Camjazz – CAMJ 7803-2 – 2007
Paul McCandless: oboe, corno inglese, clarinetto basso, soprano
Ralph Towner: chitarra classica, guitar synth, pianoforte, tastiere
Glen Moore: contrabbasso
Mark Walker: batteria, percussioni, drum synthesizer
Dopo il formidabile successo dell’album Prime, lo storico e ormai quasi leggendario quartetto di Ralph Towner torna alla carica con un nuovo disco, come il precedente edito da CamJazz: 1000 Kilometers. L’album si apre con l’esplosiva Deep Sex, primo brano a firma di Mark Walker a finire in un album degli Oregon: è un mix di hard bop – reso soprattutto dagli incroci tra il pianoforte suonato in modo estremamente ritmico e percussivo da Towner e i fiati di McCandless – e ritmiche complesse tenute in piedi non solo dalle percussioni di Walker ma anche – e forse soprattutto – dal contrabbasso di Moore. Ritroviamo ancora gli specialissimi fiati di McCandless nella brevissima From a Dream, dove sono sostenuti con eleganza e discrezione dalla sola chitarra di Towner. La chitarra è invece in primissimo piano in Catching Up, sostenuta da un clarinetto basso che è una sorta di asse portante del brano.
La composizione ha marcatissimi toni mediterranei, che fanno immediatamente pensare ad Al di Meola, specialmente in album come The Infinite Desire. Il brano contiene anche un formidabile assolo alle congas di Walker, che non fa altro che aumentare la bellezza di un brano già decisamente efficace. E’ poi la volta della title-track, in cui Raplh Towner torna al pianoforte per costruire una sorta di elegantissima pastorale, edificata su un tessuto accordale semplicissimo ma estremamente efficace, con la morbida linea melodica ancora una volta delineata in maniera impeccabile dall’oboe. All’interno del brano Towner si ritaglia lo spazio per un lungo e articolato assolo di piano, con uno stile immediatamente riconoscibile, fortemente melodico e decisamente emotivo, molto attento alle sfumature nel fraseggio. La penna della composizione è poi affidata a McCandless in Bayonne, che vede il ritorno di alcune sonorità elettroniche decisamente dosate e convincete su un sottile tessuto funkeggiante ricamato da Walker, e che vede il fiatista impegnato in un assolo connotato da forti tinte drammatiche; è probabilmente uno dei momenti di più alto lirismo del disco. Forse il miglior assolo di chitarra si trova invece in Simone, dalle tinte più vicine a lavori targati Oregon come Northwest passage, con tinte a tratti quasi fosche e più complessi armonicamente. Naturalmente – proprio com’era per Northwest passage – non mancano alcuni brani in cui a farla da padrona è l’improvvisazione: Free Imp e Relentless Imp, entrambi i brani spinti da una forte carica descrittiva e impressionistica.
Con 1000 kilometers gli Oregon dimostrano ancora una volta di non aver perso la creatività che da trent’anni contraddistingue la loro musica. Pur continuando a ruotare sul ben collaudato mix tra jazz e sonorità etniche, ogni disco è fresco, nuovo: non ricadono mai su sé stessi, e 1000 kilometers è un ottimo esempio di tutto ciò.