Edizioni Musicali:Videoradio/Rai Trade – VR CD 000770 – 2010
Fabio Gianni: pianoforte
Marco Mistrangelo: contrabbasso
Alex Battini de Barreiro: batteria, percussioni
Alex Acuna: percussioni
Il trio Iguazù, è un gruppo colorato, fantasioso e gioioso, che suona un latin jazz mai scontato o ripetitivo, aperto ad altre influenze musicali che fanno capo al funky, al pop, al tango ed al nucleo stesso del jazz. Il loro disco, Rubio, ben amalgama e sintetizza queste loro tendenze. E’ un lavoro che diverte, crediamo sia il fine del gruppo, suonato alla perfezione da un trio di bravi musicisti. Marco Mistrangelo, contrabbassista degli Iguazù, ci racconta ci racconta la nascita del trio e di Rubio.
Jazz Convention: Perché vi siete dati il nome di Iguazù?
Marco Mistrangelo: Il nome Iguazù si riferisce alle omonime cascate che segnano il confine tra Brasile e Argentina, ed è stato scelto volutamente per indicare il nostro comune amore per la musica che quel continente esprime, che è anche una delle fonti principali della nostra ispirazione musicale. Nello stesso tempo ci è sembrata bella l’idea di associare a questa immagine di energia e trasporto, la nostra voglia di far musica insieme, che nasce con l’intento di comunicare emozioni attraverso un sound curato ma non troppo intellettuale. In questo modo cerchiamo di rivolgerci ad un pubblico più ampio, per quanto possibile, con un genere di nicchia come quello che proponiamo.
JC: Da quanto si legge nel disco il gruppo ha cominciato ad esibirsi nel 2007…
MM: Io, il pianista Fabio Gianni e il batterista/percussionista Alex Battini, ci conosciamo da tantissimi anni, e dalla metà degli anni novanta abbiamo condiviso una decennale esperienza professionale nella musica latina commerciale, la cosiddetta Salsa. Quegli anni sono stati molto importanti per tante ragioni musicali e non, e ci hanno lasciato delle solide basi tecniche e di conoscenza degli stili. Quando quell’esperienza è finita, è nata quasi subito l’idea di formare il trio facendovi confluire anche le altre nostre passioni musicali.
JC: Parlaci dei componenti del trio, delle vostre esperienze musicali.
MM: Alex Battini è uno straordinario musicista, profondo conoscitore delle forme musicali della tradizione afrocubana, brasiliana e argentina, e vanta importanti collaborazioni che vanno dalla musica leggera, Vecchioni, Branduardi, Iannacci, al latin jazz, Alex Acuña, Horacio “El Negro” Hernandez, Otmaro Ruiz, Patrice Rushen e De Piscopo. Attualmente è il Key Teacher per le scuole Yamaha italiane di batteria. Fabio Gianni pianista/compositore ha collaborato con Mussida (P.F.M), Ivan Cattaneo, Dirotta su Cuba, Demo Morselli e con numerosissimi artisti del panorama musicale brasiliano e caraibico quali Ruben Blades, Cano Estremera, Jerry Galante. Oggi è uno dei più apprezzati pianisti di musica latina attivi in Italia. Per quanto riguarda me, suonando sia il basso elettrico che il contrabbasso, ho avuto la possibilità di fare esperienze anche molto diverse negli anni, passando dalla musica classica a quella brasiliana, dalla canzone d’autore al blues e avendo nel jazz, sia tradizionale che moderno, il genere che frequento più attivamente.Tra i musicisti con cui collaboro attualmente e ho collaborato in passato mi piace citare Paolo Tomelleri, Lee Konitz, Dave Liebman, Bruno De Filippi, Max De Aloe, Bill Carrothers, Carlo Bagnoli, Lillian Buottè, Adi Suosa, Walter “Wolfman” Washington e Giuni Russo.
JC: Come è nato il sodalizio con il grande percussionista Alex Acuna?
MM: La sua partecipazione è una naturale conseguenza dell’amicizia che lo lega al nostro Alex Battini. Avere con lui un contatto diretto ci ha permesso di fargli sentire un po’ del materiale che avevamo in programma di realizzare per il disco. Ad Acuna il nostro lavoro è piaciuto e cosi alla fine ha deciso di suonare in ben otto dei dodici brani del disco, cosa che noi sinceramente non ci aspettavamo. Siamo ovviamente molto onorati e contenti del suo fantastico contributo fatto di accompagnamenti potenti e trascinanti, assolo strepitosi e colori intensi e pieni di gusto.
JC: Perché avete chiamato il disco Rubio? E chi ha realizza la copertina del disco? Credo rifletta pienamente il contenuto del disco…
MM: Rubio è il titolo di una delle tre composizioni originali del pianista Fabio Gianni presenti nel cd. Da quando è entrato nel nostro repertorio, è anche il brano d’apertura dei nostri concerti perché sicuramente il più rappresentativo del nostro stile. Fabio lo ha composto pensando ad una salsa strumentale con una armonia tutto sommato semplice ma con espedienti ritmici e obbligati che si susseguono in modo serrato per dare la giusta energia al pezzo. Inoltre si trovano interventi solistici di ognuno di noi a testimonianza del fatto che indipendentemente da chi compone il brano c’è spazio per le idee e la creatività di tutti. Questo raro e prezioso equilibrio è possibile, forse, perché non esiste un vero e proprio leader, ma siamo un gruppo compatto che ha l’obiettivo di una crescita comune. Puoi capire che per noi è stato facile scegliere questo brano sia come titolo del nostro lavoro che come brano d’apertura del cd. Poi la splendida copertina è di Serena Viola, un artista eccezionale e di grande talento. Ci ha fatto un grande regalo occupandosi della creazione della copertina e di tutto il booklet. Con la sua arte ha colto perfettamente lo spirito della musica, lo stile e il sound del trio e del cd.
JC: La vostra musica attinge direttamente dal sud america, ma ha delle forti influenze jazz. E’ un latin jazz che si nutre anche di funky e pop. Come si spiega questo mix.
MM: Il terreno comune rimane la musica latina, ma come ti dicevo prima a riguardo delle nostre esperienze musicali, ognuno di noi, sia per passioni e curiosità proprie che per i diversi percorsi professionali, ha frequentato questi generi. Poi è stato abbastanza naturale che tutto ciò abbia trovato uno spazio nella nostra musica. La nostra sonorità si basa sull’apporto musicale di ognuno di noi, sia nella ricerca continua di un interplay nelle parti improvvisate, che nella scelta degli arrangiamenti che sono costruiti in modo da rendere piano, basso e batteria ugualmente importanti per la buona riuscita di ogni brano.
JC: I brani presenti nel disco sono dodici, di cui sei portano la vostra firma. Raccontaci la genesi di queste composizioni.
MM: Come dicevo, Fabio ha composto tre brani: di Rubio ti ho già parlato, gli altri sono omaggi a due dei suoi pianisti preferiti. Herbiegaloo è un brano il cui titolo gioca sul nome del grande Hanckok, Herbie appunto, e su quello di un tipo di salsa Colombiana, il bogaloo. Il risultato è interessate un mix tra la vena funk jazz del grande pianista nordamericano e la salsa. Landing in Corea (letteralmente “atterraggio in Corea”) si rifà alle sonorità di Chick Corea. il brano ha una parte introduttiva con una ritmica jungle che ritorna come ending e su questa, Alex Acuña ha suonato uno strepitoso accompagnamento con le congas che è in sostanza un guaguanco (tipico ritmo cubano). El Pescadito y el mar è un brano di Alex Battini che ha realizzato interamente da solo con diverse sovra incisioni di batteria, percussioni e canto e nel quale si evidenzia il suo grande talento e la sua profonda conoscenza dei ritmi latini. Nel brano, che ha un sapore autenticamente etnico, si può sentire la Rumba di Cuba mischiata all’atmosfera e la melodia del Brasile, un po’ un incrocio tra Airto Moreira, Milton Nascimento, e le sonorità caraibiche. In altre la parte melodica l’ha realizzata con l’Hang, una particolare percussione che ha la sonorità dello Steel Drum di Trinidad. Notturno è un brano lento di mia composizione. In realtà l’avevo scritto per un precedente lavoro discografico del quartetto di Max De Aloe, Bradipo, ma ad Alex e Fabio piaceva molto e così hanno voluto che fosse nel repertorio del trio e io ne sono stato ben contento. Alla fine, in questa nostra interpretazione, malgrado l’intenzione sia fortemente jazzistica, si richiamano un po’ sonorità di bolero Cubano impreziosite dall’accompagnamento con piccole percussioni di Acuna, che ha suonato durante tutto il brano con rara delicatezza e grandissima creatività. Cubana è anche la Guajira del brano dedicato al maestro Chucho Valdez, Guajira for Chucho. Questo è l’unico brano che abbiamo firmato tutti insieme perché sostanzialmente nato dallo spunto di una improvvisazione collettiva e che anche dal vivo come nel disco proponiamo collegata a Caridad Amaro una composizione del grandissimo pianista cubano cosi bella che abbiamo deciso di riproporre seguendo fedelmente l’originale.
JC: I sei pezzi restanti sono delle cover, o dei classici, di alcuni brani famosi che appartengono al repertorio pop, latin e jazz di sempre. Perché la scelta è caduta proprio su questi brani?
MM: Come per Caridad Amaro, perché sono brani che amiamo. Gli altri però li abbiamo rivisitati con contaminazioni Latin e Jazz, cercando una dimensione originale che potesse creare un sound il più “nostro” possibile. Fragile di Sting, lo abbiamo arrangiato pensandolo come una Rumba lenta, ma si possono sentire anche momenti di Brasile e, volendo anche una vena pop. Spain di Chick Corea l’abbiamo riarrangiata partendo dall’aspetto ritmico, con dei cambi di tempo passando da 4/4 a 6/8 afro, a samba in 3/4 per arrivare ai solo di batteria e percussioni (tumbadoras e timbales) in 7/8. In questo brano Alex Battini ha suonato interamente la parte ritmica, batteria e percussioni. Libertango è stata interpretata in “chiave di basso”, cioè con il basso elettrico che ha realizzato le parti melodiche ed il solo. Il risultato credo sia particolare e interessante in quanto la sonorità scura del basso sposa perfettamente la vena malinconica del bellissimo pezzo di Astor Piazzola e in contrasto con questo, piano e batteria fanno un accompagnamento molto energico. Devo dire che l’idea di suonarla in questo modo non è stata mia ma bensì di Fabio. Brasilified rappresenta il momento dove la passione per il Brasile viene espressa chiaramente… sebbene l’autore non sia molto noto. Il pezzo ci è piaciuto subito perché è già mescolanza di samba e jazz con momenti afro in 6/8…. Le contaminazioni ci divertono. Abbiamo aumentato la velocità rispetto all’originale per renderlo più spumeggiante ed inserito un lungo scambio di soli batteria/percussioni in cui i due Alex (Battini ed Acuña appunto) mostrano tutto il loro virtuosismo. Non poteva mancare una salsa come El cuarto de tula, che è un brano tradizionale cubano che per anni abbiamo suonato nei locali con la nostra band precedente. In questa versione abbiamo mantenuto il carattere originale aggiungendo ulteriori arrangiamenti e anche in questo brano c’è un poderoso intervento solistico di Acuna con congas e timbales
JC: Il vostro prossimo disco?
MM: Qualche nuova idea c’è, ma sinceramente per ora vogliamo concentrarci sulla promozione del cd. Nella sua realizzazione abbiamo investito molto tempo ed energie e quindi il futuro è legato a fare conoscere il nostro lavoro. Abbiamo grande entusiasmo e sicuramente porteremo avanti il trio, cercando di elaborare i nuovi brani nei nostri live come è successo anche per la preparazione di Rubio. A proposito di live mi permetto di segnalare il concerto che faremo al Teatro Don Orione a Milano il 22 gennaio 2011 dove presenteremo il cd e avremo anche alcuni ospiti che suoneranno con noi tra cui Nick the Nightfly.