Finnish Jazz. Intervista. Seppo Kantonen

Foto: Maarit Kytöharju










Intervista a Seppo Kantonen


Recensione a Tokka

Presente in più di 150 incisioni come session man, il pianista finlandese Seppo Kantonen aveva fino a questo momento però dedicato poco spazio ai suoi progetti originali. Questo suo disco alla guida di un piano trio denominato Tokka, pubblicato dall’etichetta Texicalli Records, giunge perciò come una piacevole eccezione alla suo abituale condotta artistica dandoci la possibilità di conoscere più da vicino questo produttivo ma schivo musicista.



Jazz Convention: Iniziamo con la ragione dietro la scelta del nome “Tokka” per questa band.


Seppo Kantonen: Tokka è la parola che usiamo in Finlandia per indicare un branco di renne. Quando ho formato questo gruppo con il batterista Mikko Hassinen, cercavamo un nome che avesse a che fare con il creare insieme, formare un gruppo, una comunità. Ci è piaciuto anche il suono che la parola aveva e come appariva nella forma scritta.



JC: Questo è il primo disco con questa band. Come e quando vi siete formati?


SK: Io e il batterista Mikko Hassinen avevamo già suonato insieme in diverse occasioni, iniziammo perciò a sviluppare l’idea di scrivere del materiale originale da suonare in trio. Quando lui suggerì Ville Herrala nel ruolo di contrabbassista mi sembrò una scelta valida e decidemmo di partire. Abbiamo suonato il nostro primo concerto nel 2007. Sinora ci siamo esibiti, oltre alla Finlandia, a Stoccolma in Svezia e a Milano in Italia. Il prossimo Marzo andremo in Messico per l’Eurojazz che si terrà a Città del Messico.



JC: Sei stato coinvolto in progetti musicali numerosi e molto diversi tra loro. Qual è per te l’aspetto più confortevole e soddisfacente del suonare in trio?


SK: Sono molto soddisfatto nel suonare sia in solo sia in combinazioni di musicisti più numerose. E’ sempre una questione di riuscire a trovare il proprio ruolo o spazio nelle superfici sonore. Certo, ci sono formazioni più stimolanti di altre: prendiamo ad esempio i concerti in solo o in duo. Non ci si può nascondere dietro nessuno in quelle circostanze. Dall’altra parte amo accompagnare i solisti e cercare nuove vie di interazione che vadano in tutte le direzioni possibili.



JC: Tre uomini uniti da una corda. Questo è quello che appare sulla copertina di questo disco. Puoi spiegarci la scelta di questa immagine e qual’è il genere di relazione che condividi con gli altri membri del gruppo?


SK: L’immagine usata per la copertina è una delle mie opere d’arte preferite. E’ un dipinto del pittore finlandese Otto Mäkilä, risalente al 1939 ed intitolato “Loro vedono quello che noi non vediamo”. Ho voluto utilizzarlo per quell’aura di mistero che possiede e che sempre risiede nella maggior parte della buona arte. Le relazioni che ci possono essere tra i membri di un gruppo variano in rapporto alla posizione che ciascuno occupa all’interno di esso. Che sia da leader o da gregario, l’importante però è che l’influenza degli altri sia sempre presente.



JC: Puoi tradurre per noi i titoli in finlandese che hai usato per alcune tracce del disco?


SK: Di solito lascio l’interpretazione dei titoli all’immaginazione dell’ascoltatore. Faccio un’eccezione per Rumpatus, che è una parola finlandese il cui significato significa più o meno “a ruota libera”.



JC: Tra le tue attività c’è quella di docente all’Accademia musicale Sibelius di Helsinki. Cosa puoi dirci sulla situazione dell’insegnamento musicale in Finlandia?


SK: Il sistema didattico musicale in Finlandia è stato a lungo motivo di orgoglio per il nostro paese. Negli ultimi anni è stato capace di godere di meravigliosi risultati a livello internazionale. Il paradosso che si crea però è quello che il nostro sistema didattico produce più musicisti professionisti di quelli che il nostro paese possa ingaggiare attraverso la creazione di eventi in cui esibirsi. Questo porta alla situazione in cui musicisti con poca, e a volte nessuna, esperienza esecutiva in pubblico, si ritrova ad occupare cattedre da insegnanti. Lo trovo molto dannoso, soprattutto quando si tratta di insegnare jazz, una musica che ha sempre fatto della dimensione live una delle sue prerogative principali.



JC: Qualcuno ti ha descritto come un leader riluttante. Sei d’accordo con questa definizione?


SK: Più o meno sì. Credo sia a causa dei miei trascorsi musicali: anni fa rifiutavo quasi totalmente di creare la mia musica perché volevo esplorare il più possibile stili musicali e formazioni sempre diverse tra loro. Il modo per farlo, credo, sia stato quello di “rubare” da vari gruppi di musicisti appartenenti ai più distinti generi del vasto campo musicale. Grazie a questo ho accumulato una grande esperienza in diversi ambiti che spaziano dal pop alla musica contemporanea, dal rock al jazz. Per altri versi però mi ha condotto ad una lunga inattività verso collaborazioni a lungo termine e privato di quella concentrazione necessaria ad affrontare progetti personali. Tutto questo fino a cinque anni fa, quando ho deciso di cambiare il mio percorso artistico.



JC: C’è una foto promozionale del Tokka Trio in cui tu e gli altri membri del gruppo state pescando su una barca all’interno di un lago. Trovi delle connessioni tra l’arte del suonare in trio e la capacità di attesa che la pesca richiede?


SK: Solo se si pensa ai pesci come a delle idee. Imparare ad attendere pazientemente dà sempre dei buoni frutti. Per tutti.



JC: In questi ultimi anni si è parlato molto di uno specifico “suono nordico”. Cosa pensi di questo concetto di musica proveniente dai paesi del nord Europa?


SK: Molte band scandinave hanno una identità musicale molto definita. Credo abbia a che fare con una certa chiarezza e trasparenza del suono, per quanto non creda il Tokka trio rientri in questa definizione. Potrebbe tuttavia trattarsi di qualcosa che risieda solo nelle orecchie dell’ascoltatore estero: come succede in molti casi, più vicino sei a qualcosa più difficile diventa vederla con chiarezza. In generale sono felice che ci sia un suono distinto e riconoscibile nel jazz, a seconda di quelle che possano essere le origini degli esecutori.



JC: Progetti per il prossimo futuro?


SK: Il secondo album con il Tokka trio sarà registrato durante il 2011. Ho inoltre progetti in solo, un duo con Mikko Innanen ai sassofoni, un duo organo e batteria denominato Two Man Galaxy e varie collaborazioni da sideman come il Mikko Innanen Innkvisitio nel quale suono le tastiere. Spero che tutto questo mi tenga occupato per molto tempo.