CNI Music – CNDL 22638 – 2009
Marco Castelli: direzione, arrangiamenti, sax soprano, sopranino
Alessandro Ceschia, Cristina Gerin, Stefano Giust, Michele Milanese, Piero Pieri, Donato Riccesi, Sergio Tonello, Barbara Toso: sassofoni
Carlo Marchi: tromba
Sandro ‘Plip’ Vilevich: flicorno
Tommaso Bisiak: flauto
Giusepee ‘Vo’ Orselli: trombone
Emanuele Laterza: chitarra
Giovanni Vianelli: pianoforte, tastiere
Stefano Lesini: contrabbasso
Marco Vattovani: batteria
Massimo Leonzini: percussioni
Ospiti:
David Boato: tromba
Fabio Koryu Calabrò: Vocal & ukulele
Angelo Comisso: piano
Sergio Cossu: Vocoder
Germana Giannini: vocal
Ermanno Signorelli: chitarra classica
Alessandro Simionetto: violino
VincEnzo Stera: ciaramella, launeddas
Gabriele Centis e Fulvio Zafret: batteria e percussioni
Organico ampio e numeroso, la BandOrkestra.55 diretta da Marco Castelli annovera tra le sue fila praticamente ogni tipo di strumento: dalle launeddas al vocoder, passando per una corposa sezione di sassofoni, fiati di ogni tipo, una sezione ritmica completata da percussioni, chitarre e tastiere e, naturalmente, le voci. Esclusi il theremin, il bassotuba e lo stick-bass sono davvero poche le voci non presenti nell’organico.
Allo stesso modo, sono estremamente variopinte le ispirazioni musicali: basta scorrere la lista dei brani e si scoprono autori come Dollar Brand, Nat Adderley, Goran Bregovic e cavalli di battaglia presi dal repertorio di interpreti come Louis Prima, Renato Carosone e Domenico Modugno. Se questa scelta non fosse già di per se sufficientemente eclettica si possono aggiungere l’accento tangueiro di Baires, la deriva ska e raggamuffin di Bandando e la ripresa di Miserlou, brano contenuto, nella sua versione surf, all’interno della colonna sonora di Pulp Fiction e proveniente dal repertorio klezmer dell’Europa Orientale.
Bandando è a dir poco un disco eclettico. Scelte decisamente divergenti vengono giustapposte da Marco Castelli attraverso ogni possibile ridefinizione dell’organico. Lo stesso Castelli spiega al’interno del disco l’idea di fondo della formazione. “La BandOrkestra non è una big band e nemmeno un’orchestra popolare: è una formazione atipica che suona spaziando tra stili e suggestioni musicali diversi, un organico numeroso ma gestito come strumento flessibile e malleabile.”
L’anima della band si nutre di tutto questo – suoni, ispirazioni e intenzioni – per scorrazzare in modo libero e festoso nelle tante direzioni proposte. Soprattutto a dare la cifra al lavoro è la continua mescolanza di idee ritmiche e sonore, come a voler mettere in evidenza le radici comuni di generi e accenti musicali diversi. Le già tante ispirazioni vengono ulteriormente ampliate e speziate da inserti africani, balcanici, mediorientali, funky e boogaloo ma anche dal riecheggiare continuo di frasi da altri brani, dall’intrecciarsi di melodie – come in Vecchio Americano, intersezione di Tu vuò fa l’americano e Vecchio Frac – in un carosello senza sosta dal quale emerge una delle pratiche più importanti della storia delle bande popolari, vale a dire la capacità di suonare di tutto, occhieggiando di continuo a melodie e canzoni.
Bandando mette a dura prova chi voglia necessariamente incasellare un disco in una precisa definizione di genere. Obiettivo dichiarato da Castelli nelle note di copertina e perseguito con una scelta di ospiti, e relativi strumenti, variegata, con un atteggiamento aperto nella direzione e nell’arrangiamento. In ogni caso, sarebbe difficile, con un repertorio e un organico simili, costringersi alla mera esecuzione di regole stabilite: Castelli punta però, direttamente e senza esitazioni nella direzione opposta e sceglie nell’affrontare, terreni tanto diversi, di muoversi senza vincoli di sorta. Un alto grado di libertà espressiva, mantenendo sempre una visione estremamente leggibile per quanto riguarda melodie e ritmi: così da una parte, l’arrangiatore può inserire elementi altri in ogni momento e, dall’altra, i solisti hanno sempre il destro per le improvvisazioni.