Genova, Teatro Nazionale – 27.2.2024
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Il regista Giorgio Gallione torna a confrontarsi con “La Buona Novella” a più di vent’anni dal precedente allestimento. Nel 2000/2001 i protagonisti principali erano Claudio Bisio e Lina Sastri. Carlo Boccadoro con l’ensemble “Sentieri selvaggi” si occupava, invece, dell’organizzazione della parte musicale. Oggi, invece, il primo attore e cantante è Neri Marcorè, capace di calarsi nella parte di narratore con la consueta verve, calcando sugli aspetti ironici dei testi tratti dai vangeli apocrifi o assumendo toni e registri espressivi non caricati, particolarmente efficaci nei momenti drammatici o tragici della pièce. Sì perché Giorgio Gallione non si limita a rappresentare scenicamente l’album di Fabrizio De Andrè uscito nel 1969, ma collega le 12 canzoni con la lettura di brani tratti dai vangeli apocrifi, a cui d’altra parte si era ispirato il cantautore genovese nella realizzazione del concept album, evitando, per scelta precisa di rifarsi a passi dei vangeli ufficialmente approvati dalla Chiesa. Per semplificare, in sintesi, ne viene fuori uno spettacolo di teatro-canzone, che non segue uno schema fisso, e cioè una alternanza regolare fra parte recitata e parte musicale. Si va dietro, invece, alle suggestioni dei contenuti poetici insiti nell’opera. Marcorè, misurato come voce narrante, è altrettanto adeguato come cantante, risultando incisivo e personale. Il suo timbro si avvicina a quello di De Andrè. Siamo lontanissimi, però, da un tentativo di imitazione pedissequa dell’ingombrante modello di riferimento, poiché il poliedrico artista marchigiano sa tenersi alla giusta distanza dallo specifico deandreiano.
Gli arrangiamenti e la direzione musicale di Paolo Silvestri, poi, valorizzano appieno l’azione degli altri partecipanti allo spettacolo, quattro dei quali provenienti dall’ambito jazzistico: Anais Drago, Barbara Casini, Francesco Negri ed Alessandra Abbondanza
Anais Drago è brillantissima al violino, ma sa anche essere autorevole nel fornire il suo contributo negli unisoni corali.
Barbara Casini, pure alle percussioni, si dimostra a suo agio in un repertorio lontano dal sound latino-americano, suo habitat naturale
Francesco Negri, tastierista genovese del “Nugara trio”, risulta accurato e sobrio nel tratteggiare le sequenze pianistiche della “Buona novella”.
Alessandra Abbondanza, alla voce e alla fisarmonica, non risparmia energia e calore nel partecipare allo svolgimento ritualistico dell’opera teatrale.
Completano il cast Giua, che mette in mostra una bella voce, dalle tante sottigliezze, oltre a destreggiarsi abilmente con la chitarra, e Rosanna Naddeo, co-protagonista con Marcorè del lavoro, convincente ed intensa sia nella recitazione che nel canto.
C’è ancora da aggiungere che, alla riuscita della messinsena, concorrono una sceneggiatura minimale, arricchita episodicamente da oggetti simbolici che scendono dall’alto e un impianto luci del tutto funzionale agli obiettivi stilistici della regia.
Alla fine, il pubblico decreta un successo meritato e annunciato, battendo le mani sulle note de “Il pescatore” e salutando festosamente gli interpreti dello spettacolo. De Andrè, ormai e da tempo, è entrato nel mito e nella memoria collettiva, non solo in Liguria, ma ovunque nel nostro Paese.
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