Per la XVIII edizione consecutiva, il Fara Music Festival torna ad essere protagonista dell’estate musicale laziale. 30 concerti, dal 6 luglio al 25 agosto, nell’incantevole borgo medievale dell’Abbazia di Farfa, a soli 35 minuti da Roma. I concerti si terranno tra il “Garden del Fara Music” e il Parco Cremonesi. Due palcoscenici a poca distanza l’uno dall’altro. Oltre 80 artisti da tutto il mondo, con alcune esclusive, anteprime assolute e novità editoriali. Il Fara Music Festival, rassegna consolidata come uno dei principali appuntamenti del panorama musicale jazzistico regalerà al pubblico un’esperienza sensoriale senza pari. I due palchi allestiti, immersi nel verde e nella storia dell’Abbazia di Farfa, ospiteranno performance indimenticabili, spaziando tra diverse sfumature del jazz e creando un’atmosfera suggestiva e coinvolgente.
Venerdì 23 agosto si esbirà No:Fly feat. Gianluca Caporale. Un approccio che unisce la ricerca sonora, la spontaneità del jazz con le molteplici possibilità dell’elettronica. Questi sono i tratti distintivi di “What If”, disco d’esordio che i No:Fly, porteranno in scena venerdì 23 agosto al fara Music Festival. Chitarre distorte e glitch, linee di contrabbasso liriche, eleganti fraseggi pianistici e un drumming metronomico e sperimentale disegnano traiettorie sonore mutevoli, influenzate tanto dalla vivace scena elettronica britannica quanto dalla nuova ondata del jazz newyorchese. La continua manipolazione di ritmo e melodia genera un dialogo dinamico tra i quattro musicisti: Luca Di Nisio alla chitarra elettrica ed effetti, Fabiano Di Dio al pianoforte e sintetizzatori, Bruno Graziosi al contrabbasso e Luca Di Muzio alla batteria. La profonda interazione tra i quattro si riflette in ogni esecuzione, contesa tra spigolosità e passaggi interlocutori dalla notevole forza evocativa. Inoltre, in questo primo disco spicca la presenza di un quinto elemento presente in due tracce: Gianluca Caporale, noto sassofonista tenore abruzzese. “What If” si sviluppa attraverso un percorso radicato nel jazz contemporaneo, dove l’utilizzo dell’elettronica insieme a strumenti acustici (suonati anche nella maniera classica, come il contrabbasso con archetto, o creativa) crea un sound sperimentale a cavallo tra generi anche molto lontani come la musica classica, il post-rock o il free jazz. Il disco porta con sé la crescita artistica avvenuta in tre anni del quartetto, ma anche gli avvenimenti storici degli ultimi anni.
Sabato 24 agosto è la volta dell’Elsa Baldini Quartet. Un’intensa vita artistica quella di Elsa Baldini, come la sua voce che prende ed incanta ogni volta. Protagonista della scena live club romana da oltre 20 anni, la sua voce è presente in numerosi album della scena Pop degli ultimi anni. Il quartetto è completato da una delle ritmiche più note del panorama Pop Soul, con Mimmo Catanzariti al basso, Muzio Marcellini alle tastiere, e Stefano Parenti alla batteria. Nel repertorio i grandi classici del Soul, da Etta James a Stevie Wonder, da Nina Simone a Ray Charles. Un programma musicale pieno di groove, tra standard Rhythm & Blues e arrangiamenti originali di brani meno noti, ripescati dal grande repertorio della Black Music.
Domenica 25 agosto, si potrà ascoltare “New Standards”, il progetto del trio formato da Polini, Sorci e Mangialardi. Rivisitare grandi successi della musica rock e pop attingendo dalla poetica manouche. Questa la mission del trio composto da Giammarco Polini (chitarra) Paolo Sorci (chitarra) e Claudio Mangialardi (contrabbasso) che si esibirà al Fara Music Festival portando in scena il nuovo disco New Standards. Un concerto che vedrà la presenza anche di Dalila Maretti al cajon che ha partecipato alla registrazione del disco in alcuni brani insieme a Carlo Celsi al violino. L’idea, dunque, è partita dal riarrangiamento di brani famosi, spesso legati ad ascolti giovanili, che sono stati trasformati in “nuovi standard” su cui i musicisti possono improvvisare spesso modificando e alterando temi che sono ormai impressi nella memoria collettiva. Un vero e proprio processo al contrario simile a quello svolto dai grandi musicisti gypsy, su tutti Django Reinhardt, che spesso riadattava al suo stile delle celebri song che in questo modo acquisivano una luce del tutto diversa. Del resto la cultura gitana, essendo nomade, assorbiva spesso il contesto culturale riproponendo in una chiave del tutto nuova la musica assimilata. Tra i brani più rappresentativi di questo disco c’è Seven Days di Sting che nonostante l’approccio influenzato dalla chitarra manouche è riscritto con un tempo dispari con un linguaggio innovativo che per certi versi rimane fedele alla cultura manouche. Life on Mars, grande successo di David Bowie, pur mantenendo la melodia che lo contraddistingue, acquista un carattere più struggente grazie alla presenza del violino. In Black hole Sun dei Sound garden a incidere è la presenza del cajon che conferisce una luce del tutto nuova alla ritmica del brano. Il trio composto da Giammarco Polini, Paolo Sorci e Claudio Mangialardi nasce circa tre anni fa da musicisti che pur lavorando in altre situazioni hanno deciso di avviare un progetto comune. Il nucleo originale, che in seguito si è arricchito della presenza di Dalila Maretti al cajon e Carlo Celsi al violino, condivide la passione per il jazz manouche e la esprime partecipando attivamente a diverse formazioni. Il lavoro con questa nuova band è cominciato direttamente dai concerti e dopo diversi live in cui si è riscontrato il piacere del pubblico è nata l’idea di dar vita a un lavoro discografico. Tutto è stato reso possibile grazie anche all’aiuto dell’associazione Syntonia jazz e del presidente Alessandro Andolfi che ha in parte contribuito alla realizzazione dell’album.
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