I quaderni di Diogene – 2023
Foto: la copertina del libro
Livio Minafra e Ugo Sbisà si misurano con un compito arduo nella sua schematicità: tracciare un panorama del jazz europeo attraverso un corposo numero di suggerimenti discografici, centotrenta per la precisione. I due autori utilizzano sintetiche schede dedicate ad alcuni dei personaggi fondamentali della storia del jazz europeo, raggruppate secondo criteri geografici: ogni scheda presenta un musicista attraverso un brevissimo profilo biografico e la scelta di un paio dei dischi più rappresentativi della sua produzione. Tutti i testi del libro sono presentati in italiano e in inglese.
La lista dei musicisti portati all’interno del libro è chiaramente orientata verso autori consolidati e con una particolare attitudine creativa, proprio per mettere in risolato lo spirito dell’operazione voluta da Minafra e Sbisà: sottolineare la capacità dei musicisti europei di fare jazz «proprio integrando immaginario, musica classica europea, musica contemporanea, folk» in una miscela capace di unire i linguaggi musicali e la sensibilità europea alle grammatiche provenienti dagli Stati Uniti. Una ulteriore sintesi quindi nello spirito primigenio del jazz, vale a dire la combinazione, detta in maniera estremamente rapida, tra matrici ritmiche, armoniche e melodiche tipiche dell’Africa e dell’Europa e arrivate ad incontrarsi nei vari territori americani.
Questa nuova sintesi è europea non solo per il “passaporto” di chi la produce ma anche per i riferimenti, le connessioni e gli obiettivi che vengono coinvolti. Un jazz che reclama la stessa dignità e manifesta accenti e possibilità differenti rispetto a quello statunitense, cercando di non indulgere in una sterile imitazione ma, anzi, provando ad arricchire con altri riferimenti e strutture le possibilità espressive e le soluzioni dell’improvvisazione.
“Jazz Europeo… non di solo passaporto” si pone come un vero e proprio vademecum delle tante esperienze del jazz e della musica di improvvisazione europea. Nelle due introduzioni firmate da Minafra e Sbisà, entrambi gli autori sottolineano la loro intenzione di restituire la giusta importanza alle figure che hanno contribuito a fare la storia del jazz europeo e che rischiano invece di passare in secondo piano nell’attenzione delle nuove generazioni. Per la sua strutturazione, il libro rappresenta un naturale punto di partenza per la scoperta – ma anche per la riscoperta – di esperienze basilari nell’evoluzione del jazz nel Novecento e per comprendere quanto sia fondamentale la capacità mimetica di questa musica e la sua naturale disposizione ad accogliere e fare propri i caratteri di altri generi. È un dato che emerge in maniera plastica con l’alternarsi di pagine dedicate di volta in volta a musicisti che hanno preso come riferimento il jazz statunitense, la musica classica, lo spirito più libero e radicale dell’improvvisazione o le radici folkloriche: una coesistenza fertile per quanto, alle volte, burrascosa e conflittuale; un terreno utile sia per le collaborazioni che si sono sviluppate tra i vari protagonisti sia per le mutue influenze scaturite da ascolti e curiosità. La varietà di esperienze attraversate dal jazz europeo – e riportate, nella sua parte più essenziale, da Minafra e Sbisà nel libro – ha contribuito a disegnare il panorama attuale della scena europea, una scena animata dalle pulsioni presenti oggi tanto nei lavori dei musicisti consolidati quanto in quelli delle nuove generazioni, una scena proiettata verso uno sviluppo creativo in continua evoluzione e pronta a trovare nuove strade per il futuro della musica di improvvisazione.
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