Pepe Medri & Timbuctù Orchestra – Fernando

Pepe Medri & Timbuctù Orchestra - Fernando

El Gallo Rojo – 314-44 – 2011




Pepe Medri: organetto diatonico, bandoneon

Silvia Donati: voce, collane

Vincenzo Vasi: theremin, voce, vibrafono, giocattoli

Giancarlo Bianchetti: chitarra, percussioni

Dimitri Sillato: pianoforte. Fender Rhodes, violino, fischio

Gianluca Ravaglia: contrabbasso






Voci, organetti, rumori, strumenti vintage, canzoni, atmosfere teatrali: nelle otto tracce di Fernando, Pepe Medri da vita a un circo sonoro dove si mescolano sentimenti e intuizioni.


I suoni, innanzitutto. Medri assembla una formazione particolare con al centro le voci di Silvia Donati e Vincenzo Vasi e i suoi strumenti, vale a dire bandoneon e organetto diatonico. La scelta delle voci già connota le sonorità del disco in maniera estremamente espressiva, come vedremo in seguito. Altro fattore determinante è l’assenza della batteria per lasciare spazio a pianoforte, chitarra e contrabbasso nella costruzione del tessuto dei brani. Il Rhodes, il theremin, il suono della chitarra elettrica dialogano in modo continuo con gli organetti, il violino e il vibrafono in una miscela riuscita. Come ulteriore corollario la materica presenza di collane, oggetti, giocattoli a costellare testi e improvvisazioni.


Ironia malinconica, lirismo struggente e rutilante, aperture incalzanti ed accorate, momenti sospesi e rarefatti: le atmosfere dei brani presenti in Fernando sono quanto mai varie e disparate e sono unite dall’atteggiamento teatrale voluto da Medri. Si arriva dal tango di Camminando all’introspezione di Neve, passando per le larghe e classicheggianti linee di Tropicale e le amare e granguignolesche tirate di Cynarone. Situazioni diverse dove i vari strumenti, i diversi suoni diventano i personaggi del circo: una vicenda musicale variegata e, per regole e logiche interne al suo divenire, stravagantemente compatta ed unitaria.


Le voci di Silvia Donati e Vincenzo Vasi diventano, insieme ai mantici di Pepe Medri e al theremin, protagonisti imprescindibili del lavoro. Voci non canoniche, capaci di recitare i testi e lasciarne passare il senso, soprattutto in grado di trovare nei vari passaggi la chiave per dialogare con gli strumenti presenti e di sganciarsi dalle modalità consuete e levigate della voce e del canto per osare e cercare soluzioni vicine all’atmosfera delle canzoni, senza aver paura di seguire strade aspre oppure meno battute.


Tutta la formazione, però, si applica con grande pertinenza alla realizzazione di un lavoro tutt’altro che scontato. L’attenzione alla melodia e, in particolare, al testo si affianca a diversi momenti liberi, così come varia spesso e in modo quantitativamente sensibile, il numero dei musicisti coinvolti nei vari passaggi, per non tacere dell’attitudine polistrumentale di ciascuno di loro. E, ancora, cambiano di volta in volta i riferimenti – dalla canzone di inizio novecento ai cantautori, dalle stagioni della sperimentazione progressive al jazz – e si affacciano così nei brani sensazioni e riflessi combinati in maniera decisamente personale.