Gianni Giudici – Hot Interplay

Gianni Giudici - Hot Interplay

Tuscia in Jazz Records – TiJ live 0902 – 2010




Gianni Giudici: organo hammond

Max Ferri: batteria

Alessandro Fariselli: sassofoni

Fabrizio Bosso: tromba






Hammond Hammond Hammond! E’ il grido sonoro di questo disco caldo e coinvolgente in cui l’omonimo strumento assurge a massimo protagonista di una storia che lo ha visto sugli scudi quale riproduttore di suoni e tendenze nel jazz. Nel cd aleggia, per alcuni versi, la figura di Jimmy Smith, ma con questo nulla si vuol togliere alla perizia e bravura di Gianni Giudici. E’ quasi impossibile prescindere dalla lezione dell’organista afroamericano se si vogliono replicare suoni profondi e sporchi come quelli del funky, del gospel, del jazz più hot e del blues. Giudici appartiene più a quella genie di organisti, almeno sembra, e molto meno ad un Larry Young e operatori limitrofi. Hot Interplay è un lavoro registrato interamente dal vivo, in teatro. La dimensione live valorizza appieno l’espressività dell’organo nonché i felici contrappunti della batteria e del sax di Alessandro Fariselli. In aggiunta al trio c’è la calda e scoppiettante tromba di Fabrizio Bosso, che arricchisce la front line di colori e timbri. Già all’ascolto di Drops, brano d’apertura scritto da Giudici, si percepisce il clima confidenziale e di grande intesa instaurato dai quattro musicisti. Le note scorrono fluenti ed appassionate scandite dagli interventi e dalle aperture dell’hammond. Nel pezzo seguente, Cicoria, su un tappeto di note create dall’organo e dalla batteria s’incastrano squarci d’improvvisazioni suonati con maestria e leggiadria allo stesso tempo, da sax, hammond e da un dirompente Bosso alla tromba. E’ proprio l’azione, la tecnica e il dinamismo di quest’ultimo a rendere il classico Gingerbread Boy un brano accattivante, fluido e di ottima resa esecutiva. Bello poi l’iniziale intro alla batteria di Just Funk. Una mitragliata ritmica che induce a non star fermi, ma che ti trascina nel vortice del suo infuocato e sporco hard bop. Il riposo, se può essere definito tale, arriva con 13 Words, una ballad, ben congegnata, di stampo latino in cui s’incrociano con lievità e passione gli assoli di sax ed hammond. La riproposizione non “accademica” di Footprints di Shorter e dello scatenato Alligator Bogaloo di Lou Donaldson, ci confermano quanto di buono e di godibile è contenuto nelle nove tracce di Hot Interplay.