazz ne è socio-fondatore. Nell’ultima edizione, Young Jazz ha dedicato all’interno del proprio cartellone un appuntamento «GRass» dove ha incontrato la musica elettronica del Dancity team, anche loro presenti nel network, esperienza sicuramente da ripetere. Molte altre le attività collaterali in Young Jazz 10, tra cui molto interessanti sono state il workshop di fotografia, Musica da guardare (fotografare il jazz) curato da Andrea Boccalini e l’allestimento del Ristoro «Alla Via del Jazz», in collaborazione con Giorgio Barchiesi del Ristorante Alla Via di Mezzo di Bevagna, attraverso il quale abbiamo promosso la cucina e i prodotti locali.”


L’azione promossa da Young Jazz ha portato il festival a conquistare spazi anche al di fuori delle mura folignati. Negli anni scorsi c’era sempre stato l’incontro con Cantine Aperte: in questa edizione è scaturita con l’Associazione La Strada del Sagrantino la sezione Young Jazz & Sagrantino. Il piatto forte, come si diceva in apertura, è stato Young Jazz Museum, la sezione nata dalla collaborazione con la Società Sistema Museo. Cinque concerti e cinque incontri con i musicisti e le loro esperienze, in luoghi assolutamente straordinari come il Museo Civico e la Chiesa di Santa Maria Laurentia di Bevagna, la Rocca Sonora di Gualdo Cattaneo, il Museo Civico di San Francesco di Montefalco, l’Auditorium Adolfo Broegg e il Museo Emilio Greco di Spello e il Complesso museale San Francesco di Trevi. Certamente l’Umbria offre un patrimonio artistico di eccezionale valore, l’idea di metterlo a disposizione per dare vita a un incontro di arti toglie la patina solitamente associata all’idea di museo. “Ogni iniziativa della sezione Young Jazz Museum abbiamo incontrato molte persone, attente, interessate e sorprese favorevolmente dalla nuova formula. Credo che non solo sarà ripetuta, ma decisamente ampliata. Non può non ringraziare le Amministrazioni comunali del territorio che ci hanno accolto tra le mure di borghi semplicemente splendidi e in luoghi suggestivi come i Musei.”


In un momento di crisi, come quello presente, questa strategia ha permesso al festival di non ripiegarsi su sé stessa, ma ha consentito anche di poter mantenere la cifra stilistica del festival, con la creazione di spazi di diversa grandezza dove poter proporre concerti differneti per taglio stilistico taglio e seguito. Una strada articolata, non semplice da percorrere, ma nemmeno impossibile, sicruamente le necessità aguzzano le intenzioni, ma queste erano già presenti nella storia della rassegna. “L’obiettivo per le prossime edizioni sarà sicuramente quello di curare e sviluppare maggiormente l’incontro tra arte, musica e enogastronomia. E’ ancora troppo presto per dire come, ma le sorprese non mancheranno. Certo, tutte le nuove attività collaterali proposte hanno fatto centro e, pertanto, credo che verranno sicuramente riproposte e aggiungeremo anche altre nuove idee.”