Raffaele Casarano – Argento

Raffaele Casarano - Argento

Tuk Music/My Favorite Records – 8034135080097 – 2010




Raffaele Casarano: sax alto, sax soprano, pianoforte, live electronics

Marco Rollo: drum programming, loops, elettronica, synth bass, pianoforte

Checco Leo: chitarra flamenca, palmas, jaleo

Salvatore Cafiero: chitarra elettrica

William Greco: pianoforte

Ettore Carucci: pianoforte

Valerio Bruno: contrabbasso

Marco Bardoscia: contrabbasso

Alessandro Monteduro: percussioni, darbouka, tamburello, cajon

Alessandro Napolitano: batteria

Carla Casarano: voce

Giuliano Sangiorgi: chitarra elettrica

Daniele Di Bonaventura: bandoneon, elettronica

Vertere String Quartet






Lavoro stratificato, ricco di sconfinamenti e di sovrapposizioni. Argento di Raffaele Casarano è un luogo di incontri sonori: la lista dei musicisti e degli strumenti lascia presagire una notevole ampiezza di banda, l’ascolto delle prime note ne manifesta in maniera aperta l’attitudine. Sono tanti i generi e le derive musicali chiamate a raccolta dal giovane sassofonista: il Mediterraneo – rappresentato dal flamenco e dai suoni della tradizione adriatica – il jazz, il rock odierno, atmosfere da balletto contemporaneo, l’elettronica e certe inflessioni lounge. Il tutto attraverso il coinvolgimento di musicisti pugliesi provenienti dai vari ambiti come ad esempio Marco Bardoscia, Ettore Carucci, Marco Rollo e Giuliano Sangiorgi dei Negramaro.


Contemporaneità e ritorno alle origini sono, in realtà, i due piani che maggiormente si fondono e si confrontano nelle undici tracce di Argento. Un dialogo costante, organizzato e diretto secondo logiche differenti. Soluzioni convincenti e sorprendenti in alcuni casi si alternano a accostamenti già rodati: Casarano mostra personalità nel guardarsi intorno senza preconcetti e nel dare sfogo a tutte le combinazioni, anche quando si rivelano più ingenue o più ardite. Elettronica e melodia, per rivedere sotto un’altra veste le categorie con cui avevamo aperto il paragrafo, si alternano in un confronto continuo e si speziano vicendevolmente – come in Da lontano, ad esempio – per approdare al risultato complessivo del disco: un mosaico musicale, formato da tantissime tessere dai colori contrastanti e affini, dagli spigoli limati e vivi. Argento mette a dura prova coloro che amano catalogare o incasellare la musica in categorie ben definite: nei tanti frammenti disposti da Casarano, se si vuole, è anche possibile individuare un genere di riferimento, magari interpretato in quel momento secondo i canoni dovuti: in poche battute, però, sono molti gli elementi che vengono inseriti o tolti dal tessuto sonoro e le atmosfere cambiano in modo veloce, netto e anche radicale.


Le sovrapposizioni non danno luogo a un disco disordinato o ridondante: la frammentarietà, i passaggi repentini, gli accostamenti diventano strumenti del congegno di Casarano. Il sassofonista è anche attento a giocare con il proprio ruolo di leader e “direttore dei lavori”: il sassofono spesso si muove in background o come seconda voce e nell’economia del disco hanno un peso non indifferente gli spazi aperti garantiti dalle improvvisazioni elettroniche e il contraltare offerto dai passaggi affidati agli archi, oltre agli assolo dei vari musicisti e al ruolo affidato alla voce. In particolare, la voce – filtrata attraverso l’elettronica, i dialoghi utilizzati come campioni e, naturalmente, il canto e lo scat – diventa una chiave per addentrarsi nel meccanismo di Argento: la voce reagisce con gli altri suoni, passa in un momento dalle profondità del richiamo ancestrale agli scenari cangianti offerti dall’elettronica, trova e riveste un ruolo in tutti i contesti richiamati nelle tracce del lavoro.


Signora Luna, ballad dalle vaghe reminiscenze tangueire, è l’unico brano a rientrare, nella sua durata totale e in maniera comunque personale, nei canoni del jazz. Anche in questo caso, però, il canone viene seguito in maniera eccentrica sin dalla scelta della formazione – un quintetto con soprano e bandoneon – per passare allo sviluppo del brano al cui centro resta il tema, in una vera e propria staffetta tra le diverse voci. In questo brano e nei tanti passaggi in cui porta in evidenza il canone del jazz, Casarano lo utilizza come tessera del mosaico, strumento espressivo utile per entrare in contatto con le altre influenze e dare vita a nuove combinazioni. Casarano manifesta anche in questo la linea seguita per tutto il lavoro: sfruttare i tanti stimoli offerti dalla modernità all’interno di una pratica aperta, priva di regole vincolanti e guidata dalla visione estetica del musicista.