Dario Miranda – La Dormiente

Luca Aquino: flicorno, tromba
Giovanna Francesca: chitarra
Dario Miranda: contrabbasso, sintetizzatori eurorack, dulcitone

Losen Records – 2024

Quiete, silenzi, sussurri di note, spazi vuoti colmi di suoni, atmosfere rarefatte e crepuscolari: questo è il mondo immaginato da Dario Miranda ne La dormiente. Il disco si ispira al massiccio Taburno-Camposauro, montagna del Sannio le cui sembianze di donna sdraiata hanno dato sfogo all’immaginazione del contrabbassista. Il massiccio, con la sua imperiosa eternità, comunica a chi lo osserva pace e serenità, stabilità e immortalità a un mondo che lo circonda frettoloso e in divenire. È li, con il suo mistero ad ispirare Miranda, Aquino e Francesca, che suonano ne La Dormiente. Jan Bang, che immaginiamo senta questa musica molto vicina alle atmosfere della sua terra, nelle note al disco ci ha visto giusto definendo La dormiente un disco “for quiet moments”. Siamo d’accordo con lui quando dice che la musica non cerca di impressionare l’ascoltare ma lo ammalia, lo conquista e lo guida con i silenzi. Miranda riesce a stabilire un contatto sensoriale con l’anima del massiccio, con la sua intrinseca forza, quasi seguendo una sorta di rituale panteistico. Il simbiotico rapporto tra i due si è trasformato in suoni, che sono lo strumento che li tiene in contatto e che ha permesso a Miranda di trasformarli in composizioni. Dolce rumore è una delle dieci tracce, come altrettante variazioni poetiche, che materializzano questo loro rapporto. L’archetto che scivola sulle corde di un contrabbasso, che suona come un violoncello, la chitarra che snocciola piccole frasi e la tromba che risale e descrive con dolcezza i rilievi del massiccio. È l’apertura di La Dormiente, il preludio lirico che dà vita a un percorso emozionale di scoperta (Immagine passeggera), di mistero (Miniera inesplorata), d’incontro con una nascosta e frondosa bellezza (Nel bosco), di una forte emozione (Con paura il cuore), o semplicemente di noi stessi (Ciò che non siamo).


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