Enrico Zanisi Trio – Quasi troppo serio

Enrico Zanisi Trio - Quasi troppo serio

Nuccia Records – nuccia005- 2009




Enrico Zanisi: pianoforte

Pietro Ciancaglini: contrabbasso

Ettore Fioravanti: batteria






L’esordio di un giovane pianista – ancor più giovane alla data della pubblicazione del disco, avvenuta nel 2009; una ritmica esperta, solida e in grado di garantire spazio d’azione, guida sicura e risposte sempre efficaci alle improvvisazioni del leader.


Questo, in estrema sintesi, il quadro tracciato da Quasi troppo serio, lavoro con cui conosciamo Enrico Zanisi: una scelta di standard non del tutto canonica – Alone together, Alfie e Just in time – si combina con tre brani originali composti dal pianista, con tre temi ripresi da Ettore Fioravanti, Greg Burk e Giovanni Mazzarino e con l’apertura affidata a una breve escursione classica, vale a dire la ripresa di una delle Kinderszenen di Robert Schumann. Una scaletta varia, aperta e, in qualche modo, programmatica: l’intenzione di mostrare una padronanza di linguaggi e una impronta stilistica decisa per quanto, come è ovvio, in formazione.


Si riconosce come Zanisi metta in luce una voce spigliata, una attitudine senz’altro sicura nel proporre le frasi e gli scambi con i propri partner, nell’affrontare improvvisazioni e temi e nel mostrare un gusto spontaneo e ben calibrato per la citazione. Si può anche rintracciare, nel corso del disco, l’omaggio reso alla tradizione del pianoforte jazz fatto che, in questo caso, diventa una ulteriore prova a favore di Zanisi, capace di rimanere con i piedi per terra e di comprendere con matura umiltà di non dovere necessariamente e forzatamente dimostrare tutto subito, ma di avere numerosissime altre occasioni per esporre la propria tecnica.


Quasi troppo serio risulta in questo modo un disco vario e scorrevole, condotto con leggerezza. Si può cogliere nel titolo una vena ironica, sottile ma azzeccata: nel lavoro si unisce l’idea di mettere in evidenza le qualità di Zanisi, la buona disposizione del pianista a dare una buona prova di sé, ma anche, e soprattutto, la voglia di giocare con la musica e di rendere piacevole e mai sostenuto, o borioso, il susseguirsi dei brani.