Franco Bergoglio, Magazzino Jazz.

Foto: Copertina del libro










Franco Bergoglio, Magazzino Jazz.

Mobydick Editore – I libri dello Zelig, 269 – 2011.

“Raccogliendo questi articoli mi è parso di radunare merci per uno scaffale improbabile. Solo una parola meticcia e portuale come magazzino, di origini arabe e di casa in decine di lingue, poteva rappresentare questo accatastare casuale sotto l’etichetta jazz…”


Franco Bergoglio racconta così, nelle note in seconda di copertina, il percorso e le atmosfere presenti in Magazzino Jazz. Raccolta di scritti, pubblicati o inediti, dall’accostamento molto meno improbabile di quanto affermato dallo stesso autore. Infatti l’atmosfera unisce, con passione e equilibrio, l’amore per il jazz delle origini, le sue figure mitiche e alcuni dei suoi topos, con una visione odierna, filtrata cioè dalla coscienza e dalla conoscenza della situazione attuale del jazz di oggi.


Piccoli saggi dalle atmosfere particolari. Consapevolezza della modernità e sguardo sulle origini del jazz si uniscono in una lettura che non è affatto nostalgica: i ricordi si intrecciano in maniera costante e fertile con quanto accade oggi nel jazz, sia nella musica che nella critica e nella scrittura. Compaiono nelle pagine tanti personaggi, tipi umani, figure esemplificative: il critico, il collezionista, l’appassionato e, naturalmente, il musicista – americano, europeo, bianco, nero, storico, dimenticato. Il jazz viene visto da angolazioni diverse e messo in relazione alle altri arti, al pugilato, alla provincia italiana: in questo modo Bergoglio riesce nell’operazione difficile e non banale, per quanto risolta con efficace leggerezza, di rendere normale il jazz, senza sminuirne il valore e il portato e senza esagerarne le virtù salvifiche.


In ordine sparso nel libro ci sono piccoli poemi in prosa, riflessioni, incontri, racconti (Contrappasso, con Charlie Parker come protagonista), saggi brevi e studi approfonditi. E come per i tanti personaggi che si incontrano all’interno delle pagine, stili narrativi e approcci diversi tratteggiano una varietà di situazioni legate al jazz e al modo di viverlo. Se magazzino è parola meticcia di origini arabe e innestata in tante lingue, ben rappresenta sia il mondo del jazz che le intenzioni dell’autore. È il jazz ad offrire il filo conduttore al libro, lo rende compatto nonostante la pratica sia in realtà quella della raccolta di materiali diversi. Il jazz è una delle forme di espressione più duttile, sfuggente a vincoli e definizioni esclusive: il racconto attraverso formule diverse si avvicina alle modalità della musica afro-americana.


La dimensione contenuta del libro – 92 pagine – e il conseguente accostamento di testi brevi e totalmente autonomi, compiuti nel proprio sviluppo, aiutano lo scorrere di Magazzino Jazz. Lo stile non è borioso o supponente, le citazioni di brani, autori e critici vengono arricchite, per quanto possibile, di una riga, di una parentesi, di una coordinata che permetta anche ai meno esperti di proseguire nella lettura. Se il libro non è divulgativo negli argomenti, scelti senza mediazioni, lo diventa grazie ad una formula accogliente e ad una scrittura lineare, da una parte, e al trasporto appassionato di Bergoglio per il jazz, dall’altra.