Alessandro Fabbri – Pianocorde

Alessandro Fabbri - Pianocorde

Caligola Records – caligola 2119 – 2010




Alessandro Fabbri: batteria, udu drum

Massimiliano Calderai: pianoforte

Archaea Strings
Filippo Pedol: contrabbasso

Mauro Fabbrucci: violino

Vieri Bugli: violino

Marcello Puliti: viola

Damiano Puliti: violoncello






Pianoforte, batteria e quintetto d’archi: questo l’impianto di un disco senz’altro particolare. Pianocorde muove intorno al lavoro di un settetto dove i ruoli tradizionali – vale a dire ritmica, armonia e melodia – vengono suddivisi in modo equo e non scontato. La ripartizione dei compiti segue una costante ricollocazione dei vari strumenti nei ruoli, un inseguimento continuo che rende la musica estremamente compatta e fruibile.


Il quintetto si trova spesso ad essere utilizzato come unicum in una maniera più vicina alla consuetudine, come ad esempio nell’apertura di For those I never knew. Ma in genere gli arrangiamenti di Fabbri sfruttano l’ambiguità creata dal ruolo del contrabbasso, messo in condizione di dialogare con l’accoppiata pianoforte e batteria e di inserirsi nel tessuto predisposto dagli archi. Se a questo si aggiunge l’abnegazione ritmica del pianoforte e la tendenza melodica e l’attenzione di Fabbri ai diversi suoni delle percussioni – come nella versione di Caravan, arricchita dall’udu drum e da un dialogo serrato e arabeggiante tra archi e batteria – si intuisce come la caratteristica principale del lavoro sia proprio nel’intersezione costante e ben equilibrata delle diverse voci.


Pianocorde mette in evidenza sin dal titolo la propria disposizione melodica, cosa che viene maggiormente sottolineata dall’essere un batterista il titolare dell’esecuzione. E mette altrettanto in evidenza come la bussola sia puntata verso il jazz, soprattutto per quanto attiene alla gestione degli accenti e dei ritmi. Una impronta tradizionale per quanto possibile con i presupposti enunciati sopra e la formazione coinvolta: la visione di Fabbri guarda agli standard, Caravan e I’ve got the world on a string, e al jazz italiano, For those I never knew composta da Luca Flores. Insieme a questi elementi, il batterista accoglie, nella propria scrittura e negli arrangiamenti, una chiara matrice classica ed eurocolta con una efficace visione di insieme.