Foto: Fabio Ciminiera
Giovani Leoni alla Casa del Jazz
Roma, Casa del Jazz – 25.2.2006
Daniele Tittarelli: sax alto
Pietro Lussu: pianoforte
Vincenzo Florio: contrabbasso
Marco Valeri: batteria
La rassegna “Giovani Leoni” organizzata dalla Casa del Jazz, propone alcuni dei talenti emergenti del jazz italiano, con una formula particolare: ingresso gratuito per una serie di concerti che vedono questi gruppi esibirsi più volte nel corso della rassegna. “Giovani Leoni è uno spazio che la Casa Del Jazz offre a noi e ad altri giovani musicisti, per portare avanti dei progetti, uno spazio nel quale possiamo esibirci per tre, quattro mesi con scadenze mensili, appunto. La Casa Del Jazz dovrebbe essere un luogo nel quale oltre a fare i concerti, si provano nuove situazioni. ci si incontra. si costruiscono dei progetti per poi portarli in giro, fuori Roma. Dare la possibilità ai progetti di crescere e svilupparsi, prima di arrivare a registrare.”
Le parole sono di Daniele Tittarelli e spiegano bene qual è l’atmosfera di questi concerti. Programmati al sabato sera, con ingresso gratuito e, soprattutto, con la presenza di giovani musicisti molto interessanti, gli appuntamenti di questa rassegna richiamano un notevole pubblico, che riempie l’Auditorium della Casa del Jazz. Il quartetto composto da Daniele Tittarelli al sax alto, Pietro Lussu al pianoforte, Vincenzo Florio al contrabbasso e Marco Valeri alla batteria è un quartetto che ha già alle spalle un disco, Jungle Trane, e che è riuscito a consolidare in modo molto preciso il proprio vocabolario “Per il momento, mi piace il suono classico del quartetto – prosegue Tittarelli – e i musicisti che lo compongono mi piacciono moltissimo: con loro mi trovo benissimo e sto lavorando molto bene.”
“Noi cerchiamo di ascoltare molto, piuttosto che cercare di essere innovatori ad ogni costo, cosa che poi, alla lunga, diventa un limite.”. E, in effetti, nel concerto, i due aspetti, messi in luce dalle parole di Marco Valeri, vengono coniugati in maniera efficace. La tradizione per avere la direzione da seguire, scelte compositive e interpretative che aggiungono l’accento dell propria personalità. Il fraseggio abile e sintetico dei quattro musicisti, la particolare predisposizione a costruire i temi su più strutture, in modo da avere una cifra diversa e precisa nei vari brani. La disposizione complessiva dei brani composti da Tittarelli per il nuovo lavoro che ancora non hanno un titolo e che costituiscono una unica suite: fatto, questo, sottolineato dalla numerazione dei quattro brani, dallo staccare il tempo, subito, per il brano successivo.
Tradizione e innovazione, si diceva. Il suono del quartetto è una miscela ben calibrata di richiami metropolitani e strutture canoniche, accenti tradizionali e costruzioni personali. Tradizione e richiami che il quartetto riesce a gestire in modo personale e, senz’altro, particolare. “I brani originali del primo disco sono nati dal lavoro che io e Daniele facevamo suonando insieme tutti i giorni e quindi sono nati a quattro mani. Al contrario, i brani per questo nuovo lavoro sono stati composti parte da me e parte da Daniele, separatamente. L’atmosfera delle tracce riflette gli ascolti di un musicista giovane, che è interessato molto alla tradizione, ma anche al presente e al futuro della musica. Sono brani che non si possono ricondurre a uno stile preciso, ma che hanno molte influenze… Winton Marsalis, Wayne Shorter e tante altre cose.”
Un quartetto solido nella ritmica e ben calibrato nei solisti. Lo stile misurato e spigoloso del sassofonista, si interseca con precisione sulle linee e sulle armonie disposte dal pianoforte di Pietro Lussu, abile nella sintesi, durante le sue improvvisazioni, e nel colorare le linee del solista nell’accompagnare. La ritmica è spigliata nell’aggiungere accenti e si disimpegna nel migliore dei modi nel seguire una linea compositiva che rielabora la tradizione attraverso una scrittura essenziale. Ed é, forse, l’essenzialità del suono, delle interpretazioni la caratteristica principale del quartetto: improvvisazioni ragionate, note dirette sulle intenzioni, una scrittura asciutta.
“Giovani Leoni” che possono già vantare collaborazioni importanti. “Suonare la propria musica è bello, suonare la musica di altri compositori può darti stimoli che possono permetterti di crescere, di sviluppare meglio la tua musica.” Daniele Tittarelli fa parte delle formazioni di Roberto Gatto e dell’Orchestra Jazz del Parco della Musica; Pietro Lussu ha pubblicato di recente Hikmet, con Lorenzo Tucci, Pietro Ciancaglini e Mark Turner; Marco Valeri e Vincenzo Florio lavorano con i più importanti musicisti romani.
“Registreremo quanto prima questi brani.” Sia Tittarelli che Valeri concludono in questo modo. Una formazione ormai solida che potrà contare su una buona confidenza con il materiale da suonare nelle registrazioni e potrà mettere a frutto in un disco un’esperienza importante per sviluppare la propria musica.