Widelab – WLB006 – 2010
Marco Di Marzio: basso elettrico, contrabbasso, voce, chitarre, tastiere, percussioni, batteria, theremin, mandolino, mandola
Patrick Murray, Giulio Corda, Valerio Di Rocco, Libera Candida D’Aurelio, Giulia D’Orazio: voci
Angelo Trabucco: pianoforte, tastiere
Massimiliano Coclite: pianoforte, tastiere, voce
Luca Falsetti: batteria
Mirko Minetti: batteria
Bruno Marcozzi: percussioni
Capita talvolta di essere coinvolti dai musicisti nella gestazione di un progetto. Si parla, si ascoltano dei provini ancora non definitivi, si discute di quanto si va mettendo in essere. Una premessa doverosa per aprire il racconto di Beatless di Marco Di Marzio, bassista e polistrumentista alle prese con il repertorio di un gruppo talmente fondamentale per la musica moderna da essere banalmente definito pop, grazie alla popolarità raggiunta e perché nessun’altra categoria può contenerne il percorso.
La musica dei Beatles colora, condiziona e ispira una percentuale alta, decisamente alta, della musica pop, e non solo, degli ultimi quattro decenni. Marco Di Marzio ne rilegge in Beatless la sterminata e onnicomprensiva produzione in un disco estremamente variegato e volutamente non etichettabile.
Dodici brani più un paio di bonus track; musicisti scelti in modo assolutamente libero da ogni steccato di genere. Per quanto riguarda semplicemente i cantanti, si passa da Massimiliano Coclite, jazzista, a Libera Candida D’Aurelio – impegnata normalmente nella rivisitazione del fado e, in generale, di musica etnica – a Giulio Corda e Valerio Di Rocco, attivi rispettivamente nella scena rock e pop. Ad aggiungere colore, oltre alla varia provenienza dei musicisti è la scelta di organici differenti per ciascuna rilettura.
Lo stesso trattamento viene riservato ai brani. Presi, ripresi, trasformati, affrontati, spostati dalla versione originale o rispettati in modo rigoroso. Marco Di Marzio ha riletto le canzoni secondo il modo che si è sedimentato in lui negli anni: strada che lo agevola nello smarcamento da un tributo rivolto alla mera imitazione e lo garantisce dal rischio di dover far approdare necessariamente i brani a un determinato tipo di suono, a un particolare modulo espressivo. Si passa dalla ispirazione fusion di Here, there and everywhere alla versione spoglia voce e contrabbasso di Michelle, dal soul di In my life alla dimensione rarefatta e sospesa di Norwegian Wood, per concludere con la splendida versione di The Long and winding road dove, a fianco del contrabbasso, ci sono la voce e il pianoforte di Massimiliano Coclite.