Roberto Magris Quintet – Mating Call

Roberto Magris Quintet - Mating Call

J-Mood – 001 – 2010




Roberto Magris: pianoforte

Paul Carr: sax soprano, sax tenore

Michael O’Neill: sax tenore

Elisa Pruett: contrabbasso

Idris Muhammad: batteria






Siamo certi di ripeterci nel constatare come – senza bisogno di scomodare i Fresu, Rava, Pierannunzi etc (gli omessi perdoneranno) – non sia una novità la statura transnazionale di buona parte dei jazzmen di casa nostra; ancora meglio nel caso della disponibilità all’avventura e al confronto su palcoscenici di grande transito. Personaggio a vocazione internazionale, non fosse per la costante presenza sulla scena europea, sia occidentale che orientale, già firmatario di varie uscite presso Soul Note, con la fondazione del presente ensemble il pianista Roberto Magris inaugura di fatto l’etichetta J-Mood, creatura del produttore Paul Collins, che rimarcando la primogenitura dei club di Chicago, New York, Kansas City e New Orleans ha inteso privilegiare “quanto di meglio ha prodotto la tradizione jazz aggiungendo un po’ di tutto ciò che possa essere assorbito da qualunque posto al mondo’.


In un’operazione preparata in un anno di incontri, letteralmente nello spirito della ricerca dell’anima gemella, in realtà più che nello spirito istantaneo del colpo di fulmine, la collaborazione si avvale del sedimentato mestiere degli attivi componenti della band, peraltro ben esordiente nell’introduttiva Optional Man, punteggiata da un solo d’estri e spessore di Magris.


Tra le voci solistiche troviamo il sax di Paul Carr (fresco della sua buona prova Straight ahead soul), la cui fluida fraseologia (soprattutto sopranistica) è tra gli elementi che meglio percorrono l’album, insieme alla concreta scuola bop del tenorista Michael O’Neill; il soundscape è rimpolpato dal basso pulsante e cementante di Elisa Pruett e sostenuto dal drumming asciutto di Idris Muhammad, e tutto ciò si mette in campo giocando d’atmosfera sui tono oscuri e tribaleggianti di Mating Call, esponendo una lezione di “stile texano” del sax nella frizzante marcia Europlane blues, congedandosi infine il leader al piano solo nella bersteiniana Lonely town, esposta in forma di passionale elegia. Magris è artigiano della tastiera d’istinti lavorati e di enunciati aperti, e anche nel proporsi al Fender rhodes, riesce a smarcarsi dai tratti datati (e forse anacronistici) del caratteristico strumento; titolare anche di un’altra incisone J-Mood, Kansas City Outbound, il titolato pianista continua a collezionare consensi che sui piatti della bilancia contano certo più che una generica, per quanto ampia, concessione di credito.