Foto: Andrea Buccella
Rassegna La Casa del Jazz – I Parte
Pescara, Fondazione PescarAbruzzo – 25.1/29.3.2009
I primi due mesi della Rassegna La Casa del Jazz a Pescara ne hanno messo in luce le linee guida principali: da una parte, l’idea di dar vita a un filo conduttore affidato ai solisti della Pescarabruzzo Jazz Orchestra e, dall’altra, la voglia di dare visibilità a musicisti giovani, offrendo loro l’opportunità di esibirsi di fronte a un pubblico sempre numeroso.
Ogni mese, il concerto conclusivo è stato affidato come si diceva ai Solisti della Pescarabruzzo Jazz Orchestra. La formazione, diretta da Angelo Valori, si è prodotta su diversi repertorio e con varie formazioni, guidate da Maurizio Rolli. Un nucleo centrale di musicisti – Rolli, appunto, Angelo Trabucco al pianoforte e Roberto Desiderio alla batteria – intorno al quale a seconda dei repertori e delle necessità espressive si sono esibiti Manuel Trabucco ai sassofoni e Loredana Di Giovanni alla voce. Le canzoni dei cantautori italiani e le composizioni di Angelo Valori sono stati i repertori scelti, rispettivamente, per l’esibizione inaugurale e per quella che ha chiuso i concerti del mese di marzo. A febbraio, il testimone è stato raccolto dall’esibizione del M.Edit Ensemble che ha eseguito i brani presenti in Abruzzo Mediterraneo, un lavoro di Valori dedicato ai brani della tradizione abruzzese.
Lo sguardo ai musicisti emergenti è stato rivolto sia alla scena locale che invitando musicisti da fuori regione. Caterina Palazzi con il suo quartetto, Andrea Di Giampietro, con la sua formazione basata sull’incontro di tastiere e percussioni, e Luca Falsetti, impegnato con la presenza di Francisco Morales. Andrea Di Giampietro ha guidato una formazione composta da due tastiere, batteria e percussioni: una miscela particolare di brani originali e di standard reinterpretati, una forte caratterizzazione ritmica e, su tutto, l’incontro di due visioni differenti di utilizzare le tastiere, più improntata alle dinamiche del jazz e del jazz rock, quella del leader. e più vicina alla dimensione progressive, da parte di Michele Epifani.
Ritmo e suggestioni latin sono stati le chiavi del concerto del Luca Falsetti Project. Una line-up tradizionale e dai suoni acustici con sassofono, pianoforte, batteria e contrabbasso si è misurata con le intenzioni movimentate e le strutture articolate della scrittura di Falsetti, i cui riferimenti principali affondano nella grammatica della fusion degli anni ’80.
Composizioni originali e un suono caratterizzato dalla combinazione di un sassofono molto radicato nella tradizione, di una chitarra elettrica dai riflessi rock e blues e di un utilizzo melodico di contrabbasso e batteria, concentrato su suoni delicati e descrittivi. Caterina Palazzi affianca nei suoi brani il rispetto per i canoni del jazz e l’apertura alle suggestioni della musica pop di formazioni, come ad esempio i Radiohead, ormai entrate a pieno titolo a far parte delle influenze dei musicisti odierni.
Alessio Menconi e Michele Di Toro sono stati gli interpreti di una vena che scorre in tutto il corso della rassegna. Ogni mese in fatti sono presenti interpreti conosciuti a livello nazionale in esibizioni in solo. Brani originali, standard e canzoni attraversati da due modi differenti di intendere il solo. Di Toro si è cimentato con una serie di suite all’interno delle quali il pianista ha convogliato temi diversi, collegati da frasi e raccordi oppure da interessanti soluzioni armoniche: accostamenti, anche arditi, risolti con grande proprietà, grazie alla tecnica e al suono pieno e corposo del pianista. Un concerto per chitarra solo è necessariamente, più contenuto nei volumi e nelle dinamiche: Menconi ha percorso, con la sua chitarra, i brani in maniera tradizionale, mantenendo le strutture di temi, improvvisazioni e finali, utilizzando il sampler per aggiungere linee melodiche e sostegno sonoro. Un concerto lirico, dall’atmosfera delicata ha messo in mostra il virtuosismo del chitarrista e, soprattutto, la sua capacità di utilizzare in modo appropriato le sue capacità tecniche.
Coast too cost e Gianluca Esposito Quartet hanno espresso, infine, due punti di vista differenti sul canone del quartetto con sassofono e pianoforte. Energico e vigoroso il primo, pacato e rivolto a sonorità acustiche, il secondo. Riferimenti diversi anche nel repertorio: le composizioni originali di Coast too cost – vale a dire Fabrizio Mandolini ai sassofoni, Angelo Trabucco al pianoforte, Maurizio Rolli al basso elettrico e Alessandro Svampa alla batteria – si sono attestate intorno ai dettami del jazz elettrico, ai suoni e alle intenzioni delle formazioni attive negli anni settanta e ottanta. Il quartetto di Esposito – con Mauro Grossi al pianoforte, Daniele Ceccarelli al contrabbasso e Roberto Desiderio alla batteria – si è mosso con un approccio più tradizionale, sia negli standard che nelle sue composizioni: una visione che non ha escluso soluzioni personali – come una versione di Hey Jude dei Beatles – per un concerto condotto con maturità da quattro musicisti che uniscono alle proprie intenzioni l’esperienza ormai acquisita grazie a incontri e concerti tenuti in tutta Italia.