Giovanni Sollima/Alessandro Gandola – Astrolabioanima

Giovanni Sollima Alessandro Gandola - Astrolabioanima

Odd Times Records – OTR 001 – 2008

Giovanni Sollima: violoncello, voce

Alessandro Gandola: sax soprano



Astrolabioanima nasce dall’incontro, di primo acchito un po’ spiazzante, tra il violoncello di Giovanni Sollima e il sax soprano di Alessandro Gandola. L’idea iniziale dei due era quella di creare un programma musicale da presentare in concerto, e la registrazione, avvenuta tra il 18 e il 20 marzo 2006 a casa del sassofonista, doveva solo supportare il lavoro di creazione e preparazione di tale proposito. Ciò che ne venne fuori da quella full immersion non fu solo un ricco programma da concerto ma anche il materiale per confezionare successivamente questo piccolo gioiello licenziato nel 2008 dalla Odd Times Records. L’apertura dell’album non da scampo ad equivoci con un intro di violoncello sapientemente distorto che fa subito intendere il carattere sperimentale dell’intero progetto. D’altra parte il violoncellista siciliano si è continuamente diviso tra composizioni classiche, collaborando tra gli altri con Abbado, Sinopoli e Demus, e contaminazioni tra generi diversi, dal rock al jazz passando per la musica popolare fino a quella etnica di origine mediterranea. Alessandro Gandola nondimeno è da sempre stato ben disposto alle più sorprendenti miscele di generi e stili diventando uno dei più originali sassofonisti nostrani. E così già sulla carta si ha l’impressione di felice binomio, scelta che si rivela più che vincente ascoltando l’intero lavoro. Si tratta di dieci brani difficilmente inquadrabili tra improvvisazione e composizione per poco meno di un’ora di musica coinvolgente. L’interplay ovviamente diviene l’elemento cardine lasciando al dialogo lo sviluppo musicale e creativo con i due protagonisti abili nello scambiarsi via via i ruoli. Una raccolta di improvvisazioni compositive, come vengono legittimamente definite dai due, registrate in presa diretta in cui si possono riconoscere passaggi di musica barocca, rock, jazz fino alle atmosfere nordiche di John Surman, garantendo una svariata quantità di colori e scongiurando il rischio di uniformità.


Un lavoro sicuramente notevole e riuscito in cui le tracce, grazie alla vena creativa ed alla perfetta complementarietà dei due strumentisti, riescono man mano a crescere e stimolare in un ascolto che si fa via via sempre più interessante.