Abeat Fastline – ABJZ 505 – 2011
Lorenzo Paesani: pianoforte
Luca Dal Pozzo: contrabbasso
Dario Mazzucco: batteria
Pochi possibili dubbi su “chi” sia il dedicatario dell’operazione: Wayne Shorter, classe 1933, è senza riserve tra i monumenti viventi del jazz di cui rappresenta in atto la più elitaria fascia dei decani. Certamente fissato nella memoria dei più quale co-fondatore e co-animatore della mitologica e imprescindibile formazione fusion Weather Report, lungo le varie incarnazioni ne rimase probabilmente l’anima lirica e il maggior controllore di stile, proseguendo poi il proprio percorso, allo scioglimento del pur longevo e magistrale gruppo, in sostanziale libertà da questo pur carismatico e ipercolorato retaggio, scansando le auto-citazioniste percorrenze del confratello Zawinul nell’evoluzione della sua personale (re)visione delle geometrie del jazz, cui qualsiasi spirito critico non potrà attualmente negare buona salute anche nel ripensamento delle più tradizionali morfologie.
“La musica di Wayne Shorter come terreno di gioco, la libertà di poter assemblare e scomporre gli elementi del puzzle a proprio piacimento, osservando occasionalmente il disegno della scatola. Camminare sospesi, in equilibrio tra luce e ombre, esplorando sentieri solo parzialmente noti che conducono altrove. La Melodia come unica guida”: così nella memoria e negli intenti della “gang” del bolognese, giovanissimo pianista Lorenzo Paesani, che qui s’accompagna al bassista Luca Dal Pozzo e al batterista Dario Mazzucco in un tributo operante un’appassionata e al contempo concentrata disamina degli storici percorsi shorteriani, da Nefertiti a Elegant People e via rielaborando.
Ne discende un lavoro solido, di poca soggezione rispetto al modello, in cui il trio conforma una ben fondata identità facendosi esponente di un mainstream stratificato e di felice fraseggio, più tendente al versante “concreto” dell’esposizione pur senza trascurare uno sciolto lirismo, trovando protagonismi in primis nelle sortite curiose, di ampia prospettiva e di lunga tenuta del pianista, ma certo non in secondo piano l’incalzante e dialogica sezione ritmica.
Ben alternando suspence e prontezze tattiche, il giovane trio, di fraseggio efficiente e pulito, coagulante e discorsivo, si svela efficace nello spendere plastiche energie e non privo di sfaccettato stile.