Gianmaria Testa. Quartetto

Foto: da internet










Gianmaria Testa. Quartetto.

Roma, Auditorium Parco della Musica – 6.5.2011.

Gianmaria Testa: voce, chitarra

Piero Ponzo: clarinetto, sax

Nicola Negrini: contrabbasso

Philippe Garcia: batteria


Per la rassegna “Carta Bianca” in scena all’Auditorium di Roma, venerdì 6 maggio protagonista è Gianmaria Testa nella tappa romana del suo tour Da questa parte del mare. A capo di una nuova formazione, il musicista piemontese rilegge vecchie e nuove composizioni del suo repertorio con arrangiamenti inediti che tuttavia non snaturano il suo stile elegante ed estremamente essenziale che negli anni l’ha portato a conquistarsi il favore del pubblico francese soprattutto, ma anche dei critici italiani rimanendo tuttavia poco noto al grande pubblico nostrano anche per via di quel suo genere volutamente fin troppo nicchia che non bada alle logiche puramente commerciali. Tendenza che comunque pare stia per fortuna cambiando, testimoniata anche dal numeroso pubblico che ha riempito la piccola ma accogliente sala Petrassi.


Accompagnato da un trio d’eccezione di stampo tipicamente jazzistico, formato dai fiati dell’ottimo Piero Ponzo, dal contrabbasso di Nicola Negrini e dalla batteria del poliedrico francese Philippe Garcia, Testa apre il concerto presentandosi in solitudine facendosi cullare dalle sole corde della sua chitarra. L’inconfondibile voce calda e roca inizia così a narrare i temi cari al cantautore fatti di viaggi, di migranti,di nebbie, di città e di amanti in testi che sembrano poesie ma con al centro una forte musicalità. Con l’ingresso dei suoi compagni di palco il carattere jazzistico diviene ancor più marcato, così come l’intrigante teatralità dei protagonisti; Testa e Ponzo, notevole soprattutto al clarinetto, sono in gran forma e formano un formidabile duo fatto di scambi di battute musicali e spassosi siparietti ricchi di umorismo, supportati con gusto dall’impeccabile ritmica di Negrini e Garcia che si conferma di grande valore. I brani proposti ripercorrono l’intera carriera dell’ex capostazione di Cuneo in cui non manca anche l’impegno, con riferimenti all’attualità e al sociale come nell’inedita “20 mila leghe in fondo al mare” dove si fa un chiaro riferimento al partito padano, ne “L’automobile”, composta ispirandosi alla mitica Fiat 500, vero e proprio sex symbol negli anni ’60, in cui Testa coglie l’occasione per mandare una frecciatina ai capi odierni della fabbrica piemontese, e nella significativa scelta di chiudere il concerto con una rilettura di “Le Déserteur” da un testo dello scrittore e musicista francese Boris Vian, vero inno di ripudio verso tutte le guerre. Ma la grandezza di Testa sta anche nella consapevolezza che il suo pubblico è lì per assistere ad un concerto e non ad un comizio e così, tra ironia e serietà, è comunque la musica, dal retrogusto popolare ma che rimane sempre estremamente elegante e raffinata, ad essere l’assoluta protagonista sino ai tre bis finali dove spicca una invitante “Al mercato di Porta Palazzo” in cui i quattro cercano di coinvolgere anche il pubblico accorso, che risponde però freddo e timoroso, in quella che sarà l’unica vera nota stonata in una serata di qualità.