Foto: copertina del libro.
Libri jazz 2010
Le pubblicazioni di jazz (e non solo) da gennaio a giugno 2010.
Com’è la situazione oggi in Italia del libro che parla di jazz? Complessivamente buona in questa prima metà del 2010, stando alle pubblicazioni sinora ricevute, che corrispondono grosso modo al 90% di tutte quelle effettivamente uscite sul mercato italiano (e a volte internazionale). In alcuni casi poi la situazione è più che buona a cominciare da due grandi eventi culturali, legati proprio all’editoria.
Il primo evento riguarda direttamente il jazz italiano ed è il prosieguo della monumentale disamina che l’infaticabile Adriano Mazzoletti conduce sulla storia dei ritmi sincopati italici. Riprendendo un precedente studio di ventisette anni fa (Adriano Mazzoletti, Il jazz in Italia. Dalle origini al dopoguerra, Laterza, Roma-Bari 1983) il giornalista genovese, ma laziale d’adozione, inizia sei anni fa ad ampliarne le sorti: nasce così Adriano Mazzoletti, Il jazz in Italia. Dalle origini alle grandi orchestre (EDT, Torino 2004) che, da fine Ottocento arriva grosso modo agli anni della Seconda Guerra Mondiale. Ora, con il nuovo doppio volume di ben 1650 pagine Il jazz in Italia. Volume secondo. Dallo swing agli anni sessanta (EDT) di Adriano Mazzoletti, l’indagine si estende a un periodo cronologicamente assai più ristretto (circa un quarto di secolo) ma ricchissimo di fermenti: ed da lì infatti che nasce il Jazz Made in Italy così come lo si conosce oggigiorno. E lo studio è talmente vasto, prezioso, esauriente, dettagliatissimo che non si può aggiungere altro, se non complimentarsi con l’Autore per un’opera che meriterebbe un contributo ministeriale (davvero unica nel suo genere al mondo, trarre ovviamente per gli Stati Uniti, dove il jazz è nato). E c’è da augurarsi che qualche sovvenzione pubblica giunga per far continuare questo monumentale lavoro, arrivando magari alla stretta attualità (cosa che richiederebbe almeno un coordinamento di gruppo).
Il secondo grande evento editoriale è Pier Paolo Pasolini. Le opere, la musica, la cultura (Diana Galiani) di Giuseppa Magaletta: anche qui due volumi per complessive duemila pagine, in cui il musicista, sociologo, ginnasta e didatta, studia tutto quanto, nel mondo delle sette note, ha a che fare con l’opera del regista/scrittore, dalla semplice parola citata in una breve poesia fino alla colonna sonora adoperata in un film: il jazz è minoritario rispetto al folclore o alla classica, tuttavia segna una docu-fiction sperimentale come Appunti per un’Orestiade africana (1970) con il coinvolgimento del free nel sax tenore di Gato Barbieri.
Detto questo gli altri libri di jazz individuati – in tutto ventinove – appartengono a categorie per così dire classiche o tradizionali all’interno della jazzologia o della storiografia musicale. C’è innanzitutto una folta presenza di biografie, che in tutti i campi del sapere sono un genere che appassiona sempre il lettore italiano: sono sei e quasi tutte inerenti a musicisti tangenti o affini al jazz, ma che per il jazz risultano protagonisti importantissimi per tutta una serie di ragioni che vanno dal carisma personale all’influsso sonoro, dall’affinità elettiva al coinvolgimento più o meno diretto: Jimi Hendrix, Charlie Christian, Paolo Conte, Demetrio Stratos, Bob Marley, Miriam Makeba e Giuni Russo sono appunto i personaggi in questione.
Su Hendrix escono difatti in libreria due volumi Eletric Ladyland (No Reply) di John Perry e Jimi. Santo subito! (Shake) di Enzo Gentile, che ovviamente riguardano il chitarrista più influente degli ultimi quarant’anni dal rock al blues, dal jazz alla fusion: nel primo caso il tema è incentrato sul celeberrimo long-playing del 1968 (dalla copertina censurata per le troppe donne nude) che rappresenta l’apice del solismo psichedelico; nel secondo il grido d’amore riguarda non solo un fatto di affettività, ma il risultato di studi, ricerche, concetti, passioni di un decano della critica pop-rock italiana. Se però si è legati alla chitarra jazz-jazz allora Il Chitarrista di Jazz (Erga) di Roberto G. Colombo è il libro indispensabile: dedicato al genio di Charlie Christian e ai guitar-men che dallo swing all’hard-bop lo anticipano o lo seguono (ispirandosi quasi solo a lui) è un volume serio, esauriente, ricco di spunti.
Le altre tre biografie concernono invece tutti vocalists, che però intrattengono con la canzone jazz rapporti lontani o collaterali, benché fruttuosi, attivi, interdipendenti: Paolo Conte. Il maestro è nell’anima (Aliberti) di Paolo Giovanazzi è una lunga recente intervista (inframmezzata a quelle di molti suoi collaboratori) al cantautore astigiano che, in tono arguto, ripercorre una carriera strepitosa con lo swing nel sangue. Demetrio Stratos e il teatro della voce (Auditorium) di Andrea Laino è invece un contributo musico-filosofico allo studio del cantante/performer italo-greco (voce dei Ribelli e degli Area e acceso sperimentatore), mattatore negli anni Settanta di una stagione libera all’insegna delle musiche creative (tra prog e free, nel suo caso). Giuni Russo (Bompiani) della scrittrice Bianca Pitzorno è il commosso ritratto a una vocalist eccezionale, prematuramente scomparsa e troppo presto dedita a una pur intelligente pop song, nonostante gli esordi nel soul-jazz; il volume è in vendita assieme al dvd documentario, girato da Franco Battiato, grande estimatore della vocalist siciliana.
Attigua alla biografia esiste ovviamente l’autobiografia e qui su sette libri riscontrati, la maggior parte appartiene al jazz puro, a cominciare dai due riguardanti Paolo Fresu; in Musica Dentro (Feltrinelli) di Paolo Fresu il trombettista sardo, più che la vita, ama confessare le sensazioni che via via prova nella carriera di musicista, con l’apprendistato e i successi come metafore di un amore per il jazz vissuto con intensità ed equilibrio; l’altro Paolo Fresu racconta il jazz attraverso la storia dei grandi trombettisti americani (Auditorium) ha un titolo fuorviante, perché il libro, curato da Vittorio Albani (quale catalogo o atti di convegno) a parte una premessa dello stesso Fresu, consta di una serie di saggi sui grandi trombettisti Armstrong (Zenni), Gillespie (Onori), Davis (Merlin), Baker (Vigna), Marsalis e Douglas (Merighi) che poi, nel dvd annesso, Paolo interpreta alla sua maniera. Anche William Parker. Conversazioni sul jazz (Auditorium) di Marcello Lorrai sposta l’accento dal personalismo alla riflessione attorno alla musica afroamericana, mediante le interviste raccolte nel tempo dallo studioso milanese (che accoglie pure il notevole contributo visivo del fotografo Luciano Rossetti).
I restanti volumi autobiografici riguardano il mondo del canto, a cominciare da Tua per sempre (Coniglio) di Jula De Palma, che dopo un lungo silenzio pubblica i diari che tiene, tra gli anni Cinquanta e Settanta, nel pieno fulgore di cantante leggera influenzata dai ritmi sincopati e dalla vena crooner, che nell’Italietta del boom fa scandalo perché giudicata troppo sexy. Vocal Classes. L’evoluzione nel canto (De Agostini) di Luca Jurman è il manuale, in cui musica, vita e voce si attraggono e compenetrano inestricabilmente, da parte di un interprete soul di vero talento, noto ai più come insegnante, producer e talent scout. La storia di Miriam Makeba (Gorée) che la cantante sudafricana narra a Nomsa Mwamuka è assai intrigante: una storia al contempo drammatica e fascinosa, in cui una delle anticipatrici della world music, in grado di coniugare jazz, pop e canto ancestrale, traccia simbolicamente il ritratto di un’epoca e di un continente. Analogo destino per il libro Bob Marley. In This Life (Chinaski) a cura di F.T. Sandman: antologia di interviste del profeta del reggae giamaicano, tra le musiche afroamericane maggiormente gradite ai jazzisti neri delle ultimissime generazioni.
Gli ultimi tredici libri appartengono a generi diversi tra loro: se ne possono anzitutto raggruppare cinque sotto il nome di dizionari, di cui quattro stricto sensu; i due World Music (Rough Guides, distribuzione Penguin Italia) a cura di Simon Broughton , Mark Ellingham e Jon Lusk – il primo dedicato ad Africa & Middle East, il secondo a Europe, Asia & Pacific) – sono l’aggiornamento, dieci anno dopo, di queste fondamentali enciclopedie britanniche (un terzo volume sulle Americhe sarà pronto forse fra due anni) dove, nazione per nazione, si indica tutto quanto concerne la musica etnica originale o contaminata con altre musiche (jazz compreso). Spaghetti Swing (Zona) di Freddy Colt è, come dice il sottotitolo, un agile “prontuario biografico della canzone jazzata” nel nostro Paese, con una suddivisione cronologica in cinque grandi aree (per interpreti, con ordini alfabetici): Scuola del ritmo, Entertainers, Signore, Napoletana, Revival. Sempre sull’Italia è incentrata la Nuova Enciclopedia del Futurismo Musicale (Mudima) del compositore e musicologo Daniele Lombardi: una sola tavola dedicata al jazz, ma la conoscenza di quanto i futuristi conducono in musica, grosso modo tra le due guerre, nell’arco di nemmeno un ventennio è prioritaria onde capire i successivi sviluppi di tutta la musica contemporanea del secondo Novecento (free jazz compreso).
Per contro Chitarre rock. I grandi interpreti (White Star) di Ernesto Assante è il tipico coffee-table-book, che riguarda ovviamente i santoni dell’electric guitar dal r’n’r all’heavy metal, passando comunque attraverso esponenti del blues (King, Hooker, Waters, Bloomfields, Clapton, Green, Cooder) o vicini alla fusion (Santana, Beck, Zappa, Fripp, lo stesso Hendrix). Accostabile a quest’ultimo libro, per essere volumi illustrati, ci sono da un lato Jazz Moment. Trent’anni di jazz al Saint Louis (Saint Louis) a cura di Adriano Mazzoletti, Marco Molendini, Stefano Masterizzi, dove la grande realtà culturale romana, tra scuola di musica e spazio per concerti è ripercorsa mediante splendide foto in bianco e nero di insegni swingers, boppers, freemen statunitensi, europei e italiani che, di volta in volta, insegnano, partecipano, suonano. Freedom Rhythm & Sound. Revolutionary Jazz Original Cover Art 1965-83 (SJR Publishing) a cura di Gilles Peterson e Stuart Baker narra di come per un certo periodo la ribellione in America avvenga non solo con i suoni del free o di certo funk, r’n’b, jazz-soul, ma anche attraverso le grafiche delle copertine dei 33 giri che rispondono agli ideali di lotta, di utopia e di sovversione di quasi tutta la cultura afroamericana.
Illustrato è in parte anche Bassi Istinti. Elogio del basso elettrico (Fernadel) del pittore Pablo Echaurren, collezionista e suonatore dilettante, che, soprattutto in ambito r’n’r e r’n’b, percorre, in una forma quasi romanzata (e fortemente autobiografica), una storia di marchi e loghi che, dai Fifties, impongono uno strumento-chiave della nostra epoca. C’è quindi un paio di romanzi autentici a chiosare il rapporto tra jazz e letteratura: da un lato Amori, altipiani e macchine parlanti (Garzanti) di Gianni Morelli vede il protagonista Viani Deluca, a inizio Novecento, giostrarsi tra le belle donne, i viaggi nelle Americhe e i primi grammofoni, che diffondono il ragtime o le romanze d’opera. Dall’altro Il ladro di suoni (Fandango) di Vittorio Giacopini presenta la storia di Dean Benedetti, un “giovane vecchio” rintanatosi in Toscana, con una vicenda di bebop americano in cui tutto può essere vero o tutto falso, con un tesoro tra verità e invenzione.
E infine sei saggi, di cui tre parajazzistici e sociologizzanti, ma di piacevole lettura. E si può iniziare con Birds Of Passage. I musicisti napoletani a New York 1895-1940 (LIM) di Simona Frasca, sociologa, la quale affronta la storia della canzone partenopea in rapporto al tema dell’emigrazione, in una città che vede la rapida ascesa del jazz in un incrocio fra etnie, culture, differenze e analogie razziali. Sociologia della musica. La costruzione sociale del suono dalle tribù al digitale (UTET) di Lello Savonardo introduce alle tematiche della sociologia della musica, partendo dalle teorie di Max Weber e Theodor W. Adorno, fino a costituirsi, grazie ai molti esempi ricavati dalla classica, dal jazz, dal rock, quale guida indispensabile per quanti sono interessati a orientarsi nel mondo delle sete note, per conoscere gli intricati rapporti tra i linguaggi sonori e la cosiddetta realtà sociale. Funk! La musica, il ritmo e i protagonisti (Odoya) di Rickey Vincent narra la storia di un fenomeno che è insieme uno stile musicale, un modo di ascoltare e ballare e un ideale profondamente radicato nella tradizione nera americana: una musica dal groove eccitante che veicola nell’immediato energia e determinazione, rabbia e speranza, alla distanza spirito indomito e messaggi sociali.
Gli ultimi tre libri sono forse più per chi studia il jazz professionalmente. Il primo di essi è squisitamente tecnico poiché il freeman Stefano Pastor in Violinjazz. Analisi degli aspetti esecutivi e tecnico-interpretativi (Eco) adotta un metodo al contempo spregiudicato e didascalico, guardando agli insegnamenti conservatoriali della musica classica, ma anche all’esperienza dell’ascolto, su disco, degli assolo di Charlie Parker, quasi a dire che non solo i violinisti jazz, da Stuff Smith a Mat Maneri, ma soprattutto i “Grandi” di questa musica, da Ellington a Coltrane, devono essere fonti ispirative assolute. Gli altri due testi sono, in parte, di più facile lettura anche per i non addetti ai lavori. Altre x-roads. Modi dell’espressività afroamericana (Bacchilega) di Franco Minganti riprende un’opera precedente di questo professore universitario di Letteratura Americana, compiendo una ricognizione su alcuni aspetti dell’immaginario jazzistico (e black in generale) in una cultura popolare che in Occidente usa circuitare i suoni, la letteratura, il cinema, lo storytelling e la performance. E per ultimo un grande saggio, ormai un classico di una monumentale opera solipsistica: ecco quindi Il Jazz. L’era dello Swing. Le orchestre bianche e i complessi (EDT) il sesto e ultimo volume della grande storia del jazz del compositore e musicologo americano Gunther Schuller, in cui prende in esame le white bands di Barnet, Crosby, Dorsey, Shaw, Goodman, Herman, James, Krupa, Miller, Thornhill, Kirby, Moony e Tristano che attraverso la codificazione e lo sviluppo delle innovazioni della controparte nera giocano un ruolo cruciale nella storia del jazz tra gli anni Trenta-Quaranta e fanno conoscere il jazz a tutti; come i precedenti cinque volumi, il lavoro è profondamente rivisto e aggiornato dall’autore con Marcello Piras, ed è completato da un ampio glossario di tutti i termini tecnici e da un’estesa discografia; con questo volume l’editrice piemontese termina la pubblicazione della più ampia, seria, approfondita e documentata sistemazione storico-critica del jazz, già da anni adottata come testo d’esame nelle Università e nei Conservatori di tutto il mondo.
Indice dei libri citati, per autore, in ordine alfabetico:
AA. VV., Paolo Fresu racconta il jazz attraverso la storia dei grandi trombettisti americani (Auditorium, Milano)
Assante Ernesto, Chitarre rock. I grandi interpreti (White Star, Vercelli)
Broughton Simon, Ellingham Mark, Lusk Jon (a cura di), World Music. Africa & Middle East (Rough Guides, London)
Broughton Simon, Ellingham Mark, Lusk Jon (a cura di), World Music. Europe, Asia & Pacific (Rough Guides, London)
Colombo Roberto G., Il Chitarrista di Jazz (Erga, Genova)
Colt Freddy, Spaghetti Swing (Zona, Civitella in Val di Chiana)
De Palma Jula, Tua per sempre (Coniglio, Roma)
Echaurren Pablo, Bassi Istinti. Elogio del basso elettrico (Fernadel, Ravenna)
Frasca Simona, Birds Of Passage. I musicisti napoletani a New York 1895-1940 (LIM, Pisa)
Fresu Paolo, Musica Dentro (Feltrinelli, Milano)
Gentile Enzo, Jimi. Santo subito! (Shake, Milano)
Giacopini Vittorio, Il ladro di suoni (Fandango)
Giovanazzi Paolo, Paolo Conte. Il maestro è nell’anima (Aliberti, Roma)
Jurman Luca, Vocal Classes. L’evoluzione nel canto (De Agostini, Novara)
Laino Andrea, Demetrio Stratos e il teatro della voce (Auditorium, Milano)
Lombardi Daniele, Nuova Enciclopedia del Futurismo Musicale (Mudima, Milano)
Lorrai Marcello, William Parker. Conversazioni sul jazz (Auditorium, Milano)
Magaletta Giuseppa, Pier Paolo Pasolini. Le opere, la musica, la cultura (Diana Galiani, Lecce)
Makeba Miriam, Mwamuka Nomsa, La storia di Miriam Makeba (Gorée, Iesa)
Mazzoletti Adriano, Il jazz in Italia. Volume secondo. Dallo swing agli anni sessanta (EDT, Torino)
Mazzoletti Adriano, Molendini Marco, Masterizzi Stefano (a cura di), Jazz Moment. Trent’anni di jazz al Saint Louis (Saint Louis, Roma)
Minganti Franco, Altre x-roads. Modi dell’espressività afroamericana (Bacchlega, Imola)
Morelli Gianni, Amori, altipiani e macchine parlanti (Garzanti, Milano)
Pastor Stefano, Violinjazz. Analisi degli aspetti esecutivi e tecnico-interpretativi (Eco, Monza)
Perry John, Eletric Ladyland (No Reply, Milano)
Peterson Gilles, Baker Stuart (a cura di), Freedom Rhythm & Sound. Revolutionary Jazz Original Cover Art 1965-83 (SJR Publishing, London)
Pitzorno Bianca, Giuni Russo (Bompiani, Milano)
Sandman F.T. (a cura di), Bob Marley. In This Life (Chinaski, Genova)
Savonardo Lello, Sociologia dela musica. La costruzione sociale del suono dalle tribù al digitale (UTET, Torino)
Schuller Gunther, Il Jazz. L’era dello Swing. Le orchestre bianche e i complessi (EDT, Torino)
Vincent Rickey, Funk! La musica, il ritmo e i protagonisti (Odoya, Bologna)