Cettina Donato – Pristine

Cettina Donato - Pristine

Wider Look – WLK 005 – 2008

Cettina Donato: pianoforte

Daniele Zappalà: tromba, flicorno

Dario Miano: sax tenore

Paride Furzi: contrabbasso

David Lo Cascio: batteria

Jerry Popolo: sax tenore e soprano

Gabriele Pesaresi: contrabbasso

Roberto Desiderio: batteria



Pristine è l’interessante album di debutto di Cettina Donato uscito nel 2008 per la Wider Look. La pianista siciliana viene da una formazione classica diplomandosi al Conservatorio di Reggio Calabria nel 1999 e coltivando parallelamente negli anni la passione per il jazz accanto a Salvatore Bonafede, qui omaggiato in una personale rilettura della sua Mel Lewis, dedicata al batterista statunitense. Per questo suo esordio ha scelto la forma del quintetto (o per dire come si presenta nel disco, dall’inequivocabile gioco di parole, il quin tett) impreziosito dai sassofoni di Jerry Popolo, il basso di Gabriele Pesaresi e la batteria di Roberto Desiderio.


L’inizio, Conchita Blues, è subito scoppiettante con una corposa sezione fiati, formata da ben due tenori, ad essere protagonista con il piano della Donato che lascia loro carta bianca. Il brano seguente, Stromboli, si rifà al jazz modale degli anni ’60 con al centro della scena il sax di Miano e la tromba di Zappalà mentre più intima è la successiva Camera con vista, dove a salire in cattedra è questa volta la sezione ritmica. Si arriva così linearmente al primo standard del disco (saranno in tutto due) con una sostenuta e brillante Summertime seguita da una riuscita Waltz Time, forse il momento migliore dell’intero album, eseguita in quartetto con un ispirato Popolo al sax soprano. In conclusione i due omaggi, il già citato al pianista siciliano Bonafede, ed a Dizzy Gillespie con la sua celeberrima A Night In Tunisia.


Ciò che rimane è sicuramente un buon disco d’esordio, sia dal punto di vista della scrittura che dell’esposizione, con la musica d’insieme vera protagonista, anche se rimane l’impressione che proprio la Donato avrebbe potuto osare di più, rimanendo invece troppo spesso volutamente defilata.