Splasc(h) Records – – 2010
Maurizio Brunod: chitarra elettrica, chitarra classica, live sampling
Björn Alterhaug: contrabbasso
Ivar Antonsen: pianoforte
Paolo Vinaccia: batteria
John Surman: sax soprano, sax baritono
Dopo il bel lavoro discografico Northern Lights registrato per Caligola, Maurizio Brunod, il “camaleontico” chitarrista e compositore di Ivrea (come egli stesso si definisce), dalle due anime (latina e nordica), tra i più apprezzati nel panorama jazzistico contemporaneo, ci regala un ennesimo disco di qualità e raffinatezza, in cui la poetica e le atmosfere nordiche permeano l’intero lavoro. Il disco in questione si intitola Svartisen, proprio come uno dei ghiacciai della Norvegia. Il progetto di Brunod è stato concepito in occasione della partecipazione allo Smeltedigelen Musikkfestival, un manifestazione che si svolge nella città di Mo i Rana e che promuove il jazz, il blues e l’incontro tra diverse culture musicali.
Ed è dall’incontro tra musicisti norvegesi, Björn Alterhaug, Ivar Antonsen e Paolo Vinaccia (italiano, ma norvegese di adozione ormai) e inglesi, il grande John Surman, che Brunod trae spunto per questo progetto e per la musica contenuta nel cd in questione.
Dieci sono le tracce di Svartisen, tutti con una spiccata cantabilità; sei quelle composte dal chitarrista, rese diversificate nelle sonorità, grazie all’utilizzo di due differenti chitarre (elettrica e classica), oltre al live sampling.
Le atmosfere sono liriche e nordiche, come nella title track, dove il bel tema viene esposto all’unisono dal sax soprano e la chitarra e poi rimarcate da Surman e dal bravissimo pianista Ivar Antonsen nei loro assoli, contenuti e precisi entrambi; sono raffinate in Frydor del bassista Björn Alterhaug, in cui si mette in luce il suono della chitarra con corde in nylon, a rendere tutto il brano più “morbido” e lirico, con l’interessante sviluppo del piano e il bel solo dello stesso Alterhaug; sono descrittive in Isen, dove maggiore libertà è concessa ai musicisti, e in special modo alle percussioni di Paolo Vinaccia. I cinque musicisti interagiscono tra di loro con grande raffinatezza e sensibilità.
In questo lavoro è possibile scorgere anche elementi latini, già cari a Brunod, come in Gaucho, riletto per l’occasione, dove la bella introduzione ricca di richiami ad autori della latinità chitarristica, come Villa Lobos per citarne uno solo, lancia un brano ritmicamente composto e brillante rispetto alla maggior parte dei brani contenuti in questo lavoro.
Il disco, di grande qualità musicale e tecnica, è stato registrato nello splendido e famoso Rainbow Studio di Oslo, a coronamento di un sogno inseguito per anni.