Finnish Jazz. Recensioni. Space Machine

Hanne Pulli - Space Machine

Texicalli Records – TEXCD113 – 2010




Hanne Pulli: batteria

Kalevi Louhivuori: tromba

Antti Kujanpää: tastiere

Jori Huhtala: basso

Petri Kautto: chitarra, hälläpyorä, voce



Intervista a Hanne Pulli

Interview with Hanne Pulli





Questo esordio da leader della giovane batterista finlandese Hanne Pulli ci introduce sin dal titolo in un contesto musicale in cui è lo “spazio” ad essere protagonista; inteso non solo come dimensione cosmica di infinito ed immutato mistero, ma anche come dilatazione metrica in cui far defluire la sostanza musicale.


Nonostante la leader sieda abitualmente dietro il rullante di una batteria, è dotata di una scrittura musicale che non si concentra esclusivamente sull’aspetto ritmico, ma risulta arricchita da una preziosa sensibilità melodica atta ad equilibrare il quadro generale della sue composizioni.


Il brano d’apertura Prologi mette subito in chiaro le direttive musicali di questo disco: largo utilizzo di strumentazioni elettriche, linee melodiche aperte ed evocative, interessanti combinazioni timbriche ed incisivi cambi di registro.


Il fatto che tre quinti della formazione siano composti da membri della band Kvalda, un’altra delle formazioni a cui la Pulli presta le sue bacchette, garantisce la perfetta empatia all’interno della sezione ritmica. Oltre alla leader stessa infatti, troviamo il tastierista Antti Kujanpää e il bassista Jori Huhtala ad occuparsi delle numerose sfaccettature metriche presenti in questo disco: Tapaus Zab esordisce con un groove serrato che trova pace in una rilassata apertura melodica richiamante le sonorità del davisiano Bitches Brew; le moderne ed accese sonorità pop di Silence, si intrecciano al post rock di Sky And More e Saturnus, il tutto attraversato da una visione di sintesi duttile e moderna come in Tresmåtroll, brano in cui il chitarrista Petri Kautto ci riserva un inaspettato solo di banjo.


Altro protagonista fondamentale del lavoro è il trombettista Kalevi Louhivuori, da annoverare senza dubbio tra i migliori d’Europa per doti tecniche, controllo delle dinamiche e fantasia timbrica. E’ lui ad esporre i temi scritti dalla leader con sensibilità e attenzione per le numerose nuance del suo strumento.


In chiusura del disco troviamo Äyskäri, un delizioso e breve excursus nel free, in cui i musicisti si divertono a dar fondo alle possibilità timbriche dei loro strumenti, seguito da Wave, una ballad pop-rock, dai colori autunnali.


Space Machine si presenta come un eterogeneo disco d’esordio che getta numerosi semi musicali, lasciando la leader nell’attesa di vedere quali decideranno di crescere.