Intervista a Nick the Nightfly

Foto: Davide Strada





Intervista a Nick the Nightfly.

Milano, Blue Note.


In una serata ricchissima di pubblico Nick the Nightfly, storico speaker di uno dei programmi più seguiti (e premiati) di Radio Montecarlo, ha presentato al Blue Note di Milano il suo nuovo album, “The Devil”, nel quale canta accompagnato dalla brillante Montecarlo Night Orchestra, diretta dal sassofonista Gabriele Comeglio, e che vede tra le sue fila strumentisti di fama come Emilio Soana, Tony Arco o Claudio Angeleri. Al termine della performance sono saliti sul palco anche Mario Biondi e Michael Rosen, presenti tra il pubblico, per una rapidissima jam session.


Ad affiancare i musicisti, in un paio di brani, la “diavoletta” Sarah Jane Morris, perfetto contraltare della voce pulita di Nick. Lo abbiamo raggiunto via telefono qualche giorno dopo, per farci raccontare qualcosa del disco e in generale della sua carriera.



Jazz Convention: Hai presentato in prima assoluta il tuo nuovo disco, “The Devil”, al Blue Note di Milano, in due set consecutivi. Com’è andata? Il riscontro di pubblico è stato quello che ti aspettavi?


Nick The Nightfly Assolutamente sì, è andata benissimo. Devo dire che mi è sembrato che il pubblico gradisse molto, erano tutti molto attenti alla nostra musica… a volte fin troppo attenti! Il locale ha registrato il tutto esaurito ma il pubblico era talmente silenzioso che sembrava di suonare in una sala vuota. Alla fine del secondo set abbiamo anche cantato insieme col pubblico… decisamente un’ottima serata di presentazione, che spero porterà fortuna al disco.



JC: A proposito del disco allora, cosa cambia rispetto ai tuoi lavori precedenti? Lo spirito con cui affronti una registrazione è rimasto immutato, o col tempo hai cambiato approccio?


NN: Tanto per incominciare in “The Devil” ci sono cinque brani scritti da me, e credo che l’orchestra sia ancora più affiatata che nei lavori precedenti. E’ un disco registrato in studio, mentre il precedente lavoro con la Montecarlo Night Orchestra era dal vivo. E’ molto più curato, e l’orchestra ha lavorato molto di più sulla sonorità, alla ricerca di un sound moderno. Poi ci sono gli ospiti, che secondo me hanno dato una marcia in più alla mia musica: Sarah Jane Morris canta in due brani, e in “Berchidda Blues” c’è la tromba di Paolo Fresu, che è una persona straordinaria e molto a modo, ha sempre tempo da dedicare a tutti nonostante i duemila progetti musicali in cui è coinvolto. Tornando al disco, comunque, “The Devil” è un lavoro di cui sono molto orgoglioso, e credo che rappresenti bene il mio modo di vedere la musica oggi.



JC: In generale cosa pensi della situazione del jazz italiano? Nel tuo programma radiofonico “Montecarlo Nights” spesso dai spazio al jazz, ma il jazz italiano ancora non riesce a crearsi uno spazio sulle emittenti radiotelevisive.


NN: Guarda, credo che in realtà lo stato del jazz, in Italia, sia molto buono, ci sono dei jazzisti veramente bravi. Purtroppo la gente a volte segue più la moda che la qualità, e tendono a chiedere e a cercare sempre gli stessi nomi, le stesse facce, e la stessa musica, cosicché proporre qualcosa di diverso non è facile. Molti jazzisti italiani sono bravissimi e hanno fatto una gavetta straordinaria, e pur non avendo la notorietà e la visibilità di quei pochi che vendono i dischi non hanno nulla da invidiare a questi, e spesso nemmeno ai musicisti internazionali. Comunque il panorama è buono, anche per quanto riguarda il pubblico, che è ampio e sfaccettato.



JC: Il brano che dà il titolo al disco, “The Devil”, ha nel testo una velata critica alla società di oggi, in quanto consumistica e distratta. Come mai un testo del genere? Pensi che la musica possa ancora avere una valenza sociale o politica?


NN: Sì, ho voluto dire che la nostra società è diventata consumistica al massimo, prendiamo moltissimo dal nostro pianeta ma non gli diamo nulla indietro. Ci sono molte statistiche fatte da grandi società internazionali, che sostengono che per dare indietro tutto quello che abbiamo “rubato” alla Terra ci vorrebbero migliaia di anni… abbiamo accumulato un debito col nostro pianeta, e la canzone parla proprio dei nostri eccessi. Però sono anche convinto che ormai l’uomo abbia intrapreso una specie di superstrada dove non è possibile fare retromarcia. Quello che ci può essere è una maggiore attenzione a come sfruttiamo e usiamo le risorse a nostra disposizione. Ecco, credo che forse la musica possa avere se non altro la capacità di far “prendere coscienza” alla gente di queste tematiche, di questi problemi. In fondo la musica ha sempre avuto una energia politica e sociale, e quindi non vedo perché non dovrebbe averla anche oggi. E’ una calamita per la gente, e i grandi artisti sono seguiti da milioni di persone, soprattutto dai giovani, ed è importante che siano esempi positivi, penso soprattutto a personalità come Bono o Bob Geldof.



JC: Nella tua carriera hai curato anche la pubblicazione di molte compilation in vario modo collegate (o meno) alla musica jazz. Quale criterio segui quando devi decidere i brani da inserire?


NN: Sono gli stessi che uso come musicista: tento di farmi trasportare dall’emozione della musica. Faccio una ricerca e provo a mettere insieme dei dischi che raccontino una storia, un viaggio, insomma che abbiano un senso per chi li ascolta. Mi piace pensare che chi compra la mia compilation la possa mettere su dall’inizio alla fine, senza dover mai cambiare cd o saltare da un brano a un altro. Cerco di creare un mondo legato a ogni disco. Cerco anche la qualità, ma prima di tutto l’emozione: la musica è emozione e deve saper muovere la gente. Questa è la più grande forza della musica, il suo lato emotivo: ti può coccolare così come può anche darti una grande forza.



JC: Nel tuo tuo programma su Radio Montecarlo hai ospitato un sacco di musicisti di tutti i tipi, ne hai intervistati tanti e hai suonato e cantato con tanti altri. Ce n’è qualcuno che ti ricordi particolarmente?


NN: Sono stati davvero tantissimi: Sting, Peter Gabriel, Pat Metheny e Pino Daniele insieme. Quest’ultimo è stato un momento davvero bello per tutti: io avevo anche vinto un telegatto in quel periodo, e loro avevano inciso nuovi dischi. E’ stato un incontro ricco di grande magia, erano impegnati nelle tournee ma le interviste sono andate benissimo. Quando è venuto Sting è stato altrettanto diverte, ho potuto suonare la chitarra mentre lui suonava l’oud, e abbiamo improvvisato su “Roxanne”: è stato un momento che non dimenticherò facilmente. Ma non sono mancati neppure gli artisti italiani, con alcuni dei quali ho un grande feeling da molti anni: per esempio Sergio Cammariere, oppure Giovanni Allevi, Ludovico Einaudi e molti altri. Tra l’altro ho appena vinto un nuovo premio con la mia radio, il premio Saint-Vincent come miglior trasmissione della notte. Mi ha fatto particolarmente piacere perché è arrivato proprio in occasione dei vent’anni della mia radio. C’è questa ricorrenza, c’è il premio, il mio nuovo disco, e oggi è una giornata di sole… davvero non potrebbe andare meglio di così!



JC: Hai altri programmi adesso, a parte la promozione del tuo disco e la trasmissione “Montecarlo Nights”?


NN: Gli impegni non mancano mai, scrivo tutti i giorni con la chitarra molte cose che vorrei sfruttare. Inoltre sto preparando altre compilation, e ho in giro progetti con vari artisti. Soprattutto comunque adesso voglio far conoscere il disco e la mia dal vivo, perché suoniamo bene, abbiamo la capacità di coinvolgere la gente e di farla muovere. Buona vita a tutti!.